martedì, luglio 28, 2015

Mafia e Antimafia. A Trapani il paradosso è servito!

A Trapani, crocevia di molti affari occulti e non, il paradosso è servito! Si può parlare male della mafia ma non di un mafioso. Può sembrare paradossale ma c’è un processo in corso che sintetizza quanto di più paradossale possa esistere: un cronista a processo per aver “offeso un mafioso”.

La storia che si ripete e che colpisce sempre chi scrive. Chi racconta. È già successo. Ma che i familiari di un boss mafioso querelino un giornalista è un fatto unico in Italia.

Il boss mafioso è Mariano Agate di Mazara del Vallo, il giornalista è Rino Giacalone. Uno, il primo, è stato condannato all’ergastolo per 7 omicidi, tra cui quello del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto. L’altro è un giornalista trapanese in prima linea contro la mafia, che da più di trent’anni racconta fatti e misfatti della città del sale, dove s’incontrano poteri occulti, massoni, mafiosi e servizi deviati.

Uno, il primo, nel 1986 risultò nell'elenco degli iscritti alla loggia massonica segreta Iside 2 di Trapani, l’altro, il secondo, risulta iscritto a “Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”  da parecchi anni. Bella differenza!

Uno, il primo, è morto nel 2013, l’altro, il secondo, ha raccontato sul blog “Malitalia” della sua morte, ricostruendo la sua storia criminale. In fondo al pezzo, una riga finale in cui il cronista si riallaccia alla storica frase di Peppino Impastato “la mafia è una montagna di merda”. Poche parole, che non sono piaciute ai familiari del boss Agate che hanno così denunciato il giornalista e chiesto 50 mila euro per i danni, soldi che andranno comunque in beneficenza. Un processo unico nel suo genere. Una sentenza che a prescindere dall'esito sarà unica e, oltre a fare giurisprudenza, farà storia nel “mondo” dell’antimafia. Un’antimafia che comunque non molla, nonostante i continui attacchi ricevuti da più parti. Lo stesso Giacalone oggi è un giornalista molto esposto. Non è ben visto da mafiosi, politici e addirittura da molti colleghi (e questo forse spaventa di più!) che recentemente hanno avviato una vera e propria “macchina del fango” nei suo confronti.


Ma Giacalone sa di non essere solo. Il suo senso di isolamento, legittimo, viene da una consapevolezza: un giornalista scomodo, senza condizionamenti, senza “censure” è un giornalista “fastidioso”, “da zittire” con il metodo più raffinato e antico: la macchina del fango, l’isolamento. “Macchina” che in provincia di Trapani viene avviata da più parti e aggiungerei anche in modo impeccabile. Ma, come dicevo, Giacalone sa bene di non essere solo. Lo si legge negli occhi dei ragazzi di Libera Jesi che sono venuti fino a Trapani per schierarsi al suo fianco, lo si legge negli occhi dei tanti giovani giornalisti che in Rino vedono una guida, una luce nel buio mondo dell’informazione. Lo si legge. E basta. Rino non è solo e non lo sarà mai.


In conclusione, riprendendo le parole di un socio di Libera “oggi siamo tutti sul banco degli imputati!” credo che non solo siamo tutti imputati con Rino, ma siamo tutti colpevoli di aver pensato almeno una volta quella frase rivolta ad un mafioso. Per questo siamo tutti obbligati a schierarci dalla parte giusta: quella di Rino!

mercoledì, luglio 15, 2015

Campo E!state Liberi 2015 - Castellammare del Golfo

Memoria. Impegno. Formazione.



Ma anche mare, relax e divertimento.



