venerdì, novembre 07, 2014

Potatura degli ulivi al bene confiscato alla mafia a Castellammare

“Sono stati potati gli alberi di ulivo al bene confiscato alla mafia di Contrada Crociferi dalle associazioni che gestiscono il bene in collaborazione con l’associazione “Porte Aperte” di Palermo”.
CASTELLAMMARE DEL GOLFO. Nei giorni scorsi si è svolta la potatura degli alberi di ulivo al bene confiscato alla mafia di contrada Crociferi. Le associazioni Castello Libero Onlus, Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie presidio “Piersanti Mattarella” di Castellammare, Antiracket e Antiusura di Castellammare del Golfo, il gruppo scout Agesci Castellammare 1 hanno accolto l’associazione “Porte Aperte” di Palermo che ha provveduto alla potatura degli alberi di ulivo. Il mese scorso l’uliveto è stato protagonista della raccolta delle olive che ha portato a produrre circa 100 litri di ottimo olio che sarà utilizzato per finalità sociali.
L’associazione “Porte Aperte” ha recentemente ottenuto un finanziamento Europeo per la realizzazione di un progetto di inserimento lavorativo rivolto a persone con disagi psichici. Il progetto prevede 900 ore di formazione d'aula e 900 ore di work experience nel settore agricolo e vivaistico. Il progetto si chiama Te.M.la (Team di Mediazione al lavoro e sarà attuato dall’Associazione Porte Aperte in collaborazione con i seguenti enti partner: Centro Siciliano per la Formazione Professionale CE.SI.FO.P; Società Cooperativa Sociale "Immagine" Onlus; lstituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza Azienda Socio Sanitaria di Assistenza alle Persone A.S.S.A.P. "Istituto Principe di Castelnuovo e Villaermosa"; Fondazione per le Opere di Carità " Rosalia Gentile".
I partecipanti - disabili psichici che stanno facendo o hanno concluso percorsi terapeutici - hanno già preso in cura e rimesso in produzione alcuni orti e frutteti abbandonati a Palermo e svolto altre importanti attività pratiche sui terreni di varie aziende nella provincia di Palermo, sempre seguiti da tutor psicologi, agronomi ed esperti in agricoltura. Il loro sogno è creare una cooperativa agricola e coltivare la terra, magari anche confiscata alle mafie
In questi giorni sono in provincia di Trapani per continuare la loro esperienza di formazione al lavoro. Sono stati alla Riserva dello Zingaro per imparare a riconoscere le varie piante tipiche della macchia mediterranea e poi al bene confiscato alla mafia di Contrada Crociferi per sperimentare le tecniche di potatura degli ulivi che hanno appreso in aula.
Il bene e il rispettivo uliveto affidato alle associazioni castellammaresi dalla scorsa amministrazione comunale guidata dall’ex Sindaco Marzio Bresciani (sul quale le suddette associazioni hanno attenuto recentemente un finanziamento per la ristrutturazione e per lo svolgimento delle attività all’interno dello stesso, ndr), si è trasformato, anche se per un solo giorno, in un laboratorio di formazione rivolto a persone che hanno attraversato varie difficoltà nella vita e che, grazie al team del progetto Te.M.la, stanno provando a ricostruirsi una vita dignitosa attraverso il lavoro in campagna.
“È esattamente quello che volevamo che diventasse quando abbiamo scritto il progetto per l'assegnazione del bene – spiegano i ragazzi di Castello Libero - e che abbiamo poi specificato meglio anche nel progetto che ci ha finanziato il Dipartimento della Gioventù. Speriamo di realizzare altre attività del genere in futuro coinvolgendo anche le scuole locali. Alla fine della giornata, - sottolineano soddisfatti i ragazzi che gestiscono il bene -  non possiamo far altro che ringraziare i partecipanti del progetto Te.M.la per l’ottimo lavoro svolto; per l’entusiasmo che ci hanno trasmesso tramite la forza e la voglia immensa che hanno di farcela e per la speranza che hanno alimentato in noi. Siamo loro grati per aver trasformato un bene sottratto alla mafia in un luogo di crescita collettiva, di dignità, di solidarietà e di speranza”.
Articolo del 7 novembre 2014 tratto da Alqamah

Potatura degli ulivi al bene confiscato alla mafia a Castellammare

“Sono stati potati gli alberi di ulivo al bene confiscato alla mafia di Contrada Crociferi dalle associazioni che gestiscono il bene in collaborazione con i ragazzi del Progetto Te.M.La. Palermo”.


