sabato, dicembre 31, 2011
venerdì, dicembre 16, 2011
SEL Trapani sull'arresto del Sindaco di Campobello di Mazara
SEL Coordinamento Provincia di Trapani
Comunicato stampa
Oggi potremmo, come SEL, accogliere trionfalisticamente le notizie di arresto di Ciro Caravà e di altre undici persone accompagnandole con un "lo avevamo detto".
Campobello di Mazara era, infatti, uno dei pochi comuni in Italia in cui Sel non appoggiò il candidato del centrosinistra. Scegliendo invece di costruire un’alternativa credibile ed efficace per uscire da un sistema stretto dentro mere logiche di potere ed in odore di organica commistione tra politica e Cosa Nostra. Commistione che una volta diventava la base di consenso dei sindaci dell'allora Polo delle Libertà e la volta successiva del sindaco di centrosinistra.
Ma sarebbe una ben magra consolazione.
Pensiamo invece che la politica debba sempre essere in grado di leggere la realtà senza demandare ad altri le scelte. Per questo chiediamo al centrosinistra di questa provincia se non sia giunto il momento di fare una riflessione sul ruolo della politica e sull'etica della stessa. Se non sia arrivato il tempo di capire perchè la mutazione genetica sia stata così profonda, rendendo in taluni casi così sbiaditi i contorni tra forze di centrosinistra e centrodestra.
Una politica in grado di dire con fermezza che chi dialoga o va a braccetto con i boss ed i loro tirapiedi, non può fare nè il Presidente della Regione nè il Sindaco di Campobello, e questo la politica lo deve saper dire prima che la magistratura intervenga. Mantenendo separate le competenze e i ruoli, ma senza falsi alibi.
Trapani lì 16 Dicembre 2011
Il Coord. prov. SEL Massimo Candela
maxcandela@tiscali.it
Comunicato stampa
Oggi potremmo, come SEL, accogliere trionfalisticamente le notizie di arresto di Ciro Caravà e di altre undici persone accompagnandole con un "lo avevamo detto".
Campobello di Mazara era, infatti, uno dei pochi comuni in Italia in cui Sel non appoggiò il candidato del centrosinistra. Scegliendo invece di costruire un’alternativa credibile ed efficace per uscire da un sistema stretto dentro mere logiche di potere ed in odore di organica commistione tra politica e Cosa Nostra. Commistione che una volta diventava la base di consenso dei sindaci dell'allora Polo delle Libertà e la volta successiva del sindaco di centrosinistra.
Ma sarebbe una ben magra consolazione.
Pensiamo invece che la politica debba sempre essere in grado di leggere la realtà senza demandare ad altri le scelte. Per questo chiediamo al centrosinistra di questa provincia se non sia giunto il momento di fare una riflessione sul ruolo della politica e sull'etica della stessa. Se non sia arrivato il tempo di capire perchè la mutazione genetica sia stata così profonda, rendendo in taluni casi così sbiaditi i contorni tra forze di centrosinistra e centrodestra.
Una politica in grado di dire con fermezza che chi dialoga o va a braccetto con i boss ed i loro tirapiedi, non può fare nè il Presidente della Regione nè il Sindaco di Campobello, e questo la politica lo deve saper dire prima che la magistratura intervenga. Mantenendo separate le competenze e i ruoli, ma senza falsi alibi.
Trapani lì 16 Dicembre 2011
Il Coord. prov. SEL Massimo Candela
maxcandela@tiscali.it
giovedì, dicembre 15, 2011
COMUNICATO SEL TRAPANI - PETIZIONE CITTADINA PER LE PRIMARIE DEL CSX
TU SCEGLI, TRAPANI CAMBIA
Riteniamo che il metodo delle primarie di coalizione non sia un patrimonio di proprietà delle segreterie dei singoli partiti, ma che appartenga invece ai cittadini ed agli elettori del centrosinistra.
Riteniamo che solo attraverso le primarie, la democrazia, la partecipazione, possano emergere candidati e programmi condivisi, all'altezza della sfida per il cambiamento della nostra città.
Riteniamo che l'attendismo, le timidezze e gli arroccamenti di questi mesi lascino presagire invece l'accettazione passiva di decisioni prese al chiuso di altre stanze ed in altri luoghi, ma anche soluzioni minoritarie, testimoniali, destinate in partenza alla sconfitta.
Per questo proponiamo che siano tutti i cittadini progressisti e democratici a decidere.
