giovedì, dicembre 28, 2017

Campobello, i migranti nella baraccopoli bruciata «Senza contratto di lavoro, non posso avere affitto»

CRONACA – Thierno è stato uno dei tanti cittadini stranieri che da anni raccolgono le olive nel centro del Trapanese. La notte di Natale si trovava nel campo andato a fuoco, dopo un periodo in cui ha vissuto in una normale abitazione. Mentre il Comune spera di consegnare un'area più attrezzata, i volontari aiutano i braccianti. 

«Quando è scoppiato l’incendio ero a letto. Io sono disposto ad andare in un casa, ma purtroppo per ora non è possibile». A parlare è Thierno, 36enne senegalese che da sei anni vive a Campobello di Mazaradove la notte di Natale un incendio ha distrutto parte della baraccopoli in cui dormono i migranti stagionali impiegati per la raccolta di olive e agrumi. Al momento del rogo erano 70 i presenti, nessuno dei quali è rimasto ferito, anche grazie all'intervento dei vigili del fuoco che hanno messo in sicurezza alcune bombole di gas presenti nell'area. 
Nei mesi scorsi, nei cinquemila metri quadrati di terreno in contra Erbe Bianche, sono arrivati a soggiornare oltre 1500 persone. Tra loro anche Tiherno, che nel centro del Trapanese è ormai di casa. «Probabilmente l'incendio è nato per cause naturali - racconta -. Per due anni ho vissuto in affitto, ma con il contratto scaduto sono tornato qui a Erbe Bianche. Io vorrei andare in un casa, ma purtroppo ci vuole un garante e non ho sempre un contratto. Fino a un mese fa ho lavorato con un regolare contratto, adesso non più». I migranti che vivono a Campobello sono quasi tutti in regola con il permesso di soggiorno e provengono in larga parte dal Senegal e dal Gambia e sono impiegati in particolare per la raccolta della Nocellara del Belice. Molti di loro riescono a ottenere un regolare contratto di lavoro, altri lavorano in nero.
Tra chi ha prestato i primi aiuti dopo l'incendio ci sono i volontari di Libera. «Fortunatamente non ci sono stati feriti e tutti sono stati evacuati in tempo - commenta il referente Salvatore Inguì -. Sulle cause dell’incendio ancora non ci sono certezze, ma attualmente non abbiamo nessun elemento che faccia pensare al dolo. Anche se alcuni dicono che è stato appiccato da qualcuno che è poi fuggito, si presume sia stato causato da un fuoco acceso da qualcuno per riscaldarsi. Ieri - continua - ci siamo visti con l’assessore Lillo Dilluvio che ci ha dato tutta la disponibilità per permettere ai migranti di essere ospitati altrove». «Fortunatamente i danni sono stati contenuti e molte baracche possono essere ancora usate - spiega Leo Narciso, uno dei volontari -. Oggi insieme a Medici Senza Frontiere porteremo coperte e beni di prima necessità e poi, con la Caritas e altre associazioni, cercheremo di dare anche un pasto ai lavoratori ancora presenti nel campo di Erbe Bianche. Speriamo però di avere per tempo il campo in condizioni ottimali per il prossimo anno».
Il campo andato a fuoco sorge in prossimità di un area archeologica: «Ai margini sorge un sito totalmente abbandonato. Il terreno è privato e non si capisce come mai la Soprintendenza non abbia tutelato il sito», spiega a MeridioNewsl’assessore Lillo Dilluvio. Quest'anno il sito che dove essere predisposto all'accoglienza dei braccianti, che si trova in un ex oleificio confiscato alla mafia, è stato consegnato in ritardo. «A causa di tantissimi problemi burocratici non siamo riusciti per tempo ad aprirlo. Però attualmente i lavoratori possono usare i bagni. Questo campo - prosegue Dilluvio - ci è costato già oltre 50mila euro. Speriamo di poterlo avviare in tempo il prossimo anno. Ma da soli non si va da nessuna parte. Con il nuovo prefetto di Trapani, Darco Pellos, stiamo avviando un’importante collaborazione in tal senso. Da parte mia e del sindaco Castiglione c’è tutta la sensibilità per poter dare un’accoglienza dignitosa a questi lavoratori».
Ma oltre i problemi burocratici ci sono anche le risicate risorse della casse del Comune: «Noi già da tempo abbiamo cercando altre strade per poter gestire il flusso di lavoratori stagionali nella nostra città. Anche perché - sottolinea l'assessore - non abbiamo le risorse per gestire oltre 1500 persone nel nostro comune, sicuramente vanno divisi nelle città vicine come Castelvetrano e Partanna». Al momento, però, bisognerà lavorare al ripristino degli spazi danneggiati. «Per poter avviare la bonifica del terreno occorrono circa 60mila euro - conclude -. Contiamo di poterli trasferire presto nello spazio dell’ex oleificio. Certamente non parliamo di ospitalità ma di accoglienza, potranno usare i bagni e delle docce».
Articolo del 28 DICEMBRE 2017 tratto da MeridioNews

giovedì, dicembre 14, 2017

Ecco la Castellammare solidale: “Da oltre vent’anni un aiuto per le famiglie in difficoltà”

