sabato, luglio 28, 2012

DIARIO DI UN'AVVENTURA MALGASCIA

PARTE SETTIMA:
Se non ho descritto la città, l’unico motivo è la consapevolezza di non poter fornire nulla di preciso, neanche se fossi lo scrittore più bravo della storia, neanche in quel caso riuscirei a proiettare nella vostra mente questi luoghi per come essi sono veramente. Tuttavia credo in fondo di dover tentare, giusto per darvi un’idea.

 La nostra casa non si trova nel centro città; il nostro quartiere, Amboaloboka, è infatti in periferia, caratterizzato da tante villette costruite in perfetto stile malgascio; uno stile che non saprei descrivere con esattezza, posso solo dire che per le mura di una casa vengono utilizzati dei mattoni rossi che puoi trovare ammucchiati un po’ qua un po’ là ai bordi delle strade più campagnole. 
Casa nostra domina una collina, perciò dalla veranda al primo piano possiamo godere di una piacevole vista sulla città, notare che essa è circondata e protetta da basse montagne tutt’intorno, in lontananza spiccano la pista di atterraggio e l’università, le costruzioni più imponenti sono scuole, prevalentemente dirette da confraternite di suore e in generale associazioni religiose, perché bisogna sottolineare il fatto che qui in Madagascar, come d'altronde per il resto dei paesi africani e del terzo mondo, la religione gioca un ruolo molto importante, e ciò sia nel bene che nel male. Perché v’è quell’organizzazione impegnata seriamente nel sociale, col reale intento di voler aiutare e v’è quell’altra organizzazione che, mascherata da opera pia, persegue i propri interessi e non solo per un dovere di evangelizzazione del contadino ignorante. Alla fine è l’uomo, individuo, che attraverso il suo operato quotidiano, che sia prete o impiegato di banca, soldato o artigiano, deve dimostrare da che parte sta. È una questione di priorità. La religione comunque risulta essenziale per la maggior parte dei malgasci, la loro fede è grande, la speranza è un sentimento fortemente radicato in essi. 

Dopo questa poco chiara digressione filosofica necessaria, ritorno alla descrizione paesaggistica: man mano che ci si avvicina al centro cittadino, attraversati i campi di riso che occupano ogni spazio libero da costruzioni a scopo abitativo, le case semplici si moltiplicano e così le persone che camminano per strada, ognuna intenta nello svolgimento dei propri affari quotidiani, c’è chi spinge un carretto, chi trasporta generi alimentari sulle spalle o in testa, i ragazzi ciascuno col suo grembiule solitamente sull’azzurro in marcia verso o di ritorno da scuola, e le botteghe cadenti o decadenti sparse in ogni angolo che offrono varie fritture dolci o salate, biscotti, bevande (Coca Cola, Dynamic), sigarette, ricariche (Orange e Telma soprattutto) e altri generi alimentari. 
Lungo le strade principali i “bus di linea” passano in continuazione da mattino a sera, stracolmi di gente, si tratta di piccoli furgoncini che arrivano a contenere fino a una trentina di persone o più; spesso e volentieri li vedi arrancare semi-scassati lungo la via con i passeggeri schiacciati l’uno contro l’altro, tranquilli come se niente fosse. Io prendo spesso il bus costa poco (300 ariary, ovvero meno di 10 centesimi) e ti porta dove vuoi fermandosi alle varie fermate; una volta sono stato costretto a sedermi sul finestrino col busto all’esterno della vettura pronto a schivare cartelloni e segnali stradali, un’altra volta mi sono ritrovato tra il controllore che mi tossiva addosso, una bambina piccola che piangeva in braccio alla sua mamma e altri passeggeri mi circondavano silenziosi mentre ogni tanto mi gettavano sguardi incuriositi bisbigliando qualcosa tra loro del tipo: “Chissà come si sente il vasaha intrappolato qui dentro, in piedi, con la testa piegata verso il basso perché il tettuccio è troppo basso”. Non proprio un toccasana per una persona che soffrisse di claustrofobia.

Le strade sono piene di buche e sono sporche ai bordi, ma niente di diverso da molti marciapiedi palermitani; non ci sono i cassonetti dell’immondizia come da noi ma piuttosto vi sono dei punti dove accumulare i rifiuti che per la maggior parte sono biodegradabili, le bottiglie di plastica per esempio non si buttano, tutto ciò che può essere riutilizzato si riutilizza. V’è una grande quantità di storpi e mendicanti che vedi aggirarsi ed elemosinare in giro e anche lì a rovistare tra i rifiuti insieme ai pulcini al seguito di strane galline spennacchiate tipiche di questi luoghi. Essi rappresentano l’ultima ruota di quel carro chiamato “Povertà”. 

La vita è dura qui in Madagascar per la maggior parte, questo era scontato, ma è duro anche capacitarsene ogni giorno e affrontare la realtà ogni giorno. È dura e nessuno vuole pensarci troppo.