Per questo lanciamo la campagna per la petizione cittadina "Tu Scegli, Trapani Cambia".
Un mese (dal 15 dicembre al 15 gennaio) per lasciarsi alle spalle i metodi che non prevedono la partecipazione diretta di chi vive la città con i suoi problemi e che vuole cambiarla. Un mese per riappropriarsi de diritto di scegliere e per mettere in pratica la buona politica che pone al centro i cittadini.
Per 30 giorni, anche durante tutto il periodo delle festività natalizie, organizzeremo banchetti informativi e raccoglieremo le firme in ogni angolo della città.
Invitiamo i militanti, simpatizzanti, elettori di tutti i partiti del centrosinistra, le associazioni e i movimenti, a fare lo stesso. Con la certezza che l'iniziativa troverà la massima condivisione.
“Non possiamo pretendere che le cose cambino,
se continuiamo a fare le stesse cose” (A. Einstein)
Il testo della petizione:
"Il tempo sta per scadere. Non possiamo e non vogliamo più aspettare.
Il senso di responsabilità ci spinge a chiedere al Centro Sinistra l'indizione, nel febbraio del 2012, delle Primarie di coalizione per la scelta del candidato sindaco di Trapani alle prossime elezioni amministrative del 2012.
Crediamo sia giunto il momento che i gravi problemi che affliggono la nostra città, vengano riportati al centro della politica e questo può avvenire solo attraverso la partecipazione.
Riteniamo che le primarie costituiscano l'occasione ed il metodo imprescindibile per promuovere una nuova alleanza tra società e politica, tra cittadini ed amministrazione.
Vogliamo riappropriarci del diritto democratico di scelta senza più demandarlo alle segreterie dei partiti.
Tu Scegli, Trapani Cambia."
Trapani, 14 dicembre 2011
I circoli di Sinistra Ecologia Libertà Trapani
lunedì, dicembre 05, 2011
Manovra lacrime e sangue, Monti dimentica la Chiesa. Niente Ici sugli immobili del Vaticano
E' di circa 50 mila il numero degli immobili ecclesiastici presenti in tutta Italia. Di questi almeno 30mila sono adibiti ad attività imprenditoriali. Già nel 2005 la Cassazione stabilì che l'esenzione dall'Ici poteva essere applicata solo quando all'interno dell'immobile si svolgesse un'attività meritoria e legata al culto
La notizia è arrivata dalla conferenza stampa del premier Mario Monti alla Sala Stampa Estera di Roma. Un giornalista straniero ha formulato una domanda scomoda: “Avete pensato ad estendere il pagamento dell’Ici anche alla Chiesa Cattolica?”. La risposta di Monti, il cui volto ha improvvisamente perso l’espressione benevola di solo pochi minuti prima, ha lasciato la platea straniera – e subito dopo anche quella italiana – senza parole. “E’ una questione che non ci siamo ancora posti”. E’ ragionevole pensare che il governo non se la porrà mai. Piange Elsa Fornerosulla deindicizzazione delle pensioni da mille euro al mese, ma sembra non esserci proprio la volontà di operare un recupero di un privilegio che in tempi di crisi diventa sempre più difficile da digerire.
L’Ici – che poi si chiamerà Imu – la dovranno pagare tutti. E la rivalutazione delle rendite catastali fino al 60% la renderà forse la tassa più pesante che gli italiani saranno chiamati a pagare nell’immediato. La Chiesa, ancora una volta, resta fuori dal novero dei contribuenti dello Stato pur continuando a percepire l’8 per mille.
Eppure, già nel 2004, una sentenza della Corte di Cassazione stabilì che l’esenzione dall’Ici (già in vigore dal ’92, ma dal cui pagamento erano stati esclusi luoghi considerati “particolarmente meditevoli”) poteva essere applicata solo quando all’interno dell’immobile si svolgesse un’attività effettivamente meritoria e legata al culto. Per fare un esempio, va bene l’esclusione di una chiesa o di un oratorio, ma non quella di un immobile di proprietà vaticana affittato ad una banca. Una sentenza “pericolosa”, a cui corse in soccorso Berlusconi nel 2005. A pochi mesi dallo scioglimento delle Camere, fu approvata una discussa norma che stabiliva l’esenzione dal pagamento dell’Ici per tutti gli immobili della Chiesa cattolica. Un anno dopo il governo Prodi limò la normativa, prevedendo che l’esenzione si potesse applicare solo agli immobili dalle finalità “non esclusivamente commerciali”, ma quell’avverbio – “esclusivamente” – ha permesso alla Chiesa di usufruire dell’esenzione anche per strutture turistiche, alberghi, ospedali, centri vacanze, negozi: è sufficiente la presenza di una cappella all’interno della struttura.
