martedì, agosto 09, 2016

Un vialetto in memoria di due vittime innocenti di mafia. A Castellammare un piccolo grande gesto


CASTELLAMMARE DEL GOLFO. Conclusi i Campi di Estate Liberi organizzati da Libera nel bene confiscato di Contrada Crociferi a Castellammare del Golfo. Come ultimo regalo alcuni campisti hanno deciso di intitolare uno dei vialetti realizzati da loro a due vittime innocenti di mafia.
Circa 60 ragazzi hanno “toccato con mano” la realtà dei beni confiscati alla mafia. Lavoro nei campi e formazione personale: Un binomio perfetto che sintetizza lo spirito dei campi estivi di Libera.
 “L'obiettivo principale dei campi sui beni confiscati alle mafie è quello di diffondere una cultura fondata sulla legalità democratica e sulla giustizia sociale, che possa efficacemente contrapporsi alla cultura della violenza, del privilegio e del ricatto” – spiegano gli organizzatori di Libera.
Nel bene confiscato gestito dall’associazione Castello Libero Onlus in partenariato con il presidio di Libera “Piersanti Mattarella”, gli scout e l’associazione Antiracket e antiusura, i ragazzi hanno coltivato l’orto e raccolto i suoi frutti, costruito vialetti e aiuole e ascoltato le storie di chi è morto per mano mafiosa e di chi ancora oggi in trincea la combatte. Storie di imprenditori coraggiosi che hanno denunciato, di familiari di vittime innocenti di mafia, di uomini delle istituzioni e di giornalisti che raccontano.
In quasi due mesi sono arrivati gruppi provenienti dalla Toscana, dalla Lombardia, dall’Emilia Romagna, dal Veneto, dal Piemonte, dalla Puglia, dal Trentino Alto Adige, dalla Campania, dal Lazio, ragazzi che hanno scelto di “sporcarsi le mani” sui terreni strappati alla mafia.
“Abbiamo fatto un’esperienza simile a Scampia e ci ha colpito molto. Così abbiamo deciso di provare di nuovo qui in Sicilia” ha raccontato Francesca, giovane ragazza emiliana che ha convinto le amiche a provare. “Per noi è la prima volta, si tratta di un esperienza nuova che ci farà crescere. Per noi, che viviamo in Emilia Romagna, la mafia spesso è un fatto distante; se ne parla poco.” Quella che descrivono le ragazze emiliane è l’Italia del nord che ancora in parte nega la mafia. Una mafia che si è infiltrata prepotentemente e si è ramificata esattamente come al sud. Una mafia silente, camaleontica, che non spara, ma non per questo meno pericolosa. Una mafia che si nasconde perfettamente alla luce del sole.
“Per me è la prima volta, sono sempre stata attiva nel sociale ma mai nei movimenti antimafia o in Libera. Nel mio territorio - spiega una giovane ragazza salentina – la  mafia è silenziosa e spesso non se ne parla, anzi si additano tutti gli episodi come “atti di criminalità comune”. Diversa è invece la posizione di un ragazzo di Latina che spiega chiaramente: “il fenomeno mafioso si sente eccome, i casalesi comandano su tutto. Libera e i campi estivi sintetizzano al massimo il mondo dell’antimafia responsabile: lavoro, impegno, conoscenza e dedizione.”
“Ho sentito la necessità di tornare al sud, per conoscere meglio il fenomeno mafioso e avvicinarmi a Libera. Questo campo è sicuramente solo l’inizio, diciamo pure che è il miglior modo per iniziare.” – spiega una ragazza di Rosarno trapiantata a Roma da diversi anni.
A raccontarci le attività che i ragazzi hanno svolto nel bene confiscato di Contrada Crociferi è Vincenzo Desiderio, referente di Libera a Castellammare del Golfo, che insieme agli altri soci si occupano di cittadinanza attiva e antimafia: “I Campi Estati Liberi sono campi di impegno e formazione perché da un lato si vuole coinvolgere le persone nell’impegno contro le mafie in particolare nella cura e nella manutenzione dei beni confiscati alle mafie; per quanto riguarda la formazione sono previsti tanti incontri formativi su temi come l’antimafia, la memoria, la cooperazione ecc. Le attività dei campi e in particolare del nostro, si concentrano su una parte della giornata sul lavoro nel bene confiscato come la cura dell’orto, la pulizie dei terreni, la costruzione di aiuole e vialetti e piccoli lavori di manutenzione. Nel pomeriggio invece si procede con la formazione, abbiamo incontrato familiari di vittime innocenti di mafia come Giovanni Palmeri, Antonella Borsellino, Antonio Zangara, forze dell’ordine, imprenditori coraggiosi come Gregory Bongiorno, giornalisti e soprattutto i referenti siciliani di Libera. Inoltre abbiamo trattato anche il tema dei beni comuni, recandoci presso la Riserva Naturale Orientata dello Zingaro, che ha una storia importante di impegno civile. Se vogliamo contrastare la mafia – sottolinea il referente di Libera Castellammare - dobbiamo essere in grado di comunicare bene, trasmettendo però la vera immagine della mafia e la vera immagine dell’antimafia, quella vera, reale e concreta. Tutti i gruppi sono andati via con una consapevolezze maggiore, non tanto sulla conoscenza del fenomeno mafioso, ma più che altro sul proprio ruolo nella società. Se si vogliono sconfiggere le mafie e produrre un cambiamento bisogna impegnarsi in prima persona. Questo è l’obiettivo principale dei campi di Estate Liberi.”
Qui dove il mare luccica, la sabbia scotta e il vento di scirocco soffia forte, si respira “quel fresco profumo di libertà” e i ragazzi  vanno via sorridenti, lasciando come ultimo ricordo un vialetto intitolato a due vittime innocenti di mafia: Gaspare Palmeri e Salvatore Zangara. Un piccolo grande gesto spontaneo che resterà nel cuore di tutti.
Articolo del 9 agosto 2016 tratto da Alqamah

sabato, agosto 06, 2016

Nei campi estivi di Libera, tra i ragazzi venuti dal Nord «Provenzano? Prima della morte, mai sentito parlarne»

CRONACA – A Castellammare del Golfo alcune associazioni hanno ristrutturato uno dei primi beni confiscati a Cosa Nostra, che adesso è diventato meta di molti giovani. Le giornate trascorrono tra lavori manuali, formazione e incontri con i famigliari delle vittime della mafia. 