Luca Pennisi

mercoledì, luglio 25, 2012

Libera ricorda Rita Atria - Partanna

Ecco il calendario della manifestazione: h17:00 CORTEO DALLA CHIESA MADRE AL CIMITERO h17:30 SCOPERTURA LAPIDE h19:00 MESSA IN CHIESA MADRE CELEBRATA DA MONS. MOGAVERO E DON LUIGI CIOTTI h21:00 CONCERTO IN PIAZZA CENTRALE A PARTANNA

lunedì, luglio 23, 2012

La lettera di Scarpinato: “Caro Paolo, tempo scaduto per i sepolcri imbiancati”

 

"Stringe il cuore a vedere talora tra le prima file, nei posti riservati alle autorità, anche personaggi la cui condotta di vita sembra la negazione dei valori di giustizia e legalità per i quali tu ti sei fatto uccidere"

L’intervento di Roberto Scarpinato, procuratore generale della Corte di Appello di Caltanissetta, letto alla commemorazione per i 20 anni dell’assassinio di Paolo Borsellino, con il quale ha lavorato fianco a fianco nel pool antimafia.
Caro Paolo,
oggi siamo qui a commemorarti in forma privata perché più trascorrono gli anni e più diventa imbarazzante il 23 maggio ed il 19 luglio partecipare alle cerimonie ufficiali che ricordano le stragi di Capaci e di via D’Amelio.
Stringe il cuore a vedere talora tra le prime file, nei posti riservati alle autorità, anche personaggi la cui condotta di vita sembra essere la negazione stessa di quei valori di giustizia e di legalità per i quali tu ti sei fatto uccidere; personaggi dal passato e dal presente equivoco le cui vite – per usare le tue parole – emanano quel puzzo del compromesso morale che tu tanto aborrivi e che si contrappone al fresco profumo della libertà.
E come se non bastasse, Paolo, intorno a costoro si accalca una corte di anime in livrea, di piccoli e grandi maggiordomi del potere, di questuanti pronti a piegare la schiena e a barattare l’anima in cambio di promozioni in carriera o dell’accesso al mondo dorato dei facili privilegi.
Se fosse possibile verrebbe da chiedere a tutti loro di farci la grazia di restarsene a casa il 19 luglio, di concederci un giorno di tregua dalla loro presenza. Ma, soprattutto, verrebbe da chiedere che almeno ci facessero la grazia di tacere, perché pronunciate da loro, parole come Stato, legalità, giustizia, perdono senso, si riducono a retorica stantia, a gusci vuoti e rinsecchiti.
Voi che a null’altro credete se non alla religione del potere e del denaro, e voi che non siete capaci di innalzarvi mai al di sopra dei vostri piccoli interessi personali, il 19 luglio tacete, perché questo giorno è dedicato al ricordo di un uomo che sacrificò la propria vita perché parole come Stato, come Giustizia, come Legge acquistassero finalmente un significato e un valore nuovo in questo nostro povero e disgraziato paese.
Un paese nel quale per troppi secoli la legge è stata solo la voce del padrone, la voce di un potere forte con i deboli e debole con i forti. Un paese nel quale lo Stato non era considerato credibile e rispettabile perché agli occhi dei cittadini si manifestava solo con i volti impresentabili di deputati, senatori, ministri, presidenti del consiglio, prefetti, e tanti altri che con la mafia avevano scelto di convivere o, peggio, grazie alla mafia avevano costruito carriere e fortune.
Sapevi bene Paolo che questo era il problema dei problemi e non ti stancavi di ripeterlo ai ragazzi nelle scuole e nei dibattiti, come quando il 26 gennaio 1989 agli studenti di Bassano del Grappa ripetesti: Lo Stato non si presenta con la faccia pulita… Che cosa si è fatto per dare allo Stato… Una immagine credibile?… La vera soluzione sta nell’invocare, nel lavorare affinché lo Stato diventi più credibile, perché noi ci dobbiamo identificare di più in queste istituzioni”.
E a un ragazzo che ti chiedeva se ti sentivi protetto dallo Stato e se avessi fiducia nello Stato, rispondesti: No, io non mi sento protetto dallo Stato perché quando la lotta alla mafia viene delegata solo alla magistratura e alle forze dell’ordine, non si incide sulle cause di questo fenomeno criminale”. E proprio perché eri consapevole che il vero problema era restituire credibilità allo Stato, hai dedicato tutta la vita a questa missione.
