Castellammare - È tutto vero, dopo quasi tre anni dal sequestro del
porto di Castellammare del Golfo per le anomalie riscontrate e per
l’ipotesi di reato di utilizzo di cemento “depotenziato”, il porto è
stato dissequestrato. Il Sindaco Nicolò Coppola ha fatto sapere che in
una nota la Procura ha dissequestrato i cantieri per la messa in
sicurezza del porto e che possono riprendere i lavori. I sostituti
Procuratori Andrea Tarondo e Anna Trinchillo hanno ufficializzato il
dissequestro dei blocchi di cemento specificando che le indagini
proseguono. Infatti la Procura ha disposto ulteriori accertamenti
tecnici con riguardo ad ulteriori e diverse condotte per il reato di
frode nelle pubbliche forniture. Il dissequestro è avvenuto anche su
sollecitazione del Genio civile e del comune.
Il cantiere dopo il sequestrato nel maggio 2010 era stato in parte
dissequestrato ma i lavori non erano mai ripartiti a causa dei problemi
legati alle fornitura e alle ditte appaltatrici. Nel 2008 il comune di
Castellammare aveva trasferito la gestione alla Regione. Soddisfatto il
sindaco Coppola : “Siamo davvero soddisfatti, poiché dal nostro
insediamenti abbiamo continuato a chiedere la ripresa dei lavori. Adesso
– continua il sindaco – attendiamo la ripresa dei lavori concordandola
con la procura ed enti interessati. Rimangono lavori per un valore di 7
milioni e non occorre una nuova gara, basta scorrere la graduatoria.”
Con queste parole il Sindaco Nicolò Coppola manifesta soddisfazione per
il risultato ottenuto.
Il porto, diventata una delle opere incompiute più famose della
Sicilia, forse sta trovando piano piano una soluzione. Resta da capire
come si evolverà la vicenda visto che si lega all’operazione antimafia
“Cosa Nostra Resort.” Proprio dalle intercettazioni emerge l’interesse
di noti esponenti di Cosa nostra “affinché perorassero la Siciliana
inerti e bituminosi srl per una fornitura di inerti per i lavori del
porto di Castellammare del Golfo.”
Emanuel Butticè
sabato, novembre 30, 2013
giovedì, novembre 21, 2013
Trattativa Stato-mafia: depone il pentito Antonino Giuffrè
Palermo. Si è tenuta oggi l’udienza del processo sulla
trattativa Stato-mafia presso l’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo,
davanti la Corte d’assise. In aula presente il Procuratore Capo Francesco
Messineo per esprimere vicinanza e solidarietà ai pm della trattativa
minacciati nei giorni scorsi, in particolare al PM Antonino Di Matteo, oggi
assente in aula. Presente anche il presidente di “Libera. Nomi e numeri contro
le mafie” Don Luigi Ciotti e il presidente del centro studi Pio La Torre Vito
Lo Monaco. Ciotti: “Sono venuto qui per dire ai magistrati che non sono soli.”
In aula l’accusa è rappresentata dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi e dai
sostituti Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia.
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha
depositato la lettera a disposizione delle parti civili e chiede di verificare
se la sua deposizione è davvero importante.
Oggi spetta al pentito Antonino Giuffrè, in
videoconferenza, di rispondere alle domande dei pubblici
ministeri. Il pentito Giuffrè viene sentito come semplice teste di fiducia
informato dei fatti ma non imputato.
Il pentito Giuffrè, rispondendo alle domande del dott. Del
Bene, racconta della sua entrata in Cosa nostra partendo dal rito di
iniziazione nel 1980, prima come soldato semplice poi come capo mandamento di
Caccamo. Continua raccontando della sua latitanza, avvenuta dopo aver ricevuto
un mandato di cattura per l’omicidio Lima. Proprio sull’Onorevole Lima dice “Non
ho mai conosciuto l’Onorevole Lima, altri hanno avuto rapporti con lui, era il
referente provinciale di Cosa nostra e intratteneva rapporti con Stefano
Bontade, Riina e altri. Lui era il principale referente della corrente
andreottiana, poi c’erano i cugini Salvo, Vito Ciancimino e Mannino. il voto –
continua Giuffrè rispondendo alle domande del pm Del Bene – andava sempre alla
Democrazia Cristiana fino al 1987, poi si cambia; c’è un cambiamento di rotta,
non si votò più per la Dc ma per il Partito Socialista e per i radicali. Il
ragionamento politico girava intorno a Salvatore Riina, anche se Provenzano non
era d’accordo con lui.”