Il risparmio annuo per la Chiesa – e la perdita netta per il fisco italiano – si avvicinano ai due miliardi di euro. E’ stato stimato approssimativamente in circa 50 mila il numero degli immobili ecclesiastici presenti in tutta Italia (in pratica 1 abitazione su 5), ma un vero e proprio censimento non è mai stato fatto dal catasto, soprattutto sul fronte della destinazione d’uso. Anche perché ciascun ente ecclesiastico può essere titolare di più immobili, affittati o in uso per i motivi più diversi (a Roma persino commissariati di Polizia e Carabinieri sono di proprietà vaticana). Si tratta, comunque, di una ricchezza enorme, che non ha analogie all’estero e che è totalmente detassata. Secondo una stima fatta dai Radicali Italiani qualche tempo fa, in tutta Italia sarebbero presenti almeno 30 mila stabili di proprietà della Chiesa adibiti ad attività imprenditoriali e commerciali diverse.
La quantificazione del mancato pagamento solo di questi si aggira sui 2 miliardi e 400 mila euro. All’Ici, poi, si dovrebbero aggiungere anche l’ammontare dovuto per altre imposte sia statali che comunali a cui la Chiesa risulta esente (Irpef, Iva e altro) anche questi quantificabili per circa 4 miliardi di euro. Il tutto mentre la Chiesa risulta beneficiaria dell’8 per mille che lo Stato le versa (anche quando il contribuente non ha esercitato l’opzione: a meno che il contribuente non lo destini ad altro scopo, quei soldi vanno alla Chiesa anche se non dichiarato apertamente) e che è una cifra molto alta: dal 1990 al 2007 la Chiesa ha percepito 970 milioni circa di euro dallo Stato Italiano per “l’esercizio del culto”.
Comunque, per il governo Monti, così attento alle direttive europee, una riflessione sull’esenzione Ici alla Chiesa presto si porrà lo stesso. La notizia, infatti, è che l’Unione Europea ha annunciato (a fine settembre) l’intenzione di aprire un’indagine formale per aiuti di Stato e incompatibilità con le norme sulla concorrenza proprio su questo fronte. Sono tre i punti da chiarire. Oltre all’Ici, c’è anche l’articolo 149 del “Testo unico delle imposte sui redditi”, che “conferisce a vita la qualifica di enti non commerciali a quelli ecclesiastici”, garantendo loro un regime fiscale particolare e favorevole. Infine lo sconto del 50% dell’IRES concesso agli enti ecclesiastici che operano nella sanità e nell’istruzione. Joaquín Almunia, il commissario europeo per la concorrenza, si è lasciato sfuggire che la condanna dell’Italia stavolta sarà “difficile da scampare”. Dopo l’apertura dell’istruttoria, le parti avranno 18 mesi per presentare le proprie ragioni, poi Bruxelles dovrà decidere. In caso di condanna, L’Italia potrebbe chiedere il rimborso all’erario delle tasse non pagate dagli enti ecclesiastici. Ma lo farebbe?
Sara Nicoli
(Fonte:www.ilfattoquotidiano.it)
La notizia è arrivata dalla conferenza stampa del premier Mario Monti alla Sala Stampa Estera di Roma. Un giornalista straniero ha formulato una domanda scomoda: “Avete pensato ad estendere il pagamento dell’Ici anche alla Chiesa Cattolica?”. La risposta di Monti, il cui volto ha improvvisamente perso l’espressione benevola di solo pochi minuti prima, ha lasciato la platea straniera – e subito dopo anche quella italiana – senza parole. “E’ una questione che non ci siamo ancora posti”. E’ ragionevole pensare che il governo non se la porrà mai. Piange Elsa Fornerosulla deindicizzazione delle pensioni da mille euro al mese, ma sembra non esserci proprio la volontà di operare un recupero di un privilegio che in tempi di crisi diventa sempre più difficile da digerire.
L’Ici – che poi si chiamerà Imu – la dovranno pagare tutti. E la rivalutazione delle rendite catastali fino al 60% la renderà forse la tassa più pesante che gli italiani saranno chiamati a pagare nell’immediato. La Chiesa, ancora una volta, resta fuori dal novero dei contribuenti dello Stato pur continuando a percepire l’8 per mille.