Ogni mese i volontari del banco alimentare assistono tante famiglie che chiedono aiuto. Tra le donazioni anche l’olio prodotto dai terreni confiscati alla mafia

CASTELLAMMARE DEL GOLFO. C’è una Castellammare che si sbraccia e lavora per gli altri da oltre vent’anni. È una realtà che ogni mese garantisce un pasto a tante famiglie. Stiamo parlando dei volontari del banco alimentare di Castellammare che assistono le famiglie in difficoltà della città. “Ogni mese consegniamo dei “pacchi” di generi alimentari a chi in precedenza ci ha fatto richiesta.” – spiega Francantonio D’Angelo, Presidente dell’associazione “L’Arca, banco di solidarietà” che fa parte della Fondazione Banco Alimentare.
Ieri sera, in occasione della festa di Santa Lucia, tanti volontari di diverse associazioni, centri di solidarietà, gruppi parrocchiali  e liberi cittadini si sono dati appuntamento al centro “don Minozzi” di via Leonardo Da Vinci per “fare i pacchi”, ovvero per preparare gli scatoli con i generi alimentari raccolti anche durante la giornata del banco alimentare nei supermercati di Castellammare lo scorso 25 novembre. Ma non solo. “Raccogliamo prodotti tutto l’anno anche da altre associazioni locali e da aziende che ci donano pasta, passate di pomodoro, olio e molto altro. Tutto quello che viene raccolto – spiega Francantonio D’Angelo ad Alqamah.it - poi ogni mese viene distribuito alle tante famiglie che assistiamo”.
Ieri sera il clima era di festa, sembrava quasi una serata in famiglia, tra gioia, sorrisi e tanta solidarietà, i volontari si sono divisi i compiti: dagli scaffali ai carrelli, e dai carrelli agli scatoli pronti per partire. “Raccogliamo olio, pasta, passate di pomodoro, sale, zucchero, tonno, latte, biscotti, caramelle, anche qualcosa di fresco e molto altro. Una volta al mese ci riuniamo per fare gli scatoli da portare alle famiglie. La distribuzione – spiega Francantonio D’Angelo – avviene una volta al mese, e ogni “pacco” contiene prodotti che coprono, più o meno, il fabbisogno della famiglia per l’intero mese, in base all’età e al numero dei componenti della famiglia. Riceviamo quasi quotidianamente richiesta di aiuto da famiglie che hanno serie difficoltà economiche: dai padri che hanno perso il lavoro a chi non riesce più ad arrivare alla fine del mese. Purtroppo però non riusciamo a coprire tutte le richieste”.
Al centro “don Minozzi”, durante lo sportello di ascolto, s’intrecciano realtà spesso difficili da immaginare in una città piccola come Castellammare, i volontari ci raccontano che sono davvero tante le richiesta di aiuto e, purtroppo, non tutte riescono ad essere accolte. “Attualmente – aggiunge D’Angelo - abbiamo in elenco 66 famiglie, alcune numerose.  Riceviamo anche le segnalazioni dal Comune e dal locale Commissariato di Polizia, quindi gestire tutto diventa molto complicato. Ma dal ’95 ad oggi, ogni mese, riusciamo a garantire a molte famiglie di Castellammare un piccolo aiuto".

Tra le tante donazioni c’è anche l’olio prodotto dalle olive raccolte nei giorni scorsi al bene confiscato alla mafia in contrada Crociferi. Raccolta avvenuta grazie ai volontari di “Libera”, di “Castello Libero Onlus” e degli scout del gruppo Agesci Castellammare 1. Presente il Presidente dell’associazione “Castello Libero Onlus” Antonino Maniaci e alcuni soci che nei giorni scorsi hanno donato gran parte dell’olio prodotto proprio all’associazione “L’Arca, banco di solidarietà”. L’olio sarà distribuito insieme agli altri prodotti nei prossimi giorni: “Per noi è qualcosa di molto importante, – sottolinea Antonino Maniaci ad Alqamah.it – ci teniamo che l’olio prodotto finisca nelle tavole dei nostri concittadini in difficoltà. Dalla realtà dei beni confiscati ne viene fuori qualcosa di concreto, e noi vogliamo essere utili per la comunità. È un modo per contribuire alla causa del banco alimentare ma nello stesso tempo per portare nelle tavole dei castellammaresi un olio buono, biologico ma soprattutto libero”. Quindi un modo per far tornare alla collettività i prodotti di un bene che di fatto appartiene alla città. Una pagina positiva di riutilizzo dei beni confiscati che si unisce alla solidarietà di chi ogni giorno, da oltre vent'anni, trasmette serenità e speranza.
Articolo tratto da Alqamah