L’alba è passata da poco e l’aria fresca lascia il posto al caldo estivo di luglio. Sole, caldo, sudore, lavoro e impegno. Sono queste le parole che fanno da contorno alle giornate dei ragazzi di Libera che dal Nord Italia sono scesi nel profondo Sud per toccare con mano la realtà dei beni confiscati alla mafia. Lavoro nei campi, coltivando le terre e raccogliendo i suoi frutti, e formazione personale, scoprendo le storie di chi è morto per mano mafiosa e di chi ancora oggi in trincea la combatte. Come quella di Gaspare Palmeri, vittima per anni dimenticata, la cui memoria rimane viva grazie al ricordo dei figli Filippo e Giovanni. Storie come quella di Gregory Bongiorno, imprenditore coraggioso che ha denunciato i mafiosi che gli chiedevano la messa a posto, cioè il pizzo. 
Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani, sono tanti i campisti di Estate Liberi. Qui, nel Comune sciolto per mafia nel 2006 che nel tempo ha saputo riscattarsi, l’associazione Castello Libero Onlus gestisce - in partenariato con gli scout, con il locale presidio di Libera e con l’associazione Antiracket e Antiusura locale - un piccolo bene confiscato alla mafia, assegnato dal Comune nel 2012 tramite bando pubblico. Sequestrato negli anni '80 e poi successivamente confiscato all'ingegnere Salvatore Palazzolo, imprenditore colluso con Cosa Nostra con un ruolo centrale nella speculazione edilizia che ha sfregiato la costa di Castellammare del Golfo e Scopello negli anni '70.
Il progetto di riutilizzo prevede la realizzazione di un centro culturale per i giovani. Recentemente l’associazione ha ottenuto un finanziamento a valere sui fondi Pac con il quale ha provveduto a ristrutturare la casa (inagibile al momento dell'assegnazione) e ad avviare le attività di promozione sociale previste dal progetto di riutilizzo del bene. Tra giugno e luglio sono arrivati gruppi provenienti da Toscana, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Puglia, Trentino Alto Adige, Campania e Lazio. Per alcuni si tratta della prima esperienza, per altri invece è un appuntamento annuale. «Siamo stati a Scampia e ci ha colpito molto. Così abbiamo deciso di provare di nuovo qui in Sicilia», racconta Francesca, giovane emiliana che ha convinto le amiche a provare. «Per noi è la prima volta, viviamo in Emilia Romagna dove la mafia spesso è un fatto distante, se ne parla poco». Silenzio che accomuna Nord e Sud. «Nel mio territorio - spiega una ragazza salentina - la mafia è silenziosa e spesso non se ne parla, anzi si additano tutti gli episodi come atti di criminalità comune». Diversa è invece la posizione di un giovane di Latina che spiega: «Il fenomeno mafioso si sente eccome, i Casalesi comandano su tutto. Libera e i campi estivi sintetizzano al massimo il mondo dell’antimafia responsabile: lavoro, impegno, conoscenza e dedizione».
Spiazza rilevare che molti dei ragazzi impegnati a Castellammare non avevano mai sentito parlare di Provenzano prima della sua recente morte. «Ci hanno raccontato che per anni è stato a capo della mafia siciliana - raccontano alcune ragazze -. Prima del giorno della sua morte molte di noi non sapevamo neanche chi fosse Bernardo Provenzano». Su undici giovani intervistate, quasi tutte emiliane, sette non avevano mai sentito parlare dell'ex numero uno di Cosa Nostra. Soltanto nel momento della sua morte, visto che si trovavano in Sicilia, a pochi chilometri da Corleone, il paese del vecchio boss defunto a Milano, hanno potuto conoscere di più la ferocia di Binnu u tratturi.
I campi di Libera servono anche a questo, a fare memoria. «Le attività dei campi e in particolare del nostro - spiega Vincenzo Desiderio, referente di Libera a Castellammare del Golfo - si dividono tra la cura dell’orto, la pulizie dei terreni, la costruzione di aiuole e vialetti e piccoli lavori di manutenzione. Nel pomeriggio invece si procede con la formazione: abbiamo incontrato familiari di vittime di mafia come Giovanni Palmeri, Antonella Borsellino, Antonio Zangara, forze dell’ordine, imprenditori coraggiosi, giornalisti e soprattutto i referenti siciliani di Libera». Spazio anche al tema dei beni comuni con la visita alla Riserva dello Zingaro. «Se vogliamo contrastare la mafia - conclude Desiderio - dobbiamo essere in grado di comunicare bene, trasmettendo la vera immagine della mafia e la vera immagine dell’antimafia, quella reale e concreta».
6 AGOSTO 2016
Articolo del 6 agosto 2016 tratto da MeridioNews.it 

mercoledì, luglio 27, 2016

«Quel campo, inno alla vita Il nostro cuore è ancora lì»

L’esperienza in Sicilia di un gruppo di ragazzi del liceo classico Fermi di Cecina Ecco come raccontano la settimana trascorsa nelle terre confiscate alla mafia

27 luglio 2016

Che schifo la Sicilia, c'è solo la Mafia!" Quante volta ci capita di sentire frasi del genere? Quante volte uno stereotipo riesce perfino a sostituire la realtà? Eppure ogni tanto è necessario aprire gli occhi, aprirli davvero, toccare con mano, e non fermarsi semplicemente alle apparenze. Abbiamo deciso di scrivere questo articolo perché riteniamo che il campo estivo di impegno e formazione con l'associazione "Libera, Associazioni, Nomi e Numeri contro le mafie" al quale abbiamo partecipato dal 4 al 10 luglio presso Castellammare del Golfo (Trapani) abbia cambiato profondamente ciascuno di noi. Il campo si è svolto all'interno di un terreno confiscato alla mafia che noi ragazzi provenienti da varie regioni dell'Italia abbiamo contribuito a rendere migliore con attività che variavano da estirpare le erbacce a costruire muretti per le aiuole. Oltre all'impegno però è stata fondamentale la formazione: abbiamo avuto incontri toccanti come quello con Giovanni Palmieri, figlio di Gaspare Palmieri, vittima innocente di mafia, che ci ha raccontato la storia di suo padre e in pochi minuti è riuscito ad arrivare ai cuori di ognuno di noi. Abbiamo avuto altri incontri, forse meno toccanti dal punto di vista emotivo, ma che ci hanno permesso di comprendere meglio come la mafia agisce, quale ruolo hanno le donne, come si entra a farne parte, che cos'è il racket, la strategia del terrore che utilizza ecc... Ma soprattutto abbiamo avuto un grande esempio di impegno antimafia. Abbiamo avuto a che fare con persone, (siciliani s'intende!) che credono nella legalità e condannano l'indifferenza, che ci hanno trasmesso in così pochi giorni una grandissima voglia di fare, e di scegliere da che parte stare, perchè non sempre ci si può limitare ad osservare da lontano. Adesso potremmo concludere questo articolo nel modo più formale possibile, ma non lo faremo, lo concluderemo esprimendo cosa questa esperienza ha significato per noi ragazzi di 17 anni. A Castellammare del Golfo abbiamo lasciato un pezzetto di ognuno di noi, forse perché speriamo di tornare a riprendercelo, prima o poi, o forse è giusto che resti per sempre là, in una terra che non è solo mafia, ma è soprattutto mare, cannoli con la ricotta, sole che brucia la pelle, persone che ti trattano come un amico di famiglia nonostante tu non le abbia mai incontrate prima, è arancine col ragù, pomodori da cogliere, è 4 tende in un bene confiscato ad un mafioso, è imparare cosa vuol dire "cooperare", perché abbiamo capito che a lavare i piatti è meglio essere in 4 piuttosto che in 3, perché quando si fanno insieme le cose non sono solo più facili, ma anche più belle. Un'esperienza come questa non può in nessun modo scivolarti sulla pelle, no, un'esperienza così è un marchio a fuoco che nessuno potrà mai toglierci, e per questo vogliamo ringraziare coloro che ci hanno sopportato per una settimana, che ci hanno fatto sentire come a casa nostra, e che, come loro stessi hanno detto, non hanno
cercato di accudire bambini, ma di formare adulti. Un grazie ai responsabili del campo: Vincenzo Desiderio, Roberto Odisseo, Fabio Salerno e Pietro Ingoglia.
Alessia Landi
Virginia Bardelloni
Arianna Balestracci
Marco Ferrara
Anna Matteotti
Alessia Carpino
Articolo tratto da: iltirreno.it 

domenica, giugno 19, 2016

“Gaspare Palmeri non sarà dimenticato”