Lottare contro le mafie non è roba da musoni!





giovedì, maggio 21, 2015

Rino Giacalone non è indagato. Libera Trapani: "alle volte le penne sparano peggio delle lupare"

Il Coordinamento Provinciale di Libera a Trapani fa il punto della situazione in merito alle false notizie che circolavano su una presunta indagine del giornalista Rino Giacalone.
Il 2 Maggio l’emittente televisiva trapanese “Telesud”, comunica nel suo notiziario delle ore 14.00, la notizia che il giornalista Rino Giacalone è indagato per tentata estorsione e millantato credito. Il fatto sarebbe che il giornalista si sia proposto a Davide Durante – che ha qualche problema con la Giustizia – per “sistemare” la sua situazione giudiziaria, grazie a conoscenze tra i magistrati, in cambio di un favore.  
Secondo l’articolo, quindi, Rino Giacalone è indagato e il Durante ha consegnato alla Procura la registrazione della conversazione, oggetto del fatto reato. L’articolo è firmato da Luigi Todaro, e sul sito dell’emittente televisiva v’è pure un editoriale del sig. Massimo Marino, Presidente di Telesud.
Entrambi, giornalista ed editore, fanno riferimento al “segreto di Pulcinella”, per dire che da settimane la notizia era nota a Trapani, sia tra gli addetti ai lavori e sia tra la gente… specificando anzi, che a Trapani non si parlava d’altro.
Pare, inoltre, che la notizia dell’iscrizione nel Registro degli indagati di Rino Giacalone, fosse già stata abbondantemente anticipata tramite il tam tam di facebook, che pur non nominandolo mai direttamente ed esplicitamente, alludeva così evidentemente al Giacalone, che da più parti giungeva oramai la notizia di un terremoto prossimo ad irrompere nella tranquilla città di Trapani, con già l’anticipazione di ulteriori clamorosi sviluppi.
 Inutile qui indugiare su come può essersi sentito, psicologicamente, Rino Giacalone, dinnanzi a tale notizia, soprattutto alla luce di  dolorose vicende personali, tra le quali essere già imputato in un procedimento penale per avere insultato la memoria del boss Mariano Agate di Mazara del Vallo, definito in un articolo, “Pezzo di merda”, e portato in giudizio dalla vedova del boss, che chiede un risarcimento di 50mila euro.
 Parliamo con Rino di questo nuovo fatto riportato dai media e dai Social-net. Rino ci dice che il fatto non esiste, né l’essere indagato e tanto meno l’avere cercato di sistemare le grane giudiziarie di chicchessia. E noi abbiamo creduto a Rino. E così abbiamo convenuto che egli stesso facesse richiesta formale alla Procura di Trapani, per sapere se fosse indagato per i fatti suddetti.
Oggi, 19 Maggio, la Procura ha risposto, senza alcuna sorpresa da parte nostra, smentendo quanto riportato dai media e dai social.
 Adesso possiamo uscire dal silenzio che ci eravamo imposti, perchè a parlare, avevamo deciso, fossero i fatti e non le opinioni o i pre-giudizi (positivi o negativi).
Adesso Rino si regolerà di conseguenza, denunziando nelle sedi opportune, chi ha diffuso false informazioni sulla sua persona e sui fatti. A noi l’amara constatazione che di non tutta l’informazione locale c’è da fidarsi.
A noi il dubbio se i fatti, succintamente su narrati, sono il frutto di un equivoco o se c’è in atto una azione, con consapevole malafede, volta al discredito e all’annichilimento dell’impegno civile e sociale di  taluni gruppi di persone?
A noi la domanda: come è possibile che una notizia possa essere inventata così di sana pianta e possa impunemente circolare?
Può un giornalista, sedicente in buona fede, prendere per buone le chiacchiere da bar (da facebook, in questo caso) e propagandarle come vere? Senza manco un tentativo di verificare la fonte e la fondatezza della notizia?
E se invece il giornalista è stato veramente in buona fede e qualcuno lo ha indotto nell’errore, non dovrebbe fare altro che scusarsi, pubblicamente, con il diretto interessato e correre in Procura a fare il nome di chi ha messo in giro voci così false e calunniose.
Alle volte le penne sparano peggio delle lupare.
LIBERA - Associazioni, nomi e numeri contro le mafie Coordinamento Provinciale – Trapani