“Lima era l’ambasciatore di Cosa nostra con Andreotti. Lima
venne ammazzato per dare un segnale forte a tutti. Uccidere uno per insegnare a
cento. Nella lista di politici da punire c’erano anche i cugini Salvo, Calogero
Mannino, Carlo Vizzini e Salvo Andò.” Gli omicidi di Lima, di Falcone e di
Borsellino furono decisi in una riunione drammatica nel dicembre 1991 in cui
partecipò anche Giuffrè e racconta che la sentenza del Maxi Processo fu “la
goccia che fece traboccare il vaso.” “C’era la commissione al completo –
specifica Giuffrè - eravamo nei pressi
di passo di rigano, ricordo che la decisione fu presa da Riina. Nessuno osò commentare
la cosa. Ghiaccio. Signor presidente, si sentivano volare le mosche.” Così sono
stati decisi le stragi del 92. Così Riina emise la sentenza di morte. “Provenzano
era d’accordo con Riina e così, con la morte di Lima, si azzeravano i rapporti
con la vecchia politica e si cambiava strada.” Poi racconta una frase che gli
confidò Riina: “Io e Binnu possiamo anche avere vedute diverse ma quando ci
alziamo dal tavolo stai tranquillo che siamo in perfetta sintonia.”
Parla anche di Vito Ciancimino “lui era corleonese, quindi è
stato l’uomo più influente di Cosa
nostra a Palermo. Soprattutto nel famoso sacco di Palermo. Tra Lima e
Ciancimino? Amore e odio.”
“Falcone era il nemico numero uno di Cosa nostra già negli
anni 80 con l’operazione Pizza Connection.”
Giuffè rispondendo alle domande del Dott. Teresi racconta le
fasi successive alle stragi, quelle del 1993. “Incontrai Provenzano circa un
mese dopo la mia scarcerazione; lo trovai cambiato, come se le colpe erano solo
di Riina. Aveva detto basta alle stragi.” Provenzano così gli confida “lo Stato
quando vuole è più forte, quindi non si deve fare più “scrusciu” (rumore) ed
evitare di dare nell’occhio.”
Emanuel Butticè
martedì, novembre 19, 2013
Palermo scende in piazza per Antonino Di Matteo
PALERMO – Ieri circa duemila persone sono scese in piazza Verdi
in sostegno del Pm Antonino Di Matteo e gli altri Pm della trattativa
Stato-mafia. Di Matteo e gli altri magistrati sono stati minacciati nei giorni
scorsi dal vecchio boss sanguinario corleonese Totò Riina che, dal 41 bis, ha
manifestato tutta il suo odio verso che gli sta sul fiato sul collo.
Davanti al teatro Massimo si è riunita la Palermo onesta,
quella che non lascia soli i magistrati minacciati di morte. In piazza la
Palermo che non vuole che si commettano nuovamente gli errori del passato. Associazioni,
sindacati, scuole, tutti si sono stretti intorno a Nino Di Matteo. Tante le
associazioni tra cui Addio Pizzo, le Agende rosse, Muovi Palermo, Azione
civile, Cittadinanza per la magistratura, Contrariamente, l’associazione
Cambiamenti di Castellammare del Golfo, Antimafia Duemila, Comitato 23 maggio,
Cgil, Resistenza antimafia, Associazione
nazionale familiari vittime di mafia, Libera associazioni, nomi e numeri contro
le mafie tra cui il presidio di Libera “Piersanti Mattarella” di Castellammare
e tante altre. Presenti anche molte scuole e le associazioni universitarie come
Rum e Run.