CASTELLAMMARE DEL GOLFO. Ieri, presso il cimitero di Castellammare del Golfo, si è svolta una piccola manifestazione in memoria di Gaspare Palmeri, vittima innocente della mafia.
Tanta gente, amici, parenti, semplici cittadini hanno raggiunto il cimitero per ricordare il concittadino ucciso barbaramente dalla crudeltà mafiosa. Presenti Il Sindaco di Castellammare Nicolò Coppola con gli assessori Barbara e Di Filippi, il Presidente del Consiglio Comunale Domenico Bucca, le autorità militari: polizia, carabinieri, gli uomini della forestale e i ragazzi di Castello Libero Onlus e del locale presidio di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”.
“È un momento molto importante e toccante per tutti noi. – ha spiegato il referenti di Libera Castellammare Vincenzo Desiderio ad Alqamah.it – È un dovere civico di tutti ricordare tutte le vittime innocenti di mafia come Gaspare. Fare memoria non vuol dire essere qui solo nel momento della ricorrenza, ma deve essere sempre correlata all’impegno quotidiano nel contrasto alla mafia, per fare in modo che Gaspare e tutti gli altri, non siano morti invano.”
“Oggi – ha aggiunto Vincenzo Desiderio - siamo qui per ricordare il nostro concittadino, una persona per bene, una persona onesta. Vittima innocente della mafia. Siamo qui anche per colmare un vuoto, durato 25 anni.”
Il Sindaco di Castellammare Nicolò Coppola ha aggiunto: “Ero sindaco anche all’ora. Purtroppo non ho avuto il piacere di conoscerlo. Ma so che era un uomo normale, umile, ucciso 25 anni fa dalla mafia. In questi 25 anni non abbiamo fatto niente per ricordare il nostro concittadino Gaspare. Per questo ringrazio i ragazzi di Libera e la famiglia Palmeri.Era un lavoratore, semplice, umile e amava la famiglia, quindi era un esempio di vita e noi abbiamo il dovere di non dimenticarlo e di fare qualcosa in più anche in futuro.”
Il Presidente del Consiglio Comunale Domenico Bucca ha portato i saluti di tutto il consiglio comunale: “A nome di tutto il consiglio comunale rinnovo l’impegno a combattere tutte le forme di criminalità. Io ricordo quell’episodio, ma è grazie a Libera che oggi ricordiamo il concittadino Gaspare per troppo tempo dimenticato.”
I figli Giovanni e Filippo, entrambi parte della grande famiglia di “Libera”, hanno ricordato la figura del padre e ricordato quel maledetto 18 giugno 1991. Giovanni, molto commosso, ha letto la storia del padre accompagnata da un lungo applauso e da tanta commozione.
Filippo, che oggi vive e lavora a Bologna, invece ha ringraziato tutti i presenti e ha rievocato i suoi ricordi: “Oggi mio padre con la vostra presenza ha riacquistato dignità, per tanti anni persa. Per troppo tempo mio padre è stato dimenticato, una persona onesta, buona, dimenticata ed etichettata come un mafioso. La memoria deve diventare impegno per combattere non solo la mafia, ma soprattutto l’indifferenza. Perché per anni è stato additato come “uomo colluso con la mafia”. Oggi invece possiamo camminare a testa alta. Perché mio padre è stato un uomo buono, onesto, che amava la famiglia, vittima innocente della mafia e dell’indifferenza.”
Vittima dell’indifferenza perché in quegli anni si diceva che “i mafiosi si ammazzano tra di loro” e quindi Gaspare per tanti, troppi, anni è stato “bollato” come mafioso.
I fatti
Il castellammarese Gaspare Palmeri è stato ucciso durante la seconda guerra di mafia, nelle campagne di Corleone, sulla strada per Ficuzza. Gaspare, operaio della forestale, quel maledetto 18 giugno si trovava in macchina con alcuni colleghi, di ritorno da una partita di calcio. Un piccolo incendio sulla strada rallentò l’auto su cui viaggiavano. Un gruppo armato affiancò l’auto e in pochi secondi una scarica di proiettili uccisero Palmeri, altri due uomini che ne ferirono un quarto. Spararono con una mitraglietta e tre pistole calibro 38. Senza scrupoli. Ed infine bruciarono l'auto.
Il bersaglio di quell’agguato mortale era Domenico Parisi, cognato di Lorenzo Greco, vicino alla famiglia Rimi di Alcamo. Ma con lui morirono sotto i colpi della violenza mafiosa Gaspare Palmeri, di 61 anni, Stefano Siracusa di 32 e Domenico Parisi di 41. Ferito in modo grave invece Antonino Mercadante che guidava la golf.
Soltanto nel 2003 la corte d’assise di Palermo ha stabilito l’innocenza di tre dei presenti, così, dopo anni di sofferenza  e di isolamento per la famiglia Palmeri, è stata fatta luce su quel tragico 18 giugno 1991. Oggi i nomi di Palmeri e Siracusa sono entrati nell’elenco delle vittime innocenti delle mafie stilato da Libera e ogni 21 marzo vengono letti durante la “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie.”
Oggi, l’eredità morale di Gaspere Palmeri cammina sulle gambe dei suoi eredi, della moglie, dei figli Filippo e Giovanni che si impegnano quotidianamente e, soprattutto, cammina sulle gambe dei nipoti, che finalmente dopo tanti anni, possono ricordare il nonno Gaspare come "vittima innocente della mafia", camminando sempre a testa alta.
Perchè è compito di ognuno di noi non dimenticare. E Gaspare Palmeri non sarà dimenticato.
Articolo tratto da Alqamah