CASTELLAMMARE DEL GOLFO. Nei giorni scorsi si è svolta la potatura degli alberi di ulivo al bene confiscato alla mafia di contrada Crociferi. Le associazioni Castello Libero Onlus, Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie presidio “Piersanti Mattarella” di Castellammare, Antiracket e Antiusura di Castellammare del Golfo, il gruppo scout Agesci Castellammare 1con i ragazzi del Progetto Te.M.La. di Palermo”. che hanno provveduto alla potatura degli alberi di ulivo. Il mese scorso l’uliveto è stato protagonista della raccolta delle olive che ha portato a produrre circa 100 litri di ottimo olio che sarà utilizzato per finalità sociali.


Il Progetto  Te.M.La.- finanziato con fondi del Programma Operativo Obiettivo Convergenza 2007-2013, Fondo Sociale Europeo, Regione Siciliana, Avviso n. 1 del 2011 per la realizzazione di progetti volti all’inclusione socio-lavorativa di soggetti in condizioni di disagio ed esclusione sociale (Priorità A) - è stato attuato, grazie ad una sinergica attività progettuale tra diversi Enti partner quali: l’Associazione Porte Aperte, Centro Siciliano per la Formazione Professionale CE.SI.FO.P.; Società Cooperativa Sociale "immagine" Onlus; Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza " Istituto Principe di Castelnuovo e Villaermosa"; Fondazione per le Opere di Carità" Rosalia Gentile".


Il progetto si è sviluppato attraverso 900 ore di formazione d'aula svolte dal CESIFOP  dove si sono approfonditi, con professionisti  del settore, gli aspetti teorici delle varie discipline agronomiche e 900 ore di work experience  svolte presso l’Istituzione Pubblica di Assistenza e Beneficenza " Istituto Principe di Castelnuovo e Villaermosa, dove i ragazzi hanno potuto realizzare un orto biologico seguendo le varie fasi dalla semina alla raccolta dei prodotti, oltre che il ripristino di ampi superfici di agrumeto in stato di abbandono riportandole allo status di produzione. Inoltre presso la Società Cooperativa Sociale "Immagine" Onlus la work experience si è incentrata sul settore della floricultura e del vivaismo in coltura protetta, con la costruzione da parte dei ragazzi di una vera e propria serra, senza tralasciare l’aspetto zootecnico con la possibilità di accudire ed allevare alcuni tipi di animali da fattoria .

I partecipanti - disabili psichici che stanno facendo o hanno concluso percorsi terapeutici - hanno già preso in cura e rimesso in produzione alcuni orti e frutteti abbandonati a Palermo e svolto altre importanti attività pratiche sui terreni di varie aziende nella provincia di Palermo, sempre seguiti da tutor psicologi, agronomi ed esperti in agricoltura. Il loro sogno è creare una cooperativa agricola e coltivare la terra, magari anche confiscata alle mafie. La creazione di una cooperativa è parte integrante del progetto e la Fondazione per le Opere di Carità" Rosalia Gentile"  seguirà i ragazzi nelle diverse fasi dell’avvio di impresa.

Il Progetto prevede delle visite didattiche presso Aziende agricole per consentire ai ragazzi  di sperimentare pratiche agronomiche in prima persona ed apprendere tecniche di potatura, tecniche di coltivazione biologica, produzione e raccolta dell’olive da olio e riconoscere specie vegetali sia spontanee che coltivate.

In questi giorni sono in provincia di Trapani per continuare la loro esperienza di formazione al lavoro. Sono stati alla Riserva dello Zingaro per imparare a riconoscere le varie piante tipiche della macchia mediterranea e poi al bene confiscato alla mafia di Contrada Crociferi per sperimentare le tecniche di potatura degli ulivi che hanno appreso in aula.