Presenti anche molti politici e magistrati tra cui l’Onorevole
Fabrizio Ferrandelli e il Presidente della Regione Siciliana Rosario Crocetta,
duramente contestato dagli attivisti “No Muos.”
“Ogni battaglia contro la mafia la dobbiamo considerare una
mappa di avanzamento e di liberazione della società, ma non dobbiamo pensare
che sia un risultato definitivo. Il nostro compito deve essere quello di
sradicare questo male dalla realtà politica della società siciliana,
scardinandolo dal sistema degli affari dove ha subito dei duri colpi. Io sono
convinto che i magistrati vinceranno se la lotta alla mafia la faremo ognuno di
noi, dal disoccupato allo studente, dall'imprenditore alle casalinghe.” Ha
commentato Rosario Crocetta prima di essere contrastato da alcuni attivisti.
“Hai venduto la Sicilia agli americani, vergogna. La gente intanto muore di
tumore, vergogna” hanno urlato al governatore che non ha esitato a rispondere:
“Io non ho niente di cui vergognarmi, lei si deve vergognare che usa una
manifestazione antimafia per parlare di questioni ideologiche che non conosce”
ha risposto Crocetta allontanandosi da piazza Verdi per prendere posizione in
testa al corteo.
Il corteo da piazza Verdi ha percorso via Maqueda fino a
raggiungere i quattro canti e la vicina piazza delle Aquile sede del comune
dove si è svolto un flashmob. “L’università si fa sentire e noi a Cosa nostra
diciamo no – intonano i ragazzi in coro – Palermo è nostra e non di Cosa nostra. Siamo tutti Di Matteo.”
Giunti in prossimità del palazzo comunale il Sindaco di
Palermo Leoluca Orlando accoglie il corteo “Ci sono ancora troppi politici
collusi. Fino a quando non verranno buttati fuori, la mafia continuerà ad
esistere. Siamo tutti con Di Matteo e le istituzioni che combattono la mafia.”
Quella che è scesa il piazza è una Palermo viva, onesta e
giovane.
Emanuel Butticè
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lunedì, novembre 11, 2013
Comunicato stampa di Libera sull'istituzione di un casinò a Castellammare
Comunicato stampa dell' associazione "Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie" del 11/11/2013
Facendo seguito
alla proposta del consigliere di maggioranza Giuseppe Cruciata per l’apertura
di un Casinò nel
territorio castellammarese, ci sentiamo in dovere di esprimere il nostro totale
disaccordo. Sicuramente non
spetta a noi dare un giudizio legale sulla proposta, che sarà valutata dalle
autorità preposte, ma da un
punto di vista etico e morale non riteniamo che possa giovare al territorio castellammarese
l’apertura di un casinò, perché significherebbe attirare l’attenzione delle
mafie più che degli onesti
investitori. L’apertura di un Casinò non gioverebbe al benessere della
comunità, considerando che
un’attività del genere incrementa ulteriormente il rischio di dipendenze patologiche da
gioco d’azzardo (ludopatia), già in forte aumento nella popolazione. Libera è impegnata a livello
nazionale contro il gioco d’azzardo tramite la campagna “Mettiamoci in gioco” poiché ritiene che
i costi sociali e sanitari che il gioco d'azzardo patologico comporta per la
collettività siano superiori ai
benefici che ne trae; quindi noi non possiamo che bocciare la proposta del consigliere
Giuseppe Cruciata. Alla luce dell’aumento del numero di giocatori d’azzardo
patologici (attualmente
secondo il dossier Azzardopoli l’Italia è il paese in cui si gioca di più in
Europa e si stimano 800 mila
dipendenti patologici e 2 milioni di giocatori a rischio) che interessa anche
la comunità
castellammarese, riteniamo opportuno che l’amministrazione si impegni ad
applicare delle politiche che
mirino ad arginare tale fenomeno.
“Libera.
Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”
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sabato, novembre 09, 2013
Castellammare: sarebbe questa la politica costruttiva?
