martedì, agosto 09, 2016

Un vialetto in memoria di due vittime innocenti di mafia. A Castellammare un piccolo grande gesto


CASTELLAMMARE DEL GOLFO. Conclusi i Campi di Estate Liberi organizzati da Libera nel bene confiscato di Contrada Crociferi a Castellammare del Golfo. Come ultimo regalo alcuni campisti hanno deciso di intitolare uno dei vialetti realizzati da loro a due vittime innocenti di mafia.
Circa 60 ragazzi hanno “toccato con mano” la realtà dei beni confiscati alla mafia. Lavoro nei campi e formazione personale: Un binomio perfetto che sintetizza lo spirito dei campi estivi di Libera.
 “L'obiettivo principale dei campi sui beni confiscati alle mafie è quello di diffondere una cultura fondata sulla legalità democratica e sulla giustizia sociale, che possa efficacemente contrapporsi alla cultura della violenza, del privilegio e del ricatto” – spiegano gli organizzatori di Libera.
Nel bene confiscato gestito dall’associazione Castello Libero Onlus in partenariato con il presidio di Libera “Piersanti Mattarella”, gli scout e l’associazione Antiracket e antiusura, i ragazzi hanno coltivato l’orto e raccolto i suoi frutti, costruito vialetti e aiuole e ascoltato le storie di chi è morto per mano mafiosa e di chi ancora oggi in trincea la combatte. Storie di imprenditori coraggiosi che hanno denunciato, di familiari di vittime innocenti di mafia, di uomini delle istituzioni e di giornalisti che raccontano.
In quasi due mesi sono arrivati gruppi provenienti dalla Toscana, dalla Lombardia, dall’Emilia Romagna, dal Veneto, dal Piemonte, dalla Puglia, dal Trentino Alto Adige, dalla Campania, dal Lazio, ragazzi che hanno scelto di “sporcarsi le mani” sui terreni strappati alla mafia.
“Abbiamo fatto un’esperienza simile a Scampia e ci ha colpito molto. Così abbiamo deciso di provare di nuovo qui in Sicilia” ha raccontato Francesca, giovane ragazza emiliana che ha convinto le amiche a provare. “Per noi è la prima volta, si tratta di un esperienza nuova che ci farà crescere. Per noi, che viviamo in Emilia Romagna, la mafia spesso è un fatto distante; se ne parla poco.” Quella che descrivono le ragazze emiliane è l’Italia del nord che ancora in parte nega la mafia. Una mafia che si è infiltrata prepotentemente e si è ramificata esattamente come al sud. Una mafia silente, camaleontica, che non spara, ma non per questo meno pericolosa. Una mafia che si nasconde perfettamente alla luce del sole.
“Per me è la prima volta, sono sempre stata attiva nel sociale ma mai nei movimenti antimafia o in Libera. Nel mio territorio - spiega una giovane ragazza salentina – la  mafia è silenziosa e spesso non se ne parla, anzi si additano tutti gli episodi come “atti di criminalità comune”. Diversa è invece la posizione di un ragazzo di Latina che spiega chiaramente: “il fenomeno mafioso si sente eccome, i casalesi comandano su tutto. Libera e i campi estivi sintetizzano al massimo il mondo dell’antimafia responsabile: lavoro, impegno, conoscenza e dedizione.”
“Ho sentito la necessità di tornare al sud, per conoscere meglio il fenomeno mafioso e avvicinarmi a Libera. Questo campo è sicuramente solo l’inizio, diciamo pure che è il miglior modo per iniziare.” – spiega una ragazza di Rosarno trapiantata a Roma da diversi anni.
A raccontarci le attività che i ragazzi hanno svolto nel bene confiscato di Contrada Crociferi è Vincenzo Desiderio, referente di Libera a Castellammare del Golfo, che insieme agli altri soci si occupano di cittadinanza attiva e antimafia: “I Campi Estati Liberi sono campi di impegno e formazione perché da un lato si vuole coinvolgere le persone nell’impegno contro le mafie in particolare nella cura e nella manutenzione dei beni confiscati alle mafie; per quanto riguarda la formazione sono previsti tanti incontri formativi su temi come l’antimafia, la memoria, la cooperazione ecc. Le attività dei campi e in particolare del nostro, si concentrano su una parte della giornata sul lavoro nel bene confiscato come la cura dell’orto, la pulizie dei terreni, la costruzione di aiuole e vialetti e piccoli lavori di manutenzione. Nel pomeriggio invece si procede con la formazione, abbiamo incontrato familiari di vittime innocenti di mafia come Giovanni Palmeri, Antonella Borsellino, Antonio Zangara, forze dell’ordine, imprenditori coraggiosi come Gregory Bongiorno, giornalisti e soprattutto i referenti siciliani di Libera. Inoltre abbiamo trattato anche il tema dei beni comuni, recandoci presso la Riserva Naturale Orientata dello Zingaro, che ha una storia importante di impegno civile. Se vogliamo contrastare la mafia – sottolinea il referente di Libera Castellammare - dobbiamo essere in grado di comunicare bene, trasmettendo però la vera immagine della mafia e la vera immagine dell’antimafia, quella vera, reale e concreta. Tutti i gruppi sono andati via con una consapevolezze maggiore, non tanto sulla conoscenza del fenomeno mafioso, ma più che altro sul proprio ruolo nella società. Se si vogliono sconfiggere le mafie e produrre un cambiamento bisogna impegnarsi in prima persona. Questo è l’obiettivo principale dei campi di Estate Liberi.”
Qui dove il mare luccica, la sabbia scotta e il vento di scirocco soffia forte, si respira “quel fresco profumo di libertà” e i ragazzi  vanno via sorridenti, lasciando come ultimo ricordo un vialetto intitolato a due vittime innocenti di mafia: Gaspare Palmeri e Salvatore Zangara. Un piccolo grande gesto spontaneo che resterà nel cuore di tutti.
Articolo del 9 agosto 2016 tratto da Alqamah

sabato, agosto 06, 2016

Nei campi estivi di Libera, tra i ragazzi venuti dal Nord «Provenzano? Prima della morte, mai sentito parlarne»