sabato, marzo 21, 2015

21 marzo, anche Castellammare ricorda le vittime delle mafie


CASTELLAMMARE DEL GOLFO. Anche a Castellammare si sono ricordate tutte le vittime delle mafie. Oggi, 21 marzo, giornata della memoria e dell’impegno organizzata dall’associazione Libera, si è svolta una piccola passeggiata per le vie del paese in ricordo di tutte le vittime delle mafie. Alla giornata, organizzata dal presidio “Piersanti Mattarella” di Libera Castellammare e dall’associazione Castello Libero con la collaborazione del CAI, hanno partecipato anche alcune scuole, alcune classi dell’istituto “Mattarella-Dolci” di Castellammare del Golfo e dell’istituto comprensivo “Giovanni Pascoli”. Presente anche Tiziana Ficalora, figlia del capitano Paolo Ficalora, capitano di lungo corso ucciso dalla mafia nel 1992 proprio a Castellammare del Golfo e per anni dimenticato. Ma non esistono vittime di serie “A” e vittime di serie “B”. Libera nella giornata della memoria e dell’impegno ricorda tutti, dal primo all’ultimo. “Invito i ragazzi a non prendere scorciatoie. – ha sottolineato Tiziana Ficalora – Oggi più che mai è importante essere onesti, in ogni momento della vostra vita.”

Il corteo, partito dal Viale Umberto I, sede del CAI, ha percorso la via Rosario Livatino, soprannominato il giudice bambino, ucciso dalla mafia nel 1990 a soli 38 anni. Dopo un breve momento di raccoglimento, il corteo ha percorso il viale Paolo Ficalora, fino ad arrivare al bene confiscato alla mafia in contrada Crociferi gestito dall’associazione Libera, Castello Libero, antiracket e dal gruppo scout Agesci Castellammare 1.

Presso il bene confiscato alcuni studenti hanno letto alcuni testi in memoria delle vittime delle mafie, seguiti da un piccolo momento musicale. Soddisfatti i ragazzi di Libera: “Ringraziamo tutti per essere venuti e soprattutto ringraziamo Tiziana Ficalora per essere stata presente in questa giornata.”

lunedì, febbraio 02, 2015

Chi riflette e chi no. Congratulazioni Presidente Mattarella.

Avremmo potuto - e forse dovuto - congratularci pubblicamente con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella già un paio di giorni fa, qualche minuto dopo la sua elezione. Anche e soprattutto perché abbiamo scelto qualche anno fa di intitolare il presidio di Libera a Castellammare del Golfo proprio a Piersanti Mattarella, per contribuire nel nostro piccolo a tenerne viva la memoria.

Un nostro difetto - o virtù, dipende dai punti di vista - è quello di non parlare in pubblico solo per farci vedere, per riempirci la bocca di inutili parole che portano solo un po' di visibilità fine a se stessa. Ci sforziamo di parlare solo quando abbiamo davvero qualcosa da dire.
Sappiamo bene che, nonostante ciò, c'è chi ci annovera a pieno titolo in quell'indistinto calderone che è la famigerata "antimafia parolaia", quell'antimafia di facciata che si riempie di parole vuote al sol scopo di ottenere accesso al potere e di cui fanno parte tutti, tranne chi la nomina e la indica a ogni piè sospinto. Ma a noi non importa, perché le nostre parole e quelle di chi appiccica a chiunque il titolo di "antimafioso parolaio" saranno presto dimenticate. I frutti del nostro agire no. Quelli resteranno lì, viva e dinamica testimonianza del piccolo impegno di chi vuole costruire una società veramente libera in cui ci sia vera giustizia sociale.

Meno parole e più fatti, ci ripete spesso Don Luigi Ciotti. Ha ragione. E noi ci sforziamo di fare del nostro meglio, senza curarci troppo se lo vedono tutti o soltanto chi vuole davvero vedere.