Eppure, già nel 2004, una sentenza della Corte di Cassazione stabilì che l’esenzione dall’Ici (già in vigore dal ’92, ma dal cui pagamento erano stati esclusi luoghi considerati “particolarmente meditevoli”) poteva essere applicata solo quando all’interno dell’immobile si svolgesse un’attività effettivamente meritoria e legata al culto. Per fare un esempio, va bene l’esclusione di una chiesa o di un oratorio, ma non quella di un immobile di proprietà vaticana affittato ad una banca. Una sentenza “pericolosa”, a cui corse in soccorso Berlusconi nel 2005. A pochi mesi dallo scioglimento delle Camere, fu approvata una discussa norma che stabiliva l’esenzione dal pagamento dell’Ici per tutti gli immobili della Chiesa cattolica. Un anno dopo il governo Prodi limò la normativa, prevedendo che l’esenzione si potesse applicare solo agli immobili dalle finalità “non esclusivamente commerciali”, ma quell’avverbio – “esclusivamente” – ha permesso alla Chiesa di usufruire dell’esenzione anche per strutture turistiche, alberghi, ospedali, centri vacanze, negozi: è sufficiente la presenza di una cappella all’interno della struttura.
Il risparmio annuo per la Chiesa – e la perdita netta per il fisco italiano – si avvicinano ai due miliardi di euro. E’ stato stimato approssimativamente in circa 50 mila il numero degli immobili ecclesiastici presenti in tutta Italia (in pratica 1 abitazione su 5), ma un vero e proprio censimento non è mai stato fatto dal catasto, soprattutto sul fronte della destinazione d’uso. Anche perché ciascun ente ecclesiastico può essere titolare di più immobili, affittati o in uso per i motivi più diversi (a Roma persino commissariati di Polizia e Carabinieri sono di proprietà vaticana). Si tratta, comunque, di una ricchezza enorme, che non ha analogie all’estero e che è totalmente detassata. Secondo una stima fatta dai Radicali Italiani qualche tempo fa, in tutta Italia sarebbero presenti almeno 30 mila stabili di proprietà della Chiesa adibiti ad attività imprenditoriali e commerciali diverse.
La quantificazione del mancato pagamento solo di questi si aggira sui 2 miliardi e 400 mila euro. All’Ici, poi, si dovrebbero aggiungere anche l’ammontare dovuto per altre imposte sia statali che comunali a cui la Chiesa risulta esente (Irpef, Iva e altro) anche questi quantificabili per circa 4 miliardi di euro. Il tutto mentre la Chiesa risulta beneficiaria dell’8 per mille che lo Stato le versa (anche quando il contribuente non ha esercitato l’opzione: a meno che il contribuente non lo destini ad altro scopo, quei soldi vanno alla Chiesa anche se non dichiarato apertamente) e che è una cifra molto alta: dal 1990 al 2007 la Chiesa ha percepito 970 milioni circa di euro dallo Stato Italiano per “l’esercizio del culto”.
Comunque, per il governo Monti, così attento alle direttive europee, una riflessione sull’esenzione Ici alla Chiesa presto si porrà lo stesso. La notizia, infatti, è che l’Unione Europea ha annunciato (a fine settembre) l’intenzione di aprire un’indagine formale per aiuti di Stato e incompatibilità con le norme sulla concorrenza proprio su questo fronte. Sono tre i punti da chiarire. Oltre all’Ici, c’è anche l’articolo 149 del “Testo unico delle imposte sui redditi”, che “conferisce a vita la qualifica di enti non commerciali a quelli ecclesiastici”, garantendo loro un regime fiscale particolare e favorevole. Infine lo sconto del 50% dell’IRES concesso agli enti ecclesiastici che operano nella sanità e nell’istruzione. Joaquín Almunia, il commissario europeo per la concorrenza, si è lasciato sfuggire che la condanna dell’Italia stavolta sarà “difficile da scampare”. Dopo l’apertura dell’istruttoria, le parti avranno 18 mesi per presentare le proprie ragioni, poi Bruxelles dovrà decidere. In caso di condanna, L’Italia potrebbe chiedere il rimborso all’erario delle tasse non pagate dagli enti ecclesiastici. Ma lo farebbe?
Sara Nicoli
(Fonte:www.ilfattoquotidiano.it)
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