Nelle cerimonie pubbliche ti ricordano soprattutto come un grande magistrato, come l’artefice insieme a Giovanni Falcone del maxiprocesso che distrusse il mito della invincibilità della mafia e riabilitò la potenza dello Stato. Ma tu e Giovanni siete stati molto di più che dei magistrati esemplari. Siete stati soprattutto straordinari creatori di senso. 
Avete compiuto la missione storica di restituire lo Stato alla gente, perché grazie a voi e a uomini come voi per la prima volta nella storia di questo paese lo Stato si presentava finalmente agli occhi dei cittadini con volti credibili nei quali era possibile identificarsi ed acquistava senso dire “ Lo Stato siamo noi”. Ci avete insegnato che per costruire insieme quel grande Noi che è lo Stato democratico di diritto, occorre che ciascuno ritrovi e coltivi la capacità di innamorarsi del destino degli altri. Nelle pubbliche cerimonie ti ricordano come esempio del senso del dovere.
 Ti sottovalutano, Paolo, perché la tua lezione umana è stata molto più grande. Ci hai insegnato che il senso del dovere è poca cosa se si riduce a distaccato adempimento burocratico dei propri compiti e a obbedienza gerarchica ai superiori. Ci hai detto chiaramente che se tu restavi al tuo posto dopo la strage di Capaci sapendo di essere condannato a morte, non era per un astratto e militaresco senso del dovere, ma per amore, per umanissimo amore.
Lo hai ripetuto la sera del 23 giugno 1992 mentre commemoravi Giovanni, Francesca, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio MontinaroParlando di Giovanni dicesti: “Perché non è fuggito, perché ha accettato questa tremenda situazione, perché mai si è turbato, perché è stato sempre pronto a rispondere a chiunque della speranza che era in lui? Per amore! La sua vita è stata un atto di amore verso questa sua città, verso questa terra che lo ha generato”. 
Questo dicesti la sera del 23 giugno 1992, Paolo, parlando di Giovanni, ma ora sappiamo che in quel momento stavi parlando anche di te stesso e ci stavi comunicando che anche la tua scelta di non fuggire, di accettare la tremenda situazione nella quale eri precipitato, era una scelta d’amore perché ti sentivi chiamato a rispondere della speranza che tutti noi riponevamo in te dopo la morte di Giovanni.
Ti caricammo e ti caricasti di un peso troppo grande: quello di reggere da solo sulle tue spalle la credibilità di uno Stato che dopo la strage di Capaci sembrava cadere in pezzi, di uno Stato in ginocchio ed incapace di reagire.
Sentisti che quella era divenuta la tua ultima missione e te lo sentisti ripetere il 4 luglio 1992, quando pochi giorni prima di morire, i tuoi sostituti della Procura di Marsala ti scrissero: La morte di Giovanni e di Francesca è stata per tutti noi un po’ come la morte dello Stato in questa Sicilia. Le polemiche, i dissidi, le contraddizioni che c’erano prima di questo tragico evento e che, immancabilmente, si sono ripetute anche dopo, ci fanno pensare troppo spesso che non ce la faremo, che lo Stato in Sicilia è contro lo Stato e che non puoi fidarti di nessuno. Qui il tuo compito personale, ma sai bene che non abbiamo molti altri interlocutori: sii la nostra fiducia nello Stato”.
Missione doppiamente compiuta, Paolo. Se riuscito con la tua vita a restituire nuova vita a parole come Stato e Giustizia, prima morte perché private di senso. E sei riuscito con la tua morte a farci capire che una vita senza la forza dell’amore è una vita senza senso; che in una società del disamore nella quale dove ciò che conta è solo la forza del denaro ed il potere fine a se stesso, non ha senso parlare di Stato e di Giustizia e di legalità.
E dunque per tanti di noi è stato un privilegio conoscerti personalmente e apprendere da te questa straordinaria lezione che ancora oggi nutre la nostra vita e ci ha dato la forza necessaria per ricominciare quando dopo la strage di via D’Amelio sembrava – come disse Antonino Caponnetto tra le lacrime – che tutto fosse ormai finito.
Ed invece Paolo, non era affatto finita e non è finita. Come quando nel corso di una furiosa battaglia viene colpito a morte chi porta in alto il vessillo della patria, così noi per essere degni di indossare la tua stessa toga, abbiamo raccolto il vessillo che tu avevi sino ad allora portato in alto, perché non finisse nella polvere e sotto le macerie.