In questi due giorni c'è stato un fiume in piena di commenti su Sergio Mattarella, tra chi ha cercato pagliuzze nei suoi occhi dimenticando le travi nei propri e chi ne ha decantato le doti sottolineando i propri rapporti, più o meno stretti, con il Presidente nel tentativo di brillare di luce riflessa almeno un po'.

Ci spiace deludervi, ma non troverete ombre nel passato e nel presente di Sergio Mattarella. Forse in quello del padre Bernardo, ma se questo dovesse essere sufficiente a far pagare a un figlio le colpe del padre, allora smettetela di sfilare in corteo a Cinisi per Peppino Impastato. Smettetela di andare a commemorare Rita Atria a Partanna sulla sua tomba. Perché anche loro hanno avuto padri di cui non esser del tutto fieri, ma hanno riscattato se stessi con il loro impegno in direzione opposta e contraria.
E non brillerete della luce riflessa di Sergio Mattarella, nè di quella di Piersanti, semplicemente perché non avete una "superficie riflettente". Neanche un po'.

Piersanti Mattarella e suo fratello Sergio hanno avuto il coraggio di guardare da vicino, negli occhi, la mafia e tutta l'area politica, burocratica e imprenditoriale collusa con essa; l'hanno studiata per riuscire ad individuare i punti deboli, per capire dove e come colpirla per indebolirne il potere fino alla completa distruzione; hanno atteso pazientemente il momento giusto per sferrare il loro attacco e, quando lo hanno sferrato, hanno fatto davvero male a Cosa Nostra e a tutta l'area grigia intorno.
Ma hanno avuto la forza e il rigore morale di non mescolarsi mai con quegli ambienti sporchi fino al midollo, seppur così vicini. Si sono distinti per non essere confusi con essi. E ne hanno pagato il prezzo più alto.

Voi che oggi vi fregiate della "vicinanza e amicizia" del Presidente Mattarella, invece no. Voi che tirate fuori dai cassetti vecchie fotografie che vi ritraggono con Sergio Mattarella o con Piersanti Mattarella, non avete appreso nulla da loro e non avete neppure un briciolo di quelle virtù che li contraddistinguono da tutto il resto, che li distingue da voi.

Voi che non avete mai avuto il coraggio e la forza, come li hanno sempre avuti Piersanti e Sergio Mattarella, di resistere alle sirene o alle minacce di Cosa Nostra e dei suoi alleati, non brillerete mai della loro luce riflessa.

Voi che siete scesi a patti e compromessi, per viltà o per interesse, con Cosa Nostra e i suoi alleati, non brillerete mai della luce riflessa del Presidente Mattarella.

Voi che avete accettato i voti di Cosa Nostra e dei suoi alleati - per non dire che li avete attivamente cercati - sarete sempre ben distinti e distinguibili da Piersanti Mattarella e da Sergio Mattarella e non sarete mai confusi con essi, perché non ne avete neppure mezza virtù. E si vede.

Noi non abbiamo conosciuto Piersanti Mattarella, perché siamo nati dopo il suo assassinio per mano mafiosa, né abbiamo mai avuto l'onore di incontrare Sergio Mattarella. Probabilmente nessuno della famiglia Mattarella sa che esistiamo.
Noi ci sforziamo con la nostra azione, invisibile ai più eppur presente e quotidiana, di onorare il sacrificio di Piersanti e di apprendere con l'esperienza quotidiana l'arte della cittadinanza responsabile e schierata chiaramente e nettamente dalla parte giusta - quella contro le mafie e i suoi alleati - che Piersanti e Sergio Mattarella possedevano e possiedono tutt'ora.