giovedì, giugno 16, 2016

Castellammare ricorda Gaspare Palmeri, vittima innocente della crudeltà mafiosa

CASTELLAMMARE DEL GOLFO. Si terrà sabato 18 giugno 2016 alle ore 16:00 presso il Cimitero Comunale di Castellammare del Golfo la commemorazione del castellammarese Gaspare Palmeri, vittima innocente della crudeltà mafiosa.
Il presidio  a Castellammare del Golfo “Piersanti Mattarella” di "Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie", l'Associazione "Castello Libero Onlus" e la famiglia Palmeri hanno organizzato una commemorazione per ricordare il concittadino ucciso venticinque anni fa.
L'appuntamento è al cimitero di Castellammare del Golfo alle ore 16:00, a seguire, ci si sposterà in corteo presso la Chiesa di S. Antonio in corso Garibaldi dove alle ore 18:30 sarà celebrata la Messa in suffragio.
I fatti
Il 18 giugno 1991, mentre tornavano da Ficuzza dove avevano assistito ad una partita di calcio, tre persone furono uccise a colpi di mitra da un commando mafioso guidato da Giovanni Brusca ed una quarta persona rimase gravemente ferita.
Tra le persone che persero la vita in quell'agguato vi era Gaspare Palmeri, castellammarese, tecnico della Forestale che nulla aveva mai avuto a che fare con la mafia; lasciò la moglie e due figli, travolti da un dolore immenso.
"A venticinque anni di distanza da quel tragico giorno - spiegano i ragazzi del presidio di Libera "Piersanti Mattarella" di Castellammare del Golfo e dell'associazione Castello Libero Onls - vogliamo tenere viva la memoria del nostro concittadino Gaspare Palmeri, vittima innocente di mafia, per rinnovare così il nostro impegno e quello di tutti i cittadini onesti nella lotta quotidiana contro le organizzazioni criminali, che ancora oggi tentano di piegare la vita della nostra comunità ai loro voleri e alle loro pericolose ambizioni. Per questo motivo - concludono - invitano tutti i cittadini castellammaresi a partecipare alla commemorazione."
Articolo tratto da Alqamah

mercoledì, giugno 08, 2016

Non diffamò il Boss Mariano Agate. Assolto il Giornalista Rino Giacalone in nome dell’articolo 21 della Costituzione

«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure....» (Articolo 21)

TRAPANI. Abbiamo vinto. Abbiamo vinto noi  comuni cittadini. Abbiamo vinto noi che crediamo ancora nel buon giornalismo e nella Costituzione italiana.

Ieri è stata emessa la sentenza del processo a carico del giornalista trapanese Rino Giacalone, accusato di aver “diffamato” la reputazione del boss di Mazara del Vallo Mariano Agate, deceduto nel 2013. Giacalone aveva chiuso un articolo definendolo “un gran bel pezzo di merda”. La vedova Agate con due dei tre figli ha querelato il giornalista, finito così sotto processo.  

Il processo ha ripercorso il curriculum criminale di Agate, membro della cosiddetta commissione regionale di Cosa Nostra, condannato all'ergastolo per mafia, attivo nella raffinazione e nel traffico di sostanze stupefacenti ed iscritto alla nota loggia massonica Iside 2. In seguito al decesso il questore di Trapani ne aveva vietato i funerali pubblici ed anche il Vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, aveva rifiutato i funerali religiosi. L’ex capo della squadra mobile di Trapani Giuseppe Linares di Agate disse “se Agate fosse ancora vivo, Matteo Messina Denaro sarebbe meno importante.”

Il Pm Franco Belvisi aveva chiesto la condanna a 4 mesi e 600 euro di risarcimento, ma il giudice monocratico del Tribunale di Trapani, Gianluigi Visco ha assolto il giornalista “perché il fatto non consiste reato”, citando chiaramente l’articolo 21 della Costituzione. Un articolo spesso calpestato e mortificato. Oggi questa sentenza, come già detto in passato, è già storia. 
La sentenza infatti sancisce un principio chiaro, forse scontato, ma che invece bisognava ribadire nelle sedi opportune. Da oggi non solo la mafia è “una montagna di merda” come scrisse un tempo Peppino Impastato, ma anche i mafiosi, condannati per mafia, omicidio, strage.. sono parte di quella montagna. Quindi oggi un giornalista può scriverlo, può ribadirlo. Quello che abbiamo sempre pensato da oggi, se sei un giornalista, lo puoi scrivere.

I legali di Giacalone Carmelo Miceli e Domenico Grassa (in sostituzione di Enza Rando) hanno prodotto tantissima giurisprudenza in merito e chiarito, nella discussione finale, che “ci siamo difesi dicendo che è vero che andava riconosciuta un minimo di reputazione ma che la stessa era comunque minima. Nella bilancia della giustizia andava messa anche la libertà d’espressione e la funzione sociale dell’articolo appartenente ad un’attività giornalistica. Quindi andava anche considerato il contesto con cui il giornalista prova a descrivere attenendosi alla sua funzione sociale. La valutazione, dunque, non poteva essere solo astratta ma oggettiva e andava valutata caso per caso. La reputazione – spiegano i legali di Rino Giacalone ad Antimafiaduemila - sarebbe stata violata se alla fine del discorso si sarebbe utilizzata un'altra espressione ingiuriosa ma così non è se si racconta la storia di Mariano Agate, dimostrando che lo stesso aveva rappresentato un pezzo importante della storia di Cosa nostra.”


Ad attendere la sentenza un gruppo di ragazzi di “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, il presidente di Libera Don Luigi Ciotti e il Senatore del Movimento 5 Stelle Mario Giarrusso, componente della Commissione Parlamentare Antimafia che ha manifestato solidarietà e vicinanza a Rino Giacalone: “Solidarietà a Rino Giacalone. La mafia è una montagna di merda e chi ne fa parte è un pezzo di merda; non si può processare un giornalista per aver detto la verità, quello che pensano milioni di italiani onesti. Il nome di Mariano Agate non è più un nome rispettabile - continua Giarrusso - a causa degli atti orrendi e criminali che ha compiuto. Per questi nomi si vorrebbe la damnatio memoriae, non certo la tutela giurisdizionale. Sono qui per sentire con le mie orecchie un Pm, che dovrebbe difendere il buon nome di Mariano Agate, un boss sanguinario, condannato all’ergastolo per la strage di Capaci. Una vergogna”.

Tantissimi in queste ore si sono schierati apertamente al fianco di Rino: colleghi, amici, gente comune, e anche qualche politico locale. Baldo Gucciardi, assessore regionale alla Sanità, tramite il suo ufficio stampa ha espresso “soddisfazione per la sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale di Trapani nei confronti del giornalista Rino Giacalone, accusato di diffamazione nei confronti del boss Mariano Agate. Siamo di fronte ad una sentenza - aggiunge Gucciardi - che ristabilisce i valori in campo e solleva Rino, giornalista bravo e coraggioso, da un'accusa assurda e paradossale".

Tra i tanti messaggi ricevuti dal giornalista anche quelli del On. Davide Mattiello, componente della Commissione Parlamentare Antimafia, e del Sindaco di Petrosino Gaspare Giacalone che su facebook ha scritto: Hai vinto tu, abbiamo vinto tutti noi.

In aula sempre presenti i due figli del boss Agate e la vedova Rosa Pace, che dopo la sentenza hanno abbandonato l’aula contrariati, sottolineando soltanto che “è un’ingiustizia. Proviamo tanta tristezza”.