Sotto le macerie dove invece erano disposti a seppellirlo quanti mentre il tuo sangue non si era ancora asciugato, trattavano segretamente la resa dello Stato al potere mafioso alle nostre spalle e a nostra insaputa.
Abbiamo portato avanti la vostra costruzione di senso e la vostra forza è divenuta la nostra forza sorretta dal sostegno di migliaia di cittadini che in quei giorni tremendi riempirono le piazze, le vie, circondarono il palazzo di giustizia facendoci sentire che non eravamo soli.
E così Paolo, ci siamo spinti laddove voi eravate stati fermati e dove sareste certamente arrivati se non avessero prima smobilitato il pool antimafia, poi costretto Giovanni ad andar via da Palermo ed infine non vi avessero lasciato morire.
Abbiamo portato sul banco degli imputati e abbiamo processato gli intoccabili: presidenti del Consiglio, ministri, parlamentari nazionali e regionali, presidenti della Regione siciliana, vertici dei Servizi segreti e della Polizia, alti magistrati, avvocati di grido dalle parcelle d’oro, personaggi di vertice dell’economia e della finanza e molti altri.
Uno stuolo di sepolcri imbiancati, un popolo di colletti bianchi che hanno frequentato le nostre stesse scuole, che affollano i migliori salotti, che nelle chiese si battono il petto dopo avere partecipato a summit mafiosi. Un esercito di piccoli e grandi Don Rodrigo senza la cui protezione i Riina, i Provenzano sarebbero stati nessuno e mai avrebbero osato sfidare lo Stato, uccidere i suoi rappresentanti e questo paese si sarebbe liberato dalla mafia da tanto tempo.
Ma, caro Paolo, tutto questo nelle pubbliche cerimonie viene rimosso come se si trattasse di uno spinoso affare di famiglia di cui è sconveniente parlare in pubblico. Così ai ragazzi che non erano ancora nati nel 1992 quando voi morivate, viene raccontata la favola che la mafia è solo quella delle estorsioni e del traffico di stupefacenti.
Si racconta che la mafia è costituita solo da una piccola minoranza di criminali, da personaggi come Riina e Provenzano. Si racconta che personaggi simili, ex villici che non sanno neppure esprimersi in un italiano corretto, da soli hanno tenuto sotto scacco per un secolo e mezzo la nostra terra e che essi da soli osarono sfidare lo Stato nel 1992 e nel 1993 ideando e attuando la strategia stragista di quegli anni. Ora sappiamo che questa non è tutta la verità.
E sappiamo che fosti proprio tu il primo a capire che dietro i carnefici delle stragi, dietro i tuoi assassini si celavano forze oscure e potenti. E per questo motivo ti sentisti tradito, e per questo motivo ti si gelò il cuore e ti sembrò che lo Stato, quello Stato che nel 1985 ti aveva salvato dalla morte portandoti nel carcere dell’Asinara, questa volta non era in grado di proteggerti, o, peggio, forse non voleva proteggerti.
Per questo dicesti a tua moglie AgneseMi ucciderà la mafia, ma saranno altri che mi faranno uccidere, la mafia mi ucciderà quando altri lo consentiranno”. Quelle forze hanno continuato ad agire Paolo anche dopo la tua morte per cancellare le tracce della loro presenza. E per tenerci nascosta la verità, è stato fatto di tutto e di più.
Pochi minuti dopo l’esplosione in Via D’Amelio mentre tutti erano colti dal panico e il fumo oscurava la vista, hanno fatto sparire la tua agenda rossa perché sapevano che leggendo quelle pagine avremmo capito quel che tu avevi capito.
Hanno fatto sparire tutti i documenti che si trovavano nel covo di Salvatore Riina dopo la sua cattura. Hanno preferito che finissero nella mani dei mafiosi piuttosto che in quelle dei magistrati. Hanno ingannato i magistrati che indagavano sulla strage con falsi collaboratori ai quali hanno fatto dire menzogne. Ma nonostante siano ancora forti e potenti, cominciano ad avere paura.
Le loro notti si fanno sempre più insonni e angosciose, perché hanno capito che non ci fermeremo, perché sanno che è solo questione di tempo. Sanno che riusciremo a scoprire la verità. Sanno che uno di questi giorni alla porta delle loro lussuosi palazzi busserà lo Stato, il vero Stato quello al quale tu e Giovanni avete dedicato le vostre vite e la vostra morte. 