Ciò che distingue gli Uomini dagli ominicchi non sono le parole né le manifestazioni con la parola "legalità" appiccicata a qualsiasi cosa - purché si veda bene chi l'ha scritta - e neppure le commemorazioni un tanto al chilo una volta l'anno.
Ciò che distingue gli Uomini dagli ominicchi è la loro condotta morale limpida e incorruttibile; sono le azioni concrete, anche se invisibili ai più, che puntano al benessere sociale e alla giustizia sociale; è l'esercizio della Politica democratica, quella vera che mira al progresso di tutti e non all'arricchimento di pochi, esercitata da qualsiasi posizione sociale e da qualsiasi scranno pubblico o privato, ricoprendo ruoli di responsabilità istituzionale o semplicemente nel volontariato.

Il giorno in cui comincerete a sforzarvi di diventare Uomini, comincerete a brillare di luce propria. Guardate Mattarella e cercate di imitarlo, basterà questo più di qualsiasi foto o stretta di mano con lui.

C'è ancora tanto da fare, Presidente Mattarella. Buon lavoro a Lei e a tutti noi.



Il Presidio di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie
"Piersanti Mattarella" a Castellammare del Golfo




venerdì, gennaio 30, 2015

DEPURATEVI DAI NERVOSISMI

"...E PORCA BUTTANA..." (cit. il Sindaco a conclusione del suo intervento in C.C.)

Nella giornata di ieri 29.01.2015 si è tenuto il Consiglio Comunale durante il quale, grazie all'assist del consigliere Asaro, il Sig. Sindaco Nicolò Coppola ha avuto modo di raccontare la Verità sulla situazione riguardante il nuovo impianto di depurazione. Supportato da una dettagliata relazione fornita e congiuntamente suggerita dal Resp. III Settore LL.PP. (come nei migliori teatri), il Sindaco ha ripercorso il sofferto e tribolato iter progettuale e amministrativo del depuratore, che ha consentito al
la nostra cittadina di vedere, quantomeno sulla carta, ben tre progetti:
  1. progetto di manutenzione dell'esistente (scelta abbandonata dall'amministrazione Bresciani per ovvi motivi di decoro urbano, igiene pubblica e inadeguatezza del sito);
  2. progetto per la realizzazione dell'impianto in caverna (troppo lungimirante per le umili menti castellammaresi);
  3. progetto per la realizzazione dell'impianto in trincea poco distante dall'esistente (alla portata del modesto ingegno nostrano).
Cioè dopo quarant'anni di scagazzare dietro il porto siamo stati capaci di elaborare in quattro anni ben tre progetti senza realizzarne neanche uno.
Per intenderci speriamo e preghiamo che almeno uno si faccia.
Il punto tre rappresenta la soluzione ad oggi caldeggiata dall'attuale Amministrazione per cui tecnici interni ed esterni stanno lavorando alacremente. Nonostante ciò si registra un notevole nervosismo da parte del Sig. Sindaco, come se la scelta fatta dall'amministrazione Coppola - e ci sarà sicuramente un atto giuridicamente vincolante che ratifica tale scelta - non fosse ritenuta la migliore possibile. "...io l'avrei rifatto dov'è quello attuale..." disse il Sindaco.
Nervosismo che si taglia con il coltello nell'aula consiliare, con pugni sbattuti sul tavolo, sventolio di relazioni contenenti Verità assolute, linguaggio poco consono al luogo e alla carica rappresentata. Perchè mai tutto questo nervosismo se ha la Verità in mano?
Come dichiarato nella seduta di ieri a dare fastidio sono state le parole dell'ex Sindaco Marzio Bresciani, che in TV avrebbe dichiarato che, se ci fosse stato lui, i lavori per la realizzazione del depuratore sarebbero già partiti e che comunque non sarebbe entrato nel merito delle scelte compiute dall'attuale amministrazione, ribadendo il concetto che ognuno è responsabile delle proprie scelte.
D'altronde un Sindaco esperto (e Coppola il Sindaco lo sa fare) non dovrebbe sapere di essere facile bersaglio oggetto di molteplici critiche? Possiamo mai immaginare che le poche parole di Bresciani lo abbiano ferito tanto da reagire così? Non capiamo come mai un Sindaco che ha la Verità tra le mani non si faccia scivolare addosso come acqua le critiche di chicchessia.
L'unica cosa che ci rende ancora speranzosi sulla buona riuscita dell'impianto di depurazione è che Nicolò Coppola, sempre nella stessa seduta di ieri ha dichiarato: "...io su questo progetto mi ci gioco la testa..."
Tra toni alti e richiami del Presidente del Consiglio crediamo di aver sentito che l'eventuale fallimento sul depuratore provocherebbe le spontanee dimissioni del Sindaco.