Caro Rino, abbiamo  veramente vinto tutti noi. Un abbraccio. 

mercoledì, maggio 11, 2016

I ragazzi del “Laboratorio di Giornalismo” intervistano la giornalista Annalisa Ferrante

CASTELLAMMARE DEL GOLFO. All’interno del “Laboratorio di Giornalismo” del progetto “Da Cosa Nostra a Casa Nostra” dell’associazione Castello Libero Onlus, i ragazzi hanno incontrato ed intervistato la giornalista castellammarese Annalisa Ferrante. Il lavoro svolto dai ragazzi durante gli incontri si è concentrato su lezioni teoriche e su esempi concreti di cronaca quotidiana. Hanno principalmente affrontato gli argomenti del cosiddetto “Giornalismo 2.0” e focalizzato l’attenzione sulle tecniche di scrittura di un articolo di giornale e in particolare di come preparare un’intervista. Ecco di seguito l’intervista realizzata dai ragazzi ad Annalisa Ferrante, giornalista, portavoce del Sindaco di Castellammare, svoltasi il 3 maggio 2016 presso il bene confiscato di Castellammare del Golfo nell’ambito del “Laboratorio di Giornalismo” a cura del socio di Castello Libero Onlus e collaboratore di Alqamah.it Emanuel Butticè.
Che ruolo ha il portavoce e qual è la differenza con l’ufficio stampa?
“Il portavoce è una figura di fiducia, nel mio caso del Sindaco di Castellammare del Golfo. Il portavocepuò essere anche esterno all’amministrazione ed è chiamato a collaborare con l’organo “di vertice” dell’amministrazione pubblica per i rapporti con gli organi di informazione”. È una figura potremmo dire  “di parte” nel senso che scrive appunto in nome del soggetto in questione. La figura del portavoce, come per l’ufficio stampa, è regolata dalla legge 150/2000. Per quanto riguarda l’ufficio stampa invece deve essere composto da giornalisti iscritti all’albo dei professionisti o dei pubblicisti che possono, comunque, scrivere per i quotidiano occupandosi di altro, cioè non devono entrare in conflitto con il ruolo di addetto stampa. Il portavoce invece può anche non essere un giornalista ma in caso contrario non può lavorare, nel corso dell’incarico, per i quotidiani o radio e tv.”
Tutti rispettano questa legge?
“Non proprio. Io per esempio non condivido quest’ultima parte però bisogna rispettarla. Se il portavoce è anche giornalista deve rispettare le regole di deontologia professionale ma non capisco la limitazione che riguarda l’attività. Se devo scrivere un articolo di “colore” non capisco perché non debba farlo visto che non c’entra con il mio ruolo di portavoce. E’ una limitazione alla libertà di espressione che non ha fondamento.  Anche nel mondo del giornalismo c’è un dibattito aperto proprio su questo tema. Oggi un giornalista, anche se svolge il lavoro di portavoce, non può “frenare” la sua passione. Se si trova una storia da raccontare, ovviamente non legata all’ambito per il quale svolge il lavoro di portavoce,  non può non raccontarla. E’  questo lo spirito di ogni giornalista.”
Qual è la differenza tra un comunicato stampa e un articolo di giornale?
“La differenza è semplice: il comunicato è parziale, l’articolo di giornale dovrebbe essere completo. L’articolo è scritto da giornalisti che raccolgono informazioni e poi le elaborano. Il loro destinatario è il lettore .Il comunicato stampa è scritto da un addetto stampa o portavoce che lavora per un’azienda, un personaggio noto, un Ente pubblico e trasferisce informazioni al giornalista ed alle redazioni per mezzo del comunicato stampa. Il comunicato stampa, in sostanza, è una fonte per il giornalista che lo usa per approfondire e scrivere l’articolo. Il comunicato solitamente è breve e contiene le informazioni principali  di un fatto e le dichiarazioni del politico per esempio, come nel mio caso, del Sindaco. L’articolo si costruisce a partire dal comunicato. Il portavoce manda al giornalista o ai giornali in generale il comunicato ma poi è compito del giornalista andare a sentire la controparte, approfondire, verificare, integrare con interviste o altro. Almeno in teoria, così da  fornire un’informazione quanto più oggettiva possibile. Quindi spesso il comunicato è il punto di partenza di un articolo. Oggi però il copia e incolla del web ha permesso di trasformare i comunicati stampa in articoli. Purtroppo sono sempre meno i giornalisti che approfondiscono e completano le informazioni e si tengono così com’è il comunicato stampa.”
Com’è cambiato il giornalismo con l’introduzione del web e dei quotidiani online?
“È cambiato tanto. Anche la semplice foto da inserire nell’articolo. Prima non esistevano i cellulari o le macchine fotografiche che conosciamo oggi. Per fare una foto si chiamava il fotografo o si facevano le fotocopie delle foto classiche. Oggi invece la foto viene pubblicata quasi in tempo reale. Prima per mandarla al giornale si usava il treno. Ricordo gli anni ’90, un duplice omicidio a Castellammare. Me ne occupai per un giornale che si chiamava “Il mediterraneo”. Un quotidiano che fu pubblicato solo per alcuni anni.  In quel caso, e in altri, mandai le foto recapitandole alla stazione, con il treno. Avevamo, appena 18 anni fa, le buste “fuori sacco” del gds, con il quale avevo già iniziato a collaborare, per mandare le foto senza pagare.  Cioè le foto viaggiavano in treno e gli articoli, scritti con la macchina da scrivere,li inviavo  via fax. Altro che email. Oggi sono tante le professioni scomparse nel mondo del giornalismo: per esempio  il dimafonista al quale noi inviati dettavamo gli articoli scandendoli al telefono. Un giornalista moderno, come nel caso dei collaboratori di Alqamah.it, praticamente si procura le informazioni, scatta la foto, scrive l’articolo, scrive il titolo, impagina tutto e pubblica in pochissimi minuti. Tutta questa procedura prima magari impiegava anche giorni. E’  cambiato anche il modo si scrivere, lo stile. Oggi si scrive “come si parla”, si preferisce un linguaggio semplice e comune a tutti per arrivare a più persone anche grazie al web e in particolare ai social (con tutti i rischi del caso). Anche se sono cambiate tante cose però la figura del giornalista rimane quella: una figura “scomoda” per molti versi ma estremamente utile per la società. Oggi i giornali cartacei sono sicuramente in profonda crisi ma restano comunque un punto di riferimento in quanto fonti sempre  “autorevoli” ed alle quali il lettore può rivolgersi per inchieste o approfondimenti che sul web e i vari social non può certo trovare.  Possiamo dire, infine che sono cambiate tante cose ma in fondo non è cambiato niente. Il mestiere è sempre quello: l’obiettivo è sempre quello di informare, e dunque rendere un servizio ma solo se si è intellettualmente onesti e lo si trasporta negli scritti.”
Quali sono gli articoli che preferisce scrivere e cosa l’ha spinta a fare la giornalista?
“Amo molto scrivere di politica (come passione mia) e soprattutto notizie di “colore”, cioè pezzi che possono interessare i giovani e che sono socialmente utili. Diciamo che amo scrivere, meno parlare. Mi piace trasferire emozioni e pensieri nei mie scritti e provo a farlo. Non so se ci riesco ma mi viene spontaneo farlo: probabilmente è un’eredità, visto che mio padre era uno scrittore. Ma io amo scrivere a prescindere, anche di cronaca o di qualsiasi altra cosa,dai furtarelli ai fatti di mafia. Ho scelto questo lavoro per passione. È un lavoro difficile e soprattutto qui in Sicilia si affronta con mille difficoltà. Ma la morale è sempre quella: non arrendersi.”
Ha mai ricevuto minacce o intimidazioni nel corso della sua carriera?
“Sì è successo qualche volta in passato ma niente di importante, più che altro lamentele e ammonizioni. Capitava spesso un tempo in caso di arresti che magari i parenti si “lamentassero” con noi giornalisti perché non volevano si facessero foto o si indicasse il nome dell’arrestato. Ma si limitavano a questo. Ricordo che mi capitò più volte davanti il commissariato di polizia, in attesa che venisse fuori qualcuno arrestato. Poi le “ammonizioni” dei politici a non scrivere questo o quello. Fatti che consideravo e considero propri del mestiere ed ai quali non ho mai dato peso. Ho sempre fatto quel che ritenevo corretto. Ancora oggi i giornalisti sono ritenuti “colpevoli” e quindi passibili di minacce e/o censure soltanto perché raccontano fatti e verità di pubblica utilità.”
Se potesse tornare indietro, sceglierebbe nuovamente di fare questo lavoro?
“Forse non qui al sud. Fare il giornalista, come dicevo, è difficile, qui al sud è complicato. Molto! E non è considerato un vero lavoro dove sei retribuito adeguatamente rispetto a quel che fai. Pochi spiccioli e una continua, interminabile gavetta. Volontariato, spesso, anche nell’immaginario collettivo.  Forse avrei scelto di andare fuori, volevo già studiare fuori, ad Urbino, ma i miei non potevano. Sono rimasta a Palermo.Mi sono guadagnata degli spazi ma è anche vero che questo mestiere è bistrattato a livello periferico. Già a partire dai colleghi che fanno distinzioni tra pubblicisti e professionisti, corrispondenti di città e provincia. Si creano  piccoli ghetti che non portano a nulla di buono. Vivere facendo il giornalista, sotto tutti i punti di vista, non è semplice, come forse non lo è nessun mestiere. Ma questo è un attimo più delicato.”
Come ha influenzato, nel tempo, il suo lavoro nell’ambito familiare?
“Ovviamente da giovani c’è un approccio diverso. Sei più entusiasta e l’ idea che hai è diversa. Io sono sempre stata una molto corretta anche se non nego che la convinzione di poter contribuire a cambiare lo stato delle cose mi ha mossa e motivata  molto, come faccia, credo, oggi, nella maggior parte dei giovani.  La famiglia mi ha sempre appoggiata e invogliata a fare di più. Con il tempo si hanno più responsabilità e si acquista una consapevolezza diversa. Ma la passione, almeno nel mio caso, è rimasta immutata. Sono un giornalista per indole, anche quando non vorrei più farlo o mi demotivo a farlo e vorrei mollare tutto. Quando non ho un euro e vedo tante cose che sono ingiuste. Ma tutte le strade mi riportano a questo mio mestiere.”
Lei è mai stata censurata e/o querelata da qualcuno per un articolo?
“Capita ogni tanto. Oltre alle intimidazioni oggi si cerca sempre di screditare il giornalista e spesso di ricorrere alle querele. È fastidioso. Come dico sempre io: non è che per far passare la febbre si rompe il termometro. Da cronista qualche querela l’ho ricevuta, ma niente che mi abbia particolarmente preoccupata. Oggi come accadeva anche prima, spesso le querele sono vere e proprie forme di censura. L’importante è sempre seguire quel che si ritiene essere il giusto percorso.”
Cosa consiglia ai giovani che vogliono intraprendere la professione giornalistica?
“Di seguire sempre la passione, non arrendersi ed essere onesti, soprattutto intellettualmente. Leggere, scrivere, guardarsi attorno e non rimanere incollati al pc ma scandagliare il mondo. Un giornalista oggi deve essere in grado di mandare messaggi sociali e per farlo deve imparare a conoscere la società. Questo non si può fare tramite internet. Ma l’unica cosa certa è : crederci sempre e mai mollare.”
Intervista a cura di Enrica, Francesca, Naike, Madalina e Sophie.