E sanno che quel giorno saranno nudi dinanzi alla verità e alla giustizia che si erano illusi di calpestare e saranno chiamati a rendere conto della loro crudeltà e della loro viltà dinanzi alla Nazione.

(Fonte: ilfattoquotidiano.it)

 

venerdì, luglio 20, 2012

Lettera aperta dell'ex assessore Mangiarotti

LETTERA A CUORE APERTO COLGO L’OCCASIONE DELLA LETTERA DEL SIG. E/O SIGNORA ALE’ COME SPUNTO DI RIFLESSIONE…………….. Buongiorno Signor ALE’ Avevo deciso in merito all’accaduto che ho vissuto la settimana scorsa, l’11 Luglio 2012, da Lei sopra riportato di ritirarmi di buon grado, come è mio solito fare, senza dilungarmi in spiegazioni che lasciano il tempo che trovano. In effetti visto i commenti “DA BAR”, che come al solito non fanno altro che rilevare e ricercare il lato negativo di qualsiasi operato, ritengo assolutamente necessario chiarire gli equivoci innescati. A PROPOSITO DI AUTO…. In primis dichiaro di non aver mai utilizzato i mezzi comunali per motivi personali, nella realtà ho spesso usato il mezzo mia proprietà per recarmi quasi tutte le mattine alle ore 5,30 circa, da quando è iniziato il Progetto Spiagge Pulite, presso le diverse spiagge e i diversi siti ubicati in tutto il territorio comunale, al fine di riqualificarli perché in stato di abbandono, nello specifico ogni mattina mi recavo presso Cala Marina, presso il Sito posto sotto il Castello, in prossimità della ex vasca Regina, colmo di rifiuti abbandonati e di sterpaglie, mai da nessuno ripulito, in Spiaggia Plaia, che mi assorbiva la maggior parte della mattinata, perché molto impegnativa causa il frequente abbandono dei rifiuti da parte di cittadini incivili, presso l’immobile sito all’interno della Villa Comunale, in fase di ristrutturazione, presso la Cala di Guidaloca e presso l’immobile confiscato alla mafia “PAPIROLANDIA”; Dopo di chè mi recavo presso gli uffici comunali per la rituale impegnativa attività amministrativa. Inoltre oltre a curare il lavoro realizzato durante la settimana, tramite gli operai facenti parte del “Progetto Spiagge Pulite”, tutte le domeniche supportavo un notevole numero di “UOMINI” CASTELLAMMARESI DI BUONA VOLONTÀ, almeno venti, che si prodigavano per la ristrutturazione, dell’immobile di cui sopra “PAPIROLANDIA”; Dalla data del 15 di giugno, tutte le domeniche dopo aver ispezionato tutti i cantieri – siti, facenti parte del “Progetto Spiagge Pulite 2012” , allo scopo di portare a buon fine l’impegno che avevo preso nei confronto dell’Associazione Onlus di “Padre Garau”, di riqualificazione dell’immobile confiscato alla mafia “PAPIROLANDIA”, da adibire all’accoglienza di bambini ospitati nei centri gestiti dalla stessa ONLUS, accompagnavo sempre con il mio mezzo personale, i suddetti volontari presso detto immobile, che con la loro grande e sorprendente disponibilità hanno operato, compiendo un lavoro meraviglioso; Quando per la prima volta siamo entrati all’interno della struttura, ho provato una sorta di sgomento, nel rilevarne lo stato di abbandono, tutto era coperto da un enorme strato di fango e di rifiuti catapultati dall’alluvione passata. All’improvviso mi resi conto di aver preso un impegno troppo grande, eccessivo per le mie capacità e che difficilmente sarei stata in grado di mantenere la parola data in giunta, anche se avevo riferito in tale sede “che ci avrei provato senza alcune promessa perentoria”, ma subito dopo il primo impatto ed il primo sgomento, istintivamente chiesi aiuto alla mia grande fede, all’improvviso, senza che neppure io me ne sono resa conto, costatai che, con naturalezza tutti gli operai del progetto spiagge pulite, incluso il direttore ed il coordinatore dei lavori, che mi accompagnavano erano già lì attivi e orgogliosi di prestare il loro aiuto per i bambini sfortunati; tutti insieme hanno iniziato a rimuovere enormi quantità di fango, hanno ripulito, pitturato le pareti, rimosso rifiuti di tutti i generi …. e prestato qualsiasi attività necessaria per la buona riuscita dei lavori, … non bastano le parole per descrivere tali interventi…..ancora oggi quando guardo le foto riprese nelle varie fasi lavorative faccio fatica a credere al miracolo effettuato. Quello che abbiamo fatto, l’abbiamo compiuto con tutto il cuore e nessuno di tutti coloro che continuano e denigrare il nostro ed il mio lavoro, potrà mai togliermi le soddisfazioni provate nel guardare negli occhi quella gente semplice, che con entusiasmo, con la gioia di fare del bene, con orgoglio e con fatica ha operato; Lo definisco orgoglio Castellammarese! Domenica scorsa alle ore 13,00, mentre molti facevano il bagno presso la baia di Guidaloca, (si sa la Domenica tutti vanno al mare), mi ritrovavo ancora insieme ad altri due operai (la maggior parte dei volontari aveva operato fino alle ore 12,00 circa ed era già andata via) ancora intenti a tinteggiare le pareti della cucina, mentre accompagnavo a casa (CON MIO MEZZO) i due ragazzi volontari, ognuno di loro mi raccontava la propria storia e delle difficoltà giornaliere, che devono sostentare, essendo disoccupati, per vivere e per pagare l’affitto di casa, uno di loro zoppicava e strascicava i piedi e mi riferiva che aveva le piaghe ai piedi, per una malformazione congenita e purtroppo non aveva le possibilità economiche per comprarsi le scarpe adatte alla sua malformazione, nonostante le loro sofferenze entrambi si erano prodigati tutta la mattinata senza chiedere nulla in cambio….. in effetti in quel momento nel sentire le loro storie ho provato un senso di vergogna del mio non essere fino a quel momento presente nelle attività di volontariato, quei due ragazzi mi hanno dato una lezione di vita…. Quando nel corso della mia attività amministrativa politica, molti ….vedendomi dibattere tra una problematica ed un’altra, commentavano con la solita frase SUPERFICIALE - “Ma chi te lo fa fare?”