venerdì, novembre 27, 2009

Pensiero debole nella società dei media

E’ da almeno un ventennio che in famiglia, al bar, in compagnia degli amici parlando di questa nostra Italia si sente dire: ” non ci sono più i valori di una volta”, oppure “i giovani sono privi di valori”.

Quanto c’è di vero in queste intuizioni popolari? Cosa sta effettivamente accadendo alla nostra società? Dove vanno ricercate le radici di questi pensieri?

Come diceva Mazzini, voce di popolo voce di Dio; una verità di fondo deve esserci.

Chi opera e lavora con i giovani ha certamente un osservatorio privilegiato, ha più elementi per poter dire il suo pensiero con maggiore documentazione storica, di vita vissuta, di chi non ha questo privilegio.
Se oggi ai giovani chiedessimo quali siano i valori in cui credere, sono certo che darebbero le stesse risposte che poteva dare mio nonno: famiglia, amore, patria, libertà, democrazia, fede ed altri.
Quindi il problema non è nel fatto che siano cambiati negli anni i valori è vero invece che questi si siano indeboliti e relativizzati.

La famiglia è un valore ma finché dura, e lo stesso per l’amore. La patria ma finché non mi viene chiesto di fare qualcosa senza essere adeguatamente retribuito.
La morale un valore non assoluto ma relativo ai limiti morali del soggetto. Limiti che negli anni si sono abbassati indebolendo il valore della morale. (dal femminismo al velinismo).
Le intuizioni popolari hanno quindi un fondamento che, a mio avviso, non è da ricercare nella mancanza di valori ma nella loro debolezza e fragilità.

La Filosofia si è già occupata di questo tema. Nel 1983 è stato pubblicato un volume collettivo, il cui titolo era appunto Il pensiero debole. Autori il filosofo Vattimo ed altri.
Anche Benedetto XVI quando usa il termine 'relativismo religioso' intenda riferirsi alla debolezza con cui difendiamo i valori della vita religiosa e sociale.

In che modo i media entrano in questa questione?

Per secoli l’educazione dei giovani è stata affidata a famiglia e chiesa, da almeno un secolo a scuola e famiglia, da un buon ventennio si sono indebolite le vecchie fonti educative e sono venute sviluppandosi le fonti dei media: TV e internet in particolare.

Le tesi filosofiche del “pensiero debole” sostengono che viviamo in una società trasparente, tanto per citare un titolo di Gianni Vattimo, una società della comunicazione in cui la molteplicità dei punti di vista ci convince sempre più che ogni nostra verità è mutabile (da qui la relatività dei pensieri), non definitiva e vale fino a prova contraria.
Una società uscita fuori dal tempo in cui era possibile un pensiero forte, discendente dalle ideologie. È finito il tempo del nazifascismo, è finito il tempo del socialismo e del cattolicesimo schierato, comincia a incrinarsi anche il regime tardocapitalista globalizzato e la crisi economica mondiale unita alla crescita di paesi come Cina, India ed altri ne sono, secondo me, le prime avvisaglie.

Il problema allora dove sta?

Apparentemente dovrebbe essere una società libera da vincoli culturali, storici ed ideologici. Quindi più pragmaticamente libera.

Il problema è nella genuinità della fonte di informazione. Il nostro sistema dei media televisivo purtroppo da anni è condizionato dalla presenza del primo editore Italiano, tal Berlusconi, anche alla guida del paese, ed in tale qualità con nomine appropriate di condizionare anche la TV pubblica.

La conseguenza è stata che in presenza della debolezza e relativismo del pensiero, della politica, dell’impegno cattolico in politica, dei valori morali fondanti una società, unita al possesso di risorse economiche ed editoriali è riuscito a far passare un “pensiero unico” finalizzato al potere ed alla risoluzione di problemi personali.

Oggi è debole il parlamento ed il ruolo dell’opposizione (sono tutti comunisti, Fini un traditore), si tenta di indebolire la costituzione (attacchi al presidente e alla corte costituzionale), è già indebolita la giustizia (accusa pretestuosa di toghe rosse). E’ stata indebolita la storia (revisione su fascismo e resistenza), e stata indebolita la responsabilità politica (caso Cosentino e non solo), sono state indeboliti i diritti sindacali (rottura dell’unità sindacale) e di contro si continua a martellare un unico concetto. “Il diritto a governare del presidente del consiglio in virtù di un consenso elettorale che lo metterebbe al riparo da tutto”, ma solo per il bene del paese. Un bel gioco di prestigio.

La trasparenza e la relatività positiva a cui doveva portare il pensiero debole, secondo Vattino, in realtà da Noi ha consentito ad una certa politica di istaurare un pensiero unico ed una prassi di comportamenti che sembra non hanno niente di trasparente.

In sintesi si sta tentando di sostituire alle ideologie del ‘900 la verità assoluta e forte, non discutibile, che tutto può essere messo in discussione tranne il presidente del consiglio in virtù del consenso elettorale.

Ai più è rimasta una sola finestra aperta sul mondo: internet.
Ma come su uno schermo, davanti a questa finestra, passa di tutto e di più, allora solo la consapevolezza, in ognuno di Noi, dei tempi che stiamo vivendo può farci capire quello che vale la pena di guardare e quello che deve passare inosservato.

Spero allora che la lettura di questo articolo e le conseguenti riflessioni possano migliorare la comprensione dei tempi che stiamo vivendo.

Prof Chiarenza Lorenzo

1 commento:

Giacomo ha detto...

L'articolo pone alcune questioni e dà la possibilità di riflettere. Qualcuno potrebbe obiettare che la sola analisi è cosa sterile se non accompagnata da una soluzione. Allo stesso modo la pensa chi nella logica del decisionismo ha tentato in questi anni di inseguire Berlusconi sul suo stesso campo accantonando l'inchiesta, la ricerca delle verità e l'analisi. Proprio queste persone che hanno creduto di potere spiegare l'evoluzione della società in modo semplice, o meglio sarebbe dire semplicistico, hanno alimentato quel sottopensiero che è il berlusconismo. La società invece è sempre più complessa ed esige quindi la formulazione di un pensiero complesso. Tale processo di rielaborazione deve nascere dall'analisi della società attuale e di problemi molto complessi quali quelli legati alla globalizzazione. In conclusione è auspicabile che giovani lascino da parte schematismi rigidi e poco aderenti alla realtà e che alimentino un grosso movimento che abbia come paradigma il cambiamento e lo stravolgimento del male più grosso della società italiana: il berlusconismo, alimentato da berlusconi e assecondato dal PD, sempre più corrotto e vuoto di contenuti. Con stima Giacomo Galante.