venerdì, maggio 06, 2016

Campagna 5x1000 Castello Libero ONLUS 2016. Quest'anno...scegli il bene!

Anche quest'anno, l'Associazione Castello Libero ONLUS chiede ai suoi amici e a tutti coloro che sostengono il progetto di riutilizzo del bene confiscato e tutte le attività in generale che l'associazione svolge sul territorio di Castellammare del Golfo, di contribuire fattivamente con la donazione del proprio 5x1000 dell'IRPEF derivante dalla propria dichiarazione dei redditi per l'anno 2015.
Un piccolo gesto che per i volontari dell'Associazione Castello Libero ONLUS ha un grande significato, perchè consente di finanziare e portare avanti l'azione di sensibilizzazione sociale sulle tematiche della legalità, del contrasto alle mafie, sulla partecipazione democratica alla vita collettiva e sulla salvaguardia del bene comune.
Esprimete la vostra preferenza riportando il seguente codice fiscale nell'apposito spazio della vostra dichiarazione dei redditi: 93058380812.

venerdì, aprile 29, 2016

“Riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie”, un incontro-dibattito oggi a Castellammare del Golfo

CASTELLAMMARE DEL GOLFO. Si terrà questo pomeriggio, venerdì 29 aprile, alle ore 17:00 presso il bene confiscato di Contrada Crociferi a Castellammare del Golfo un incontro-dibattito, organizzato dall'associazione Castello Libero Onlus, sul tema dei beni confiscati alla criminalità organizzata e sull'importanza del loro riutilizzo per finalità di interesse sociale. L'occasione sarà un momento di confronto e di informazione, grazie al contributo e alla testimonianza di chi è impegnato in prima fila nella gestione dei beni e delle imprese confiscate.
A margine dell'incontro verranno consegnati gli attestati di partecipazione agli studenti che hanno frequentato i corsi formativi presso il bene confiscato nell'ambito del progetto "da cOsa nostra...a cAsa nostra".