.. io rispondevo “l’amore che ho per il mio Paese”, in effetti, a dire la verità la mia attività oltre all’amore smisurato che ho per il mio paese era soprattutto stimolata da quello che questi GRANDI UOMINI GIORNALMENTE MI DONAVANO; Di tutto l’accaduto che ha poi generato le mie dimissioni, la cosa che mi ha più ferita più di tutte e che mi ha lascito questa sensazione di amarezza è il non poter continuare i progetti che già in buona parte avevo elaborato e che sicuramente avrebbero potuto dare un grande contributi per la crescita del nostro paese; Ad esempio l’idea del Progetto Spiagge Pulite, rivolto non solo alle spiagge, ma alla salvaguardia dell’ambiente e di tutto territorio, era basato principalmente sui principi di: - massimizzazione delle forze lavoro; - sull’economicità e in ultimo ma non meno importante, era volto a favorire persone con disagi di tipo economico; Un’idea che è partita in via sperimentale ma che ha avuto UN GRANDE SUCCESSO! basta recarsi la mattina dalle ore 5,30 alle ore 9,30 presso i siti interessati e verificare la qualità del lavoro effettuato e con quale energia, con quale amore lavorano a tutt’oggi gli operatori, orgogliosi di prestare la loro attività per il proprio paese, sentimento che ho colto in tutti i lavoratori nessuno escluso, inclusi i coordinatori del progetto; sta funzionando anche l’intervento di sensibilizzazione a favore dei fruitori delle spiagge, basta infatti vedere la mattina gli extracomunitari armati di scopa e palette, collaborare insieme ai nostri operatori nel pulire le spiagge! Questo progetto, visto l’esito assolutamente positivo, potrebbe essere preso ad esempio, anche successivamente per l’esecuzione di lavori di piccola manutenzione, a favore del comune, da eseguirsi durante l’arco di tutto l’anno. Infatti all’interno della graduatoria selezionata tramite il Bando Pubblico, volto all’assunzione di personale per svolgere lavori di utilità collettiva, sono presenti professionalità di varia qualifica, pertanto ogni lavoratore si è reso disponibile ad operare in sinergia con gli altri prestando alacremente la propria attività, secondo la propria professionalità , in questa fase pertanto sono stati già eseguiti svariati lavori di manutenzione in economia e utili per l’intera collettività, che se eseguiti da ditte esterne avrebbero avuto costi notevolmente più alti, quindi si è avuto un rilevante risparmio per le casse comunali; Ci tengo a precisare con la presente che durante l’attività amministrativa politica non ho mai utilizzato mezzi comunali per interessi personali, come riferito da voci pretestuose, piuttosto spesso mi ritrovavo a telefonare con il mio telefono personale anziché quello aziendale, spesso mi sono ritrovata ad acquistare con i miei fondi perfino alcune piante per arredare qualche spazio a verde, o a comprare materiale vario necessario per favorire la continuità dell’attività amministrativa intrapresa ad esempio alcuni cestini di rifiuti da collocare all’interno dell’arena delle rose; non ricordo neppure quante volte mi sono ritrovata la notte all’interno del mio studio ad elaborare i progetti e stampare con il mio plotter e le mie stampanti, per potenziare la mia attività amministrativa; Ma le difficoltà più grandi le ho sostenute quando dovevo operare per interventi urgenti e necessari per la salute pubblica, come ad esempio la rimozione di rifiuti pericolosi e abbandonati, o bonifiche di siti inquinati … e mi ritrovavo a rincorrere tra le voci dei capitoli del bilancio comunale le somme che spesso erano difficili e spesso impossibili da recuperare, con rammarico ho avuto modo di constatare che l’ambiente ed il territorio nel nostro comune purtroppo è poco considerato, contrariamente a quanto accade nel resto del mondo, ove si afferma che l’ambiente è il nostro futuro. Oggi dall’esterno rivivo i momenti trascorsi e mi rendo conto del perché del detto “…le cose funzionano male”, in effetti la mancanza assoluta di serenità all’interno della Struttura Comunale, è un continuo convivere in un ambiente colmo di rivalità, invidie, piccole ripicche e subdole vendette, tutte celate dietro un apparente conformismo ricco di falsi baci ed abbracci, conflitti ostinati che coesistono tra i consiglieri e la giunta, tra i vari settori degli uffici, tra gli uffici comunali e la giunta. Per avere contezza di quanto affermato, basta leggere uno qualsiasi dei vari comunicati redatti dal Consiglio e/o dal Presidente del Consiglio, oppure più semplicemente basta assistere ad un consiglio comunale, per avvertire la sensazione che in effetti la maggior parte delle loro forze viene utilizzata o meglio “sprecata” per controbattere l’attività della giunta o meglio ancora per mettere in difficoltà “IL SINDACO”, attività conflittuali continue che sicuramente non incidono e che non hanno inciso fino ad oggi positivamente per il paese; Ma i conflitti più persistenti sono all’interno del Palazzo Comunale, qui la Macchina Burocratica è onnipresente, tra i vari Uffici e/o tra i diversi Settori sussistono diverse rivalità, detti uffici che dovrebbero di prassi collaborare in sinergia, invece si ritrovano spesso ad essere condotti dall’individualismo, innescando meccanismi perversi che generano il continuo rallentamento delle diverse attività progettuali e quindi dell’amministrazione comunale. In conclusione posso dire egregio/a Ale' (scusi ma il suo anonimato mi impedisce di capire se di genere femminile o maschile), per quanto riguarda il mio operato, di avere vissuto un'esperienza di vita altamente edificante e l'aver solo minimamente innescato un principio di rispetto per il senso del dovere, e' uno dei motivi che mi rendono orgogliosa dell'attiva svolta. Si proprio senso del dovere, fondamento sul quale baso quotidianamente i miei principi di vita, che impartisco quotidianamente ai miei figli, che quotidianamente applico ad ogni espressione del mio lavoro. Il Senso del dovere, caro scrittore, dovrebbe essere un principio innato, facente parte di un sistema di valori culturali che se applicati con doverosa oculatezza, possono dare il risultati più inaspettati. Ma la cultura non si improvvisa, e' un processo lungo e di continua ricerca, proiettato verso mete sempre più alte (a proposito "l'ho concepisco" era e rimane un errore blu alle elementari). Non credo pertanto che per presenziare ad una riunione istituzionale, anteponendo ancora una volta il senso de dovere alle esigenze familiari e personali debba rinnegare le enormi soddisfazioni avute, augurandomi che le mie dimissioni, congiuntamente alle scuse, possano essere da esempio a coloro i quali avrebbero dovuto da tempo abbandonare gli scranni del consiglio comunali, per ragioni culturali 'alternative' e diametralmente opposte a quelle che ho appena espresso. Ex Assessore Architetto Maria Stella Mangiarotti