Il bene e il rispettivo uliveto affidato alle associazioni castellammaresi dalla scorsa amministrazione comunale guidata dall’ex Sindaco Marzio Bresciani (sul quale le suddette associazioni hanno attenuto recentemente un finanziamento per la ristrutturazione e per lo svolgimento delle attività all’interno dello stesso, ndr), si è trasformato, anche se per un solo giorno, in un laboratorio di formazione rivolto a persone che hanno attraversato varie difficoltà nella vita e che, grazie al team del progetto Te.M.la, stanno provando a ricostruirsi una vita dignitosa attraverso il lavoro in campagna.

“È esattamente quello che volevamo che diventasse quando abbiamo scritto il progetto per l'assegnazione del bene – spiegano i ragazzi di Castello Libero - e che abbiamo poi specificato meglio anche nel progetto che ci ha finanziato il Dipartimento della Gioventù. Speriamo di realizzare altre attività del genere in futuro coinvolgendo anche le scuole locali. Alla fine della giornata, - sottolineano soddisfatti i ragazzi che gestiscono il bene -  non possiamo far altro che ringraziare i partecipanti del progetto Te.M.la per l’ottimo lavoro svolto; per l’entusiasmo che ci hanno trasmesso tramite la forza e la voglia immensa che hanno di farcela e per la speranza che hanno alimentato in noi. Siamo loro grati per aver trasformato un bene sottratto alla mafia in un luogo di crescita collettiva, di dignità, di solidarietà e di speranza”.


Emanuel Butticè

giovedì, novembre 06, 2014

Chiesta condanna per Diego “u nicu” Rugeri arrestato durante l’operazione “Crimiso”


Interamente tratto dal sito www.alqamah.it di Emanuel Butticé
Chiesti 18 anni di reclusione e 18 mila euro di multa per il rampollo della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo.