Regolamento del centro disabili, ha vinto l'ostruzionismo
In data 07 Novembre 2013 si è tenuto
il consiglio comunale di Castellammare del Golfo, tra i punti all’ODG il
“Regolamento del centro diurno per disabili”. Tale regolamento oggetto di
attenzione da parte del gruppo consigliare CambiaMenti è apparso perfezionabile
in diversi punti.
Il gruppo consiliare di cui sopra
detto si è pertanto preposto alla modifica del regolamento presentando in Consiglio
Comunale degli emendamenti volti a migliorare la qualità del regolamento
stesso, apportando delle modifiche nelle finalità e nelle prestazioni del
centro, così come nella regolamentazione del comitato di gestione e dell’equipe
multidisciplinare.
Tali emendamenti, ad eccezione di
uno, in sede in Consiglio Comunale sono stati oggetto di ostruzionismo da parte
della maggioranza che persevera in una logica di maggioranza-opposizione che
impedisce una costruttiva collaborazione per il bene comune.
Cambiamenti
ritiene che la buona politica sia quella dedita a lavorare nel pieno rispetto
delle esigenze dei cittadini valutando l’oggettiva qualità delle proposte a
prescindere dalla parte proponente.
Pertanto,
nonostante le imperfezioni riscontrate e non prese in considerazione dalla
maggioranza, il gruppo consiglieri di CambiaMenti, riconoscendo la necessità di
una regolamentazione inerente il centro diurno disabili, approva in seduta di
Consiglio Comunale il suddetto regolamento, continuando sulla linea di una
politica costruttiva e propositiva per la cittadinanza.
(Comunicato stampa Ass. Cambiamenti)
venerdì, novembre 01, 2013
L’ultimo saluto a “Licchia”
PALERMO – Ieri amici e conoscenti provenienti da tutta la provincia di Trapani e Palermo hanno salutato per l’ultima volta Salvatore Coppola nella chiesa dell’ospedale Villa Sofia di Palermo dove era ricoverato dal 18 ottobre. Coppola non è solo il suo cognome, ma anche un simbolo che lo contraddistingue. Tanta commozione nella chiesetta dell’ospedale dove il prete amico di Salvatore l’ha descritto come un uomo libero e indipendente. Un uomo che nonostante i periodi bui della sua vita, ha saputo rialzarsi sempre con coraggio e forza. Tante associazioni presenti, tanti amici di battaglie e conoscenti tutti per dare l’ultimo saluto a “licchia” l’uomo con la coppola.
L’ho conosciuto
per la prima volta a Partinico alla manifestazione di solidarietà nei confronti
di Pino Maniaci e Telejato. Da quella volta l’ho sempre incontrato alle
manifestazioni antimafia. L’ultima volta, l’estate scorsa, ci siamo “scontrati”
alla Feltrinelli di Palermo. Anche quella volta con la coppola nonostante il
caldo. Come sempre mi ha riconosciuto, salutandomi con affetto. Era un uomo
determinato, che ricordava tutto e tutti, soprattutto chi come lui condivideva
gli stessi ideali. Anche se i nostri incontri erano molto distanti l’uno
dall’altro, ogni volta era un piacere reciproco. Salvatore ha dedicato la su vita a diffondere
oltre i confini della Sicilia la cultura, la libertà e la legalità non solo con
i “Pizzini della legalità” ma anche con la sua presenza costante. Da Trapani a
Palermo è riuscito a coinvolgere molti amici, giornalisti e “addetti ai lavori”
dell’antimafia nel suo progetto di legalità con la sua casa editrice. La
Coppola editore oggi è considerata una delle più prestigiose case editrici
indipendenti sul territorio siciliano e non solo.
Oggi i trapanesi
chiedono che gli venga intitolata una strada nella sua Trapani. Una Trapani che
Salvatore conosceva bene e che lascia migliore di quella conosciuta
quarant’anni fa; questo anche grazie a
lui. Ciao Salvatore.
Emanuel Butticè
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