Anche Ficarra e Picone contro le trivellazioni!

ARS: BOCCIATA LA NORMA SBARRAMENTO ANTIMAFIA

Il nostro parlamento regionale ha bocciato con voto segreto una norma che prevedeva il divieto di attribuire a chi sia stato rinviato a giudizio o condannato per reati di mafia, di concussione, corruzione o altri delitti, incarichi in tutti gli enti e le società pubbliche o sottoposte a controllo della Regione. E' bene ricordare i nomi dei parlamentari che hanno chiesto il voto segreto: Rudy Maira (PID) Toto Cordaro (PID) Salvatore Cascio (PID) Riccardo Minardo (MPA) Riccardo Greco (MPA) Campagna (PDL) Caputo (PDL) Leontini (PDL) Mancuso (PDL). Credo che questa sia la palese dimostrazione che non esiste mafia senza politica. Ingroia docet!

martedì, luglio 03, 2012

RACCOLTA FIRME ABROGAZIONE PARZIALE DELLA LEGGE PER LE INDENNITA’ PARLAMENTARI



Oggi stavo vagando a zonzo per il web ed ho letto sto messaggio:


"E' partita la raccolta firme per il referendum (abrogazione art. 2 - legge 1261 del 1965) per tagliare gli stipendi d'oro dei parlamentari.
Ogni cittadino può firmare presso l'Ufficio Elettorale del Comune di residenza.Entro il 26 Luglio 2012 bisognerà raccogliere almeno 500.000 firme.Diamo una mano a noi stessi e andiamo numerosi a firmare."



Mi sono documentato un pò e in effetti non è una bufala, quanto piuttosto una notizia che qualcuno (probabilmente l'intera classe politica) ci tiene a tenere nascosta.


Infatti ho trovato questo comunicato:
"Unione Popolare promuove la raccolta di firme relativa al referendum abrogativo: "Abrogazione parziale della legge per le indennità parlamentari", avente ad oggetto il taglio degli stipendi dei parlamentari.

La raccolta si concluderà il 25 luglio 2012"
Per maggiori informazioni: www.unionepopolare.eu



Ora dico, beddi miei ci lamentiamo tutto il giorno che i politici si fregano troppi soldi, che a noi aumentano le tasse e loro si tengono i loro privilegi etc etc etc. Direi che è il caso di darsi una mossa ed andare a firmare tutti e spargere la voce; è un'occasione che non possiamo lasciarci sfuggire....no?