Sappiamo adesso che la Verità è nelle sue mani...per cui... per dirla alla Renzi #Nicolastaisereno.

giovedì, gennaio 08, 2015

Je suis Charlie. Io sono Charlie Hebdo. Lo sono e lo sarò sempre.

Quello di ieri non è stato un semplice attentato terroristico. Come per l' 11 settembre, ieri abbiamo assistito ad un cambiamento radicale del modo di pensare e di agire. Un evento come quello di ieri, paragonabile, se pur in parte, a quello delle torri gemelle, è in grado di segnare intere generazioni di giovani giornalisti e vignettisti. Quella di ieri è la condanna a morte  della libertà d'informazione, della libertà di stampa, della libertà d'espressione. Da oggi siamo tutti un po' più soli.

Charlie Hebdo: la sottile linea che separa libertà d'espressione e violenza; violenza che genera morte e dolore in nome di (un) dio. Un dio che sicuramente non avrebbe voluto questo.

Come si può uccidere per una vignetta? Per della satira? La satira, da strumento per la pace, è stata trasformata in strumento per seminare morte per le vie di Parigi. Soltanto per delle vignette.

Mentre scrivo mi viene da pensare ai tanti giornalisti uccisi in Italia dalla criminalità organizzata e li elevo ad eroi. Oggi aggiungo nuovi eroi nel mio personale epitaffio di dolore. Eroi perchè credevano in un mondo diverso. Un mondo tutto da ridere, anche nel dolore della quotidianità. Eroi nella loro eccezionale semplicità ed ironia.

Questa mattina, oltre al dolore, mi sono svegliato con una consapevolezza: oggi siamo tutti un pò più soli e meno liberi di esprimere il nostro pensiero. Inevitabilmente verranno prese nuove misure di sicurezza e, purtroppo, verranno messe in atto nuove forme di autocensura. Una sorta di autobavaglio all'informazione libera per paura di nuovi atti terroristici. Questo attentato ha innescato una forma di censura indiretta per chi svolge il delicato lavoro di informare, anche con una vignetta. Oggi quindi siamo tutti un pò più soli ma uniti nel dolore.

Mi preme sottolineare un secondo aspetto di questa triste vicenda: La scia di odio e ignoranza che porta questo evento nel nostro paese. Matteo Salvini continua a ribadire che abbiamo "il male in casa" riferendosi ai continui sbarchi di immigrati sulle nostre coste. Salvini sta commettendo il più grosso degli errori: generalizzare. Non tutti gli immigrati sono terroristi come non tutti gli italiani sono mafiosi. Per intenderci, noi italiani di attentati ce ne intendiamo bene. Abbiamo commesso stragi in giro per l'Italia (Strage di Bologna, Capaci, Via D'Amelio, Firenze e tante altre non meno importanti in cui persero la vita uomini e donne servitori dello Stato e tanti innocenti). Ma non per questo siamo tutti mafiosi o terroristi. Quindi la generalizzazione di Matteo Salvini serve solo a seminare odio perchè, in questo momento di profonda crisi, il malcontento può degenerare in atti di violenza e razzismo (come già accaduto in passato).

Je suis Charlie. Io sono Charlie Hebdo. Lo sono e lo sarò sempre.

Emanuel Butticè