giovedì, gennaio 28, 2016

Don Luigi Ciotti in visita al bene confiscato di Castellammare del Golfo


CASTELLAMMARE DEL GOLFO. Don Luigi Ciotti, presidente di "Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie" ha fatto visita al bene confiscato di Contrada Crociferi a Castellammare del Golfo.
Don Ciotti ieri mattina ha partecipato alla commemorazione della strage della casermetta di Alcamo Marina e prima di raggiungere Trapani ha fatto una visita privata al bene confiscato di Castellammare, assegnato nel 2012 all'associazione Castello Libero Onlus in partnership con il presidio di Libera Castellammare, l'antiracket di Castellammare e il gruppo scout Agesci Castellammare 1. Il presidente dell'associazione Castello Libero Onlus Antonino Maniaci ha esposto al presidente di Libera il progetto "Da Cosa Nostra a Casa Nostra", tutte le fasi della ristrutturazione, i numerosi corsi e le varie attività che verranno avviate all'interno del bene interamente ristrutturato e inaugurato lo scorso 24 gennaio.
Don Ciotti, dopo aver visitato le due stanze e il terreno coltivato ad uliveto, è apparso molto soddisfatto e ha ringraziato tutti i ragazzi delle associazioni per l'impegno e per il lavoro svolto fin qui. "Quello che avete fatto è davvero un ottimo lavoro; avete recuperato un bene in stato di totale abbandono e restituito alla città di Castellammare. Il vostro impegno - ha sottolineato Don Ciotti - è davvero importante; e sono importanti anche le collaborazioni che avete avviato con le varie associazioni del territorio e della provincia di Trapani. Sono venuto volentieri a farvi visita per ringraziarvi personalmente per l'ottimo lavoro svolto."
"La visita di Don Luigi Ciotti a Castellammare - hanno commentato i ragazzi di Libera - è stata per noi molto importante. Oltre a darci fiducia rappresenta uno stimolo per il lavoro futuro."

martedì, gennaio 26, 2016

Castellammare, inaugurato il bene confiscato di Contrada Crociferi

Consegnato all' Associazione Castello Libero ONLUS , in partnership con l’Antiracket Castellammare , il gruppo scout AGESCI Castellammare 1 e l’ Libera - Presidio "Piersanti Mattarella", Castellammare del Golfo, il bene confiscato alla mafia in C.da Crociferi.Presenti numerose autorità civili e militari e i rappresentanti di molte associazioni locali. Presenti anche il Prefetto di Trapani Leopoldo Falco e il giudice Piero Grillo, magistrato responsabile delle Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani.
Il bene in questione, un piccolo fabbricato con annesso terreno coltivato ad uliveto, è stato uno dei primi beni confiscati a Castellammare del Golfo. Nel 2012, tramite bando pubblico, è stato assegnato all’associazione Castello Libero Onlus, in partnership con l’Antiracket di Castellammare, il gruppo scout AGESCI Castellammare 1 e l’associazione “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, dall’ex Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco Marzio Bresciani. Nel 2014 l’associazione Castello Libero Onlus, da anni impegnata nel sociale, con il progetto “da Cosa Nostra a Casa Nostra” è risultata vincitrice del bando pubblico “Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici” promossa dal Ministero per la Coesione Territoriale e dal Ministero per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione, ottenendo un finanziamento di circa 220 mila euro, da utilizzare per la ristrutturazione e per le attività da svolgere all’interno del bene. Il progetto prevede infatti numerose attività rivolte alla collettività; saranno attivati vari corsi (alcuni già partiti): dopo scuola per i ragazzi delle scuole, corsi di lingua per stranieri immigrati, assistenza alle vittime del racket, corsi di alimentazione, giornalismo, agricoltura e molti altri rivolti alle scuole del territorio e non solo.
Un progetto ambizioso unico a Castellammare del Golfo, definito dai ragazzi delle associazioni come “un sogno che si realizza.” Questa mattina il presidente del’associazione Castello Libero Onlus Antonino Maniaci, particolarmente emozionato, ha spiegato: “Oggi noi restituiamo a tutta la collettività questo bene. In questo modo rinnoviamo l’impegno e ringraziamo tutti quelli che in questi anni ci hanno dato fiducia. Grazie alla autorità presenti, alle forze dell’ordine, alle varie associazioni presenti, un grazie anche all’impresa per l’impegno e la pazienza e a tutti quelli che hanno contribuito con impegno a questo progetto".
Articolo tratto da www.tp24.it 

domenica, gennaio 24, 2016

Inaugurato a Castellammare il bene confiscato di Contrada Crociferi: “Qui la mafia ha perso”

CASTELLAMMARE DEL GOLFO. Si è svolta questa mattina l’inaugurazione ufficiale del bene confiscato alla mafia di Contrada Crociferi a Castellammare del Golfo.
Presenti numerose autorità civili e militari e i rappresentanti di molte associazioni locali. Presenti anche il Prefetto di Trapani Leopoldo Falco e il giudice Piero Grillo,  magistrato responsabile delle Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani.
Il bene in questione, un piccolo fabbricato con annesso terreno coltivato ad uliveto, è stato uno dei primi beni confiscati a Castellammare del Golfo. Nel 2012, tramite bando pubblico, è stato assegnato all’associazione Castello Libero Onlus, in partnership con l’Antiracket di Castellammare, il gruppo scout AGESCI Castellammare 1 e l’associazione “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, dall’ex Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco Marzio Bresciani.
Nel 2014 l’associazione Castello Libero Onlus, da anni impegnata nel sociale, con il progetto “da Cosa Nostra a Casa Nostra” è risultata vincitrice del bando pubblico “Giovani per la valorizzazione dei beni pubblici” promossa dal Ministero per la Coesione Territoriale e dal Ministero per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione, ottenendo un finanziamento di circa 220 mila euro, da utilizzare per la ristrutturazione e per le attività da svolgere all'interno del bene. Il progetto prevede infatti numerose attività rivolte alla collettività; saranno attivati vari corsi (alcuni già partiti): dopo scuola per i ragazzi delle scuole, corsi di lingua per stranieri immigrati, assistenza alle vittime del racket, corsi di alimentazione, giornalismo, agricoltura e molti altri rivolti alle scuole del territorio e non solo. Un progetto ambizioso unico a Castellammare del Golfo, definito dai ragazzi delle associazioni come “un sogno che si realizza.”
Questa mattina il presidente del’associazione Castello Libero Onlus Antonino Maniaci, particolarmente emozionato, ha spiegato: “Oggi noi restituiamo a tutta la collettività questo bene. In questo modo rinnoviamo l’impegno e ringraziamo tutti quelli che in questi anni ci hanno dato fiducia. Grazie alla autorità presenti, alle forze dell’ordine, alle varie associazioni presenti, un grazie anche all’impresa per l’impegno e la pazienza e a tutti quelli che hanno contribuito con impegno a questo progetto.”
Domenico Grassa ha parlato a nome del presidio “Piersanti Mattarella” di Libera: “porto i saluti di Don Luigi Ciotti, del referente regionale Gregorio Porcaro e di quello provinciale Salvatore Inguì. A Castellammare continuiamo a fare memoria e impegno; soprattutto in memoria dei nostri concittadini vittime innocenti della mafia, ricordiamo in particolare Gaspare Palmeri e il capitano Paolo Ficalora. Noi oggi qui rinnoviamo il nostro impegno per il futuro.”
Anche il Sindaco di Castellammare del Golfo Nicolò Coppola ha ringraziato i ragazzi delle associazioni: “Con questi ragazzi oggi vince tutto il paese. Loro hanno vinto, ma noi a Castellammare ancora dobbiamo fare tanto. Abbiamo così deciso di donare all’associazione un piccolo omaggio per il loro impegno e per il lavoro svolto in questi anni per Castellammare.” – ha spiegato il Sindaco Coppola donando una targa ricordo all’associazione Castello Libero Onlus.
Gli scout, presenti anche con numerosi bambini che hanno animato l’intera manifestazione, hanno portato i saluti del Vescovo di Trapani Mons. Pietro Maria Fragnelli. Assente anche l’ex Sindaco Marzio Bresciani per motivi personali ma ha comunque mandato un messaggio: “Vi auguro di lavorare proficuamente, mantenendo sempre il vostro fresco entusiasmo, per la costruzione di un paese libero.” Il presidente dell’associazione Antiracket di Castellammare Sebastiano Cruciata ha sottolineato  che “anni fa era solo un sogno, oggi è realtà grazie all’impegno di tutti”.
Il Prefetto di Trapani Leopoldo Falco ha dichiarato: “Io oggi rappresento lo Stato, ma anche voi rappresentate lo Stato. È anche grazie a Libera e alle altre associazioni che lo Stato è più forte. Noi, in sinergia, stiamo lavorando bene e i risultati sono evidenti. Oggi la battaglia più difficile è gestire tutto il patrimonio confiscato alla criminalità organizzata. Le risposte che arrivano da questo fronte sono più che positive, giornate come questa lo dimostrano. La Sicilia deve scrollarsi di dosso il senso di sconfitta, e solo insieme possiamo farlo. Questa – ha sottolineato – è una battaglia vinta, vinciamone altre. Momenti come questo - conclude - ci danno speranza per il futuro.”
Infine il consueto taglio del nastro da parte del presidente dell’associazione Castello Libero Onlus Antonino Maniaci, del Prefetto Leopoldo Falco e del giudice Piero Grillo.
Una giornata positiva per l'intera collettività che sottolinea ancora una volta che l’impegno e il lavoro alla fine ripagano sempre. Adesso tantissimi ragazzi potranno usufruire di questo posto che dopo anni di abbandono ritrova la luce. Oggi a Castellammare la mafia ha perso...ancora una volta.
Articolo tratto da Alqamah