TRAPANI. I Pubblici Ministeri della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo hanno chiesto la condanna per Diego “u nicu” Rugeri, arrestato nel giugno del 2012 durante l’operazione antimafia denominata “Crimiso” che mise in ginocchio la famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo e Alcamo. I P.M., Dott. Carlo Marzella e Dott. Antonio Sgarrella, durante la requisitoria hanno chiesto per il giovane rampollo della famiglia castellammarese 18 anni di reclusione, 18 mila euro di multa e pene accessorie. La condanna è stata chiesta per tutti i capi d’imputazione.
Le indagini
L’attività di intercettazione, i servizi di pedinamento, i controlli attraverso i sistemi satellitari installati sulle vetture dei suoi coimputati (tutti condannati lo scorso dicembre,ndr), condotte dalla DDA di Palermo, dalla squadra mobile di Trapani e dal Commissariato di P.S. di Castellammare del Golfo, e grazie anche alle testimonianze di alcuni degli imprenditori taglieggiati, hanno dimostrato che Diego “u nicu” Rugeri si è reso protagonista di una reiterata e capillare attività di estorsione ai danni di numerosi imprenditori e commercianti di Alcamo e Castellammare del Golfo.
In particolare i delitti contestati a Diego “u nicu” Rugeri emersi nel corso delle indagini sono di estorsione compiuta nel dicembre 2009, in concorso con Nicolò Pidone, a danno dei fratelli Michele e Salvatore Lombardo, gestori del ristorante “Egestamare” di Castellammare, costringendoli ad assumere la fidanzata dello stesso Rugeri; alla tentata estorsione commessa in concorso con Vincenzo Bosco nell’aprile del 2010 sempre ai danni dei gestori del ristorante “Egestamare”, collocando un copertone e una bottiglia contenente liquido infiammabile all’ingresso del ristorante e successivamente inviando un sms al gestore con cui gli intimavano di “mettersi apposto”; al tentativo di incendio e la connessa violazione di domicilio dell’abitazione di Salvatore Buscemi, consumati l’11 agosto 2010 in concorso con Giuseppe Sanfilippo; alla tentata estorsione commessa in concorso con Giuseppe Sanfilippo nell’aprile del 2010 a danno di Gaspare D’Angelo all’epoca titolare del bar “Vogue”, chiedendo a quest’ultimo diverse somme di denaro “sennò sarebbe successo qualcosa di grave”; al tentativo di incendio dell’abitazione di Salvatore Magaddino, consumato il 4 agosto 2010 in concorso con Giuseppe Sanfilippo; all’estorsione consumata in epoca precedente alla riunione del 16 ottobre 2010 in danno di Salvatore Scuderi, gestore del bar pasticcera “La Sorgente” di Castellammare del Golfo; alla tentata estorsione commessa il 27 gennaio 2009 a danno dell’imprenditore castellammarese Giuseppe Blunda; all’estorsione tentata il 13 gennaio 2012 a danno dei due fratelli Luigi e Giacomo Impastato di Montelepre.
Il summit e lo scontro con Michele Sottile
Lo scontro tra Diego “u nicu” e Michele Sottile è stato l’argomento principale del summit celebrato nella campagne di Castellammare del Golfo, in contrada Inici, il 16 ottobre 2010; riunione che aveva i contorni di un vero e proprio “processo” a carico di Diego Rugeri. Il summit, intercettato dagli inquirenti, ha permesso di evitare una faida interna che sembrava proprio dietro l’angolo. Proprio per evitare che si arrivasse ad uno scontro più acceso tra i due, Rosario Tommaso Leo è stato mandato a “mediare” e a mettere pace tra i due, che non condividevano i modi di operare all’interno della famiglia mafiosa.
Gli altri imputati
Con la sentenza del gup di Palermo dello scorso mese di dicembre sono state emesse le condanne per gli imputati che avevano scelto il rito abbreviato. Le condanne più pesanti sono state inflitte a Michele Sottile condannato a 8 anni e 2 mesi, a Vincenzo Campo 8 anni e ad Antonino Bonura (considerato il capo della famiglia mafiosa di Alcamo) 8 anni. Nicolò Pidone 6 anni e 6 mesi, Sebastiano Bussa e Rosario Tommaso Leo 6 anni, Giuseppe Sanfilippo 5 anni e 2 mesi, 4 anni per Salvatore Mercadante e Vincenzo Bosco. Quest’ultimo accusato di tentata estorsione (con l’aggravante di aver favorito Cosa nostra) invece tutti gli altri sono stati chiamati a rispondere di associazione mafiosa dai Pubblici Ministeri della Procura di Palermo, Carlo Marzella e Laura Vaccaro.
L’unico assolto è l’ergastolano Antonino Bosco. Il suo avvocato è riuscito a dimostrare che le intercettazioni con il cognato riguardavano dissidi interni e non c’entravano niente con la famiglia mafiosa di Alcamo.
Le parti civili
Oltre a due dei danneggiati si sono costituiti parte civile l’ associazione Castello Libero Onlus di Castellammare, il Comuni di Castellammare e di Alcamo, la Federazione antiracket italiana, Confindustria Trapani, Addio Pizzo, le associazioni antiracket di Alcamo, Castellammare e Marsala e il Centro Studi Pio La Torre.
L’associazione Castello Libero Onlus sottolinea che: “Siamo presenti come parte civile in questo processo per rappresentare la società civile organizzata di questo paese, quella società civile che ripudia il pensiero mafioso. Castello Libero tenta di costruire e comunicare un modello di vita senza la mafia, senza le oppressioni e la cultura dell’omertà che, di contro, i vertici mafiosi ed i gregari cercano di affermare quotidianamente, perché la loro forza è la stessa paura della gente siciliana. In questo scenario, il rafforzamento dei clan sul territorio, confermata dalle tante operazioni (che hanno avuto rilievo anche nazionale e non esclusivamente territoriale) lede il prestigio dell’associazione Castello Libero perché vanifica i risultati di una lotta complessa e costosa in termini di sforzi associativi e di vite umane coinvolte. Ci riteniamo parti danneggiate in quanto la presenza di cosa nostra ci impone di fare di più”.
 La richiesta di condanna
Per tutti i capi di imputazione i Pubblici Ministeri della Procura della Repubblica di Palermo, dr. Carlo Marzella e il  dr. Antonio Sgarrella hanno chiesto la pena di anni 18 di reclusione e 18 mila euro di multa. Si chiede inoltre la condanna dell’imputato alle pene accessorie dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici.