Pubblichiamo qui di seguito una lettera ricevuta da una cittadina castellammarese:
Queste mie parole sono sicuramente uno sfogo, ma anche una riflessione da condividere con chi avrà la pazienza di leggere. Vorrei parlare del problema delle notti castellammaresi, della presenza di numerosi pub nel centro abitato, della musica a volume inaccettabile, degli schiamazzi, del degrado in cui è caduta la cittadina, in quanto, a differenza che altrove, qui la notte si può tutto: bere alcolici e birra in quantità e a qualsiasi età, fumare di tutto, urlare, fare discoteca per strada senza limiti di orario, perché, a dispetto delle regole che pur ci sono, nessuno le fa rispettare.
Queste mie parole sono sicuramente uno sfogo, ma anche una riflessione da condividere con chi avrà la pazienza di leggere. Vorrei parlare del problema delle notti castellammaresi, della presenza di numerosi pub nel centro abitato, della musica a volume inaccettabile, degli schiamazzi, del degrado in cui è caduta la cittadina, in quanto, a differenza che altrove, qui la notte si può tutto: bere alcolici e birra in quantità e a qualsiasi età, fumare di tutto, urlare, fare discoteca per strada senza limiti di orario, perché, a dispetto delle regole che pur ci sono, nessuno le fa rispettare.
E allora perché non approfittare?
Abbiamo di recente assistito a un “Evento”, così è stato pubblicizzato, organizzato ai piedi del Castello, il maggiore monumento del paese, il cui valore storico-artistico è indiscusso. Mi chiedo:
qualcuno degli organizzatori ha pensato che le potenti vibrazioni causate da quel genere di musica, l’intensità sonora elevatissima, la concentrazione eccezionale di folla, potevano arrecare danno a quel patrimonio inestimabile? Vedo tanta superficialità e purtroppo anche ignoranza in questo genere di scelte, operate nella, falsa convinzione di fare il bene del paese, del suo sviluppo turistico. Ma quando usano la parola “Paese” a chi si riferiscono? Non certo a “tutti “ i suoi cittadini, non certo ai mille angoli del centro che vengono ogni notte profanati da schiamazzi, urla, bottiglie lanciate, rombi di motore, vomito e urina dietro i portoni. Ci si riferisce sicuramente a tutti coloro, castellammaresi e non, che vogliono vivere una notte da “sballo”, oppure a quei pochi castellammaresi che, vendendo alcol e birra in quantità inimmaginabili, fanno notevoli guadagni, senza farsi scrupolo che gran parte dei consumatori sono minorenni al di sotto dell’età consentita. Mi chiedo ancora: E’ questo che cercano i turisti venendo a Castellammare?
La scelta di consentire l’apertura di questi locali, che improvvisamente diventano discoteche all’aperto, lungo le “antiche scale”, le vie, le piazze e il lungomare, aggregando centinaia di giovani a discapito delle norme di sicurezza, è sicuramente contraria ai desideri di quella parte del “Paese” che la notte, almeno dopo una certa ora, vorrebbe dormire, riposare, magari perché si tratta di anziani, malati o semplicemente uomini e donne che l’indomani devono andare a lavorare.
Sono madre, figlia, insegnante e cittadina di questo paese che non riconosco più. Oggi mi sento profondamente sdegnata, offesa, preoccupata e arrabbiata con chi, sia nel passato che ora nel presente si è reso responsabile di scelte politiche, legislative, economiche e sociali, che sono una delle cause primarie della deriva comportamentale in cui stanno precipitando le nuove generazioni. E’ evidente infatti la diffusa mancanza di senso civico nel rispetto delle regole. Le regole sembrano essere solo un fatto formale, un fastidio da scavalcare in qualche modo, comunque da non rispettare, se non sulla carta, perché di fatto nessuno le fa rispettare, né gli amministratori, né le forze dell’ordine.
Come madre sono molto preoccupata, perché penso che il paese di notte non sia più sicuro, le migliaia di giovani e giovanissimi che popolano la notte e che per buona parte provengono dai paesi limitrofi, poiché nel loro paese è un “mortorio” mentre da noi “c’è vita”, spesso, involontariamente, creano situazioni di insicurezza, per il sovraffollamento di alcuni luoghi, perché in preda all’alcol e allo stordimento provocato dalla musica assordante si rischiano liti o incidenti .
Come figlia sono preoccupata perché ormai i nostri vecchi non contano più nulla, non sono più degni di rispetto, sono un fastidio e un bersaglio di volgari insulti, qualora reclamino il loro diritto a riposare, a dormire, a vivere con serenità la vecchiaia, già angustiata dalle malattie. Invece si urla, anche attraverso il web, che il nostro è un “paese per vecchi”, che non si vuole dare spazio al divertimento dei giovani, che chi non accetta questo genere di vita dovrebbe andare in “Mozambico” o comprarsi dei “tappi per le orecchie”. Mi dispiace constatare come insegnante il fallimento di noi educatori, in quanto vedo calpestati quei valori che dovrebbero essere fondamentali dell’uomo: il senso civico, il rispetto delle persone chiunque esse siano, ancor più gli anziani, il rispetto dei luoghi, il rispetto delle regole.
Dove sono tutti i genitori? Perché non si preoccupano del fatto che i loro figli conducano ritmi di vita alterati, rimanendo per strada tutta la notte e dormendo tutta la mattina?
Tutto sarebbe diverso se fossero rispettate le regole. Nessuno chiede di chiudere pub e bar, ma di costringerli a rispettare le regole; bisognerebbe valutare bene l’adeguatezza del luogo, rispettare gli orari di chiusura (deve intendersi locale chiuso anche per la pulizia, raccolta di vetro e lattine, spostamento di tavoli e sedie, ecc); rispettare i limiti di decibel concessi, proibire la somministrazione di alcol al di sotto dei sedici anni, come avviene nel resto della civile Europa (non basta fare le ordinanze, bisogna farle rispettare).
E’ amara constatazione che ai nostri amministratori nulla importa della salute dei cittadini. Noi adulti, genitori, insegnanti, amministratori, forze dell’ordine, cittadini tutti dovremmo essere modelli per i nostri giovani, dovremmo educarli al rispetto delle regole, percepite non come una costrizione, ma come l’unica garanzia alla serena convivenza civile e alla crescita culturale della propria comunità.
So che queste parole scateneranno reazioni anche molto polemiche, ben vengano, purché se ne parli e purché qualcosa cominci a cambiare, ma in senso positivo.
Sara Asaro