Alessio Navarra

lunedì, luglio 02, 2012

Più coerenza per tutti!

Gli Europei di calcio sono finiti; la Spagna ha vinto con un sonoro 4-0 rifilato ad un'Italia assente, l'ombra di quella squadra che ha mandato a casa la favoritissima Germania. Errori nelle decisioni del c.t.? Errori dell'UEFA, che ha previsto le partite a pochi giorni una dall'altra? Ce n'è di cose di cui discutere al bar...
Ma più che le discussioni tecnico-calcistiche (di cui me ne intendo davvero pochino), mi hanno colpito le polemiche di quest'ultimo mese sulla questione del boicottaggio a Euro 2012; ve ne sarete accorti anche voi che tantissime persone invitavano a non guardare le partite dell'Europeo, sui social network, per strada, tra gli amici. I motivi erano sostanzialmente 3:

  1. l'Ucraina, uno dei paesi organizzatori del torneo, ha "ripulito" dai cani randagi le strade delle città in cui si sarebbero giocate le partite, con metodi molto simili alla mattanza che si faceva nelle tonnare;
  2. l'Ucraina, oltre alla mattanza di cani, continua a tenere in carcere per motivi politici Julija Tymoshenko, leader della Rivoluzione Arancione;
  3. alcuni giocatori della Nazionale Italiana sono stati recentemente coinvolti nelle inchieste sul calcioscommesse, come ad esempio Bonucci - indagato per presunte combine in alcune partite degli scorsi campionati - o Buffon, che non si è capito perché ha versato 1,5 milioni di € ad un tabaccaio.
Ieri sera, tampasiando su Facebook, ho beccato l'ennesima zuffa tra chi ha visto tutte le partite dell'Europeo e chi, per coerenza con i propri valori morali e civili, non ne ha visto neanche un minuto.
La coerenza. Questa era l'argomentazione principe di quelli pro boicottaggio. Giusto! Avrei dovuto essere anch'io coerente con i miei valori, non avrei dovuto guardare le partite di Euro 2012 e invitare tutti a fare come me! Da oggi sarò molto più attento e coerente con i miei valori, le mie idee, le mie battaglie civili.
Comincio subito!
Niente più caffè, visto che le multinazionali lo coltivano sfruttando migliaia di lavoratori senza diritti. Stessa cosa dicasi per il cioccolato. Non utilizzerò più alcun mezzo di trasporto alimentato con prodotti petroliferi raffinati (cioè niente auto, treno, autobus, nave, aereo, etc.), dato che le compagnie petrolifere stanno distruggendo interi ecosistemi per guadagnare sempre più soldi. Io soldi a loro non ne darò mai più, né direttamente né indirettamente! E non darò più un centesimo neanche alle aziende farmaceutiche e di cosmetica (niente più farmaci, saponi, shampoo, etc.), che fanno ricerca sugli animali sottoponendoli a pratiche crudeli. Non comprerò più nulla in nessun negozio, perché molti commercianti della zona pagano il pizzo o sono mafiosi e io non so con certezza chi di loro è onesto e rifiuta di piegarsi al giogo di Cosa Nostra; per non rischiare di dar soldi a quelli sbagliati, non ne do a nessuno...
Chiuderò il mio conto in banca (e la banca non se ne accorgerà neppure, viste le cifre ridicole...) perché le banche sono responsabili più di chiunque altro della crisi in cui ci troviamo. Via il router wi-fi da casa mia, dannoso per la salute con tutte quelle onde elettromagnetiche e basta con l'abbonamento a Telecom, che è stata utilizzata in passato per intercettare abusivamente chiunque non andasse a genio al manovratore. E poi, via tutti gli elettrodomestici, tv, pc, netbook, smartphone, perché sono stati costruiti in qualche fabbrica asiatica in cui i lavoratori sono trattati come schiavi senza diritti, come quelli che producono iPhone e iPad.
Non metterò più le mie scarpe e i miei abiti, perché sono stati quasi tutti prodotti da aziende multinazionali che sfruttano il lavoro minorile. Non mangerò più carne (avete mai visto gli allevamenti intensivi? Terribili!). Mangerò solo frutta, verdura e ortaggi biologici per boicottare le multinazionali che vendono pesticidi chimici, altamente dannosi per l'ambiente (Monsanto devi fallire!), ma solo se non passano dai Mercati Ortofrutticoli, notoriamente in mano alle mafie. E ovviamente, niente più calcio, formula 1, motomondiale, sbk, olimpiadi e altri sport, perché sono lo strumento che i potenti usano per distrarci così loro potranno danneggiarci come vogliono!
Bene, per il momento non mi viene altro in mente. Continuerò a vigilare e, se necessario, a boicottare per coerenza! Magari, se qualcuno ha da segnalare altri boicottaggi da fare... Io sono coerente!