venerdì, gennaio 15, 2016

GREEN GUARDIAN ANGELS...AD ALCAMO GLI STUDENTI DIFENDONO IL BENE COMUNE

Riceviamo e pubblichiamo con piacere la notizia di qualche giorno fa che riguarda la partecipazione degli
alunni della classe IV A del Liceo Economico-sociale dell’Istituto Vito Fazio Allmayer di Alcamo al progetto scolastico “A scuola di opencoesione”, concorso nazionale che coinvolge più di cento scuole, che consiste nel monitorare un’opera, struttura o attività finanziata con soldi pubblici. Il progetto che la classe ha scelto riguarda il completamento del Centro Comunale di Raccolta ( C.C.R.) e  delle isole ecologiche presenti nella città di Alcamo. Esso ha lo scopo di gestire i rifiuti domestici e industriali garantendo una migliore condizione di sostenibilità ambientale. Il progetto è stato trovato sul sito di Opencoesione, la piattaforma online su cui sono reperibili i cosiddetti “Open data” (dati sui finanziamenti accessibili a tutti).

Per la realizzazione del monitoraggio civico di cui si occuperanno, gli studenti si sono costituiti in team con il nome di “Green Guardian Angels”. Hanno scelto questo nome perché innanzi tutto ritengono importanti i temi ambientali e la salvaguardia del pianeta. Essi aspirano a diventare piccoli “Angeli custodi del verde” in un momento storico in cui la città di Alcamo vive diverse criticità ambientali. Lo scopo è  quello di sensibilizzare sempre più i cittadini alla raccolta differenziata e  di creare una coscienza ecologica sempre più “robusta”. L’intero progetto si articola in cinque step (Progettare, Approfondire, Analizzare, Esplorare, Raccontare) che costituiscono tutto il percorso di monitoraggio civico che li impegnerà fino a maggio.

Gli studenti saranno accompagnati in questa azione di monitoraggio civico dai docenti Carrubba Pier Francesco (referente del progetto), Varvaro Maria Grazia, Amodeo Alina e Galati Michele, e dalle dottoresse di Europe Direct Trapani Ferrantelli Marta e  Adragna Mariangela.

sabato, gennaio 09, 2016

Castellammare, l’odissea dei pendolari (e dei turisti) diretti a Palermo

Sarà perché siamo un paese molto interessato al turismo, sarà quell’aria di mare che fa venir voglia di rimanere per tutta la vita qui… ma se qualcuno si volesse allontanare dal bel paesello non può proprio farlo con facilità. I motivi di ciò non sono sentimenti o forti legami con la nostra bellissima cittadina, bensì gli inefficienti mezzi di trasporto pubblici. A noi castellammaresi piace viaggiare lenti, siamo amanti del rischio di non veder passare un treno e adoriamo il brivido del cambio degli orari del bus senza alcuna comunicazione on-line o cartacea stile vintage nella tabella degli orari dell’autostazione (classico foglio A4 fotocopiato e “appizzato” sopra i vecchi orari).
Ad oggi se si volesse arrivare alla stazione Centrale di Palermo alle 9:00 di mattina (poco più di 60 km da Castellammare), la situazione è la seguente:
Castellammare- Palermo by train: l’unico treno che arriva a Palermo entro le nove, parte dalla stazione di Castellammare alle ore 5:47. Arrivati alla stazione di Piraineto alle 6:42, si dovrà prendere il bus che porterà alla stazione Imperatore Federico. Alle ore 7:36 si prenderà il treno dalla stazione Imperatore Federico fino alla stazione Centrale. Arrivo previsto dopo i 2 cambi: ore 7.57; dopo almeno 2 ore e 10 minuti di viaggio per soli 60 km (così riporta l’ottimista sito di trenitalia) a una invidiabile velocità media pari a 28 km/h.
Castellammare-Palermo by bus invece è molto più conveniente. Almeno esiste un autobus diretto che parte alle 7.10: dovrebbe arrivare in poco più di un’ora e dieci minuti. Ma invece no!!! Anche questo è un rischio: si potrebbe essere così stupidi da credere che gli orari nel sito internet siano aggiornati, o così ingenui da affidarsi a quelli appesi nella fermata di Piazza della Repubblica. Niente di tutto ciò. Aspetterai un bus diretto che è già passato mezz’ora prima.
E così allegramente dovrai prendere alle 7.30 l’autobus successivo che passa per tutti i paesini: Balestrate, Trappeto, Città del mare, Terrasini, Cinisi. Arriverai a Palermo alle 9:30 dopo poco più di due ore e sarai contento di arrivare tardi al lavoro, all’università, in ufficio.
Da buon cittadino, comunicherai il disservizio all’azienda che gestisce il trasporto pubblico per la corsa Castellammare- Palermo ma ti sarà riferito che l’avviso era stato affisso all’interno dei bus da giorni!!!
E se a vivere questa situazione fosse un turista cosa penserebbe dei nostri servizi pubblici regionali? Che pubblicità farebbe in patria?
Ma perché pensare male? Una volta che arrivano i turisti a Castellammare, perché farli andare via così facilmente?
Antonino Fazzino