CRONACA – A Castellammare del Golfo alcune associazioni hanno ristrutturato uno dei primi beni confiscati a Cosa Nostra, che adesso è diventato meta di molti giovani. Le giornate trascorrono tra lavori manuali, formazione e incontri con i famigliari delle vittime della mafia. 

L’alba è passata da poco e l’aria fresca lascia il posto al caldo estivo di luglio. Sole, caldo, sudore, lavoro e impegno. Sono queste le parole che fanno da contorno alle giornate dei ragazzi di Libera che dal Nord Italia sono scesi nel profondo Sud per toccare con mano la realtà dei beni confiscati alla mafia. Lavoro nei campi, coltivando le terre e raccogliendo i suoi frutti, e formazione personale, scoprendo le storie di chi è morto per mano mafiosa e di chi ancora oggi in trincea la combatte. Come quella di Gaspare Palmeri, vittima per anni dimenticata, la cui memoria rimane viva grazie al ricordo dei figli Filippo e Giovanni. Storie come quella di Gregory Bongiorno, imprenditore coraggioso che ha denunciato i mafiosi che gli chiedevano la messa a posto, cioè il pizzo. 
Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani, sono tanti i campisti di Estate Liberi. Qui, nel Comune sciolto per mafia nel 2006 che nel tempo ha saputo riscattarsi, l’associazione Castello Libero Onlus gestisce - in partenariato con gli scout, con il locale presidio di Libera e con l’associazione Antiracket e Antiusura locale - un piccolo bene confiscato alla mafia, assegnato dal Comune nel 2012 tramite bando pubblico. Sequestrato negli anni '80 e poi successivamente confiscato all'ingegnere Salvatore Palazzolo, imprenditore colluso con Cosa Nostra con un ruolo centrale nella speculazione edilizia che ha sfregiato la costa di Castellammare del Golfo e Scopello negli anni '70.
Il progetto di riutilizzo prevede la realizzazione di un centro culturale per i giovani. Recentemente l’associazione ha ottenuto un finanziamento a valere sui fondi Pac con il quale ha provveduto a ristrutturare la casa (inagibile al momento dell'assegnazione) e ad avviare le attività di promozione sociale previste dal progetto di riutilizzo del bene. Tra giugno e luglio sono arrivati gruppi provenienti da Toscana, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Puglia, Trentino Alto Adige, Campania e Lazio. Per alcuni si tratta della prima esperienza, per altri invece è un appuntamento annuale. «Siamo stati a Scampia e ci ha colpito molto. Così abbiamo deciso di provare di nuovo qui in Sicilia», racconta Francesca, giovane emiliana che ha convinto le amiche a provare. «Per noi è la prima volta, viviamo in Emilia Romagna dove la mafia spesso è un fatto distante, se ne parla poco». Silenzio che accomuna Nord e Sud. «Nel mio territorio - spiega una ragazza salentina - la mafia è silenziosa e spesso non se ne parla, anzi si additano tutti gli episodi come atti di criminalità comune». Diversa è invece la posizione di un giovane di Latina che spiega: «Il fenomeno mafioso si sente eccome, i Casalesi comandano su tutto. Libera e i campi estivi sintetizzano al massimo il mondo dell’antimafia responsabile: lavoro, impegno, conoscenza e dedizione».
Spiazza rilevare che molti dei ragazzi impegnati a Castellammare non avevano mai sentito parlare di Provenzano prima della sua recente morte. «Ci hanno raccontato che per anni è stato a capo della mafia siciliana - raccontano alcune ragazze -. Prima del giorno della sua morte molte di noi non sapevamo neanche chi fosse Bernardo Provenzano». Su undici giovani intervistate, quasi tutte emiliane, sette non avevano mai sentito parlare dell'ex numero uno di Cosa Nostra. Soltanto nel momento della sua morte, visto che si trovavano in Sicilia, a pochi chilometri da Corleone, il paese del vecchio boss defunto a Milano, hanno potuto conoscere di più la ferocia di Binnu u tratturi.
I campi di Libera servono anche a questo, a fare memoria. «Le attività dei campi e in particolare del nostro - spiega Vincenzo Desiderio, referente di Libera a Castellammare del Golfo - si dividono tra la cura dell’orto, la pulizie dei terreni, la costruzione di aiuole e vialetti e piccoli lavori di manutenzione. Nel pomeriggio invece si procede con la formazione: abbiamo incontrato familiari di vittime di mafia come Giovanni Palmeri, Antonella Borsellino, Antonio Zangara, forze dell’ordine, imprenditori coraggiosi, giornalisti e soprattutto i referenti siciliani di Libera». Spazio anche al tema dei beni comuni con la visita alla Riserva dello Zingaro. «Se vogliamo contrastare la mafia - conclude Desiderio - dobbiamo essere in grado di comunicare bene, trasmettendo la vera immagine della mafia e la vera immagine dell’antimafia, quella reale e concreta».
6 AGOSTO 2016
Articolo del 6 agosto 2016 tratto da MeridioNews.it