giovedì, maggio 21, 2015

Rino Giacalone non è indagato. Libera Trapani: "alle volte le penne sparano peggio delle lupare"

Il Coordinamento Provinciale di Libera a Trapani fa il punto della situazione in merito alle false notizie che circolavano su una presunta indagine del giornalista Rino Giacalone.
Il 2 Maggio l’emittente televisiva trapanese “Telesud”, comunica nel suo notiziario delle ore 14.00, la notizia che il giornalista Rino Giacalone è indagato per tentata estorsione e millantato credito. Il fatto sarebbe che il giornalista si sia proposto a Davide Durante – che ha qualche problema con la Giustizia – per “sistemare” la sua situazione giudiziaria, grazie a conoscenze tra i magistrati, in cambio di un favore.  
Secondo l’articolo, quindi, Rino Giacalone è indagato e il Durante ha consegnato alla Procura la registrazione della conversazione, oggetto del fatto reato. L’articolo è firmato da Luigi Todaro, e sul sito dell’emittente televisiva v’è pure un editoriale del sig. Massimo Marino, Presidente di Telesud.
Entrambi, giornalista ed editore, fanno riferimento al “segreto di Pulcinella”, per dire che da settimane la notizia era nota a Trapani, sia tra gli addetti ai lavori e sia tra la gente… specificando anzi, che a Trapani non si parlava d’altro.
Pare, inoltre, che la notizia dell’iscrizione nel Registro degli indagati di Rino Giacalone, fosse già stata abbondantemente anticipata tramite il tam tam di facebook, che pur non nominandolo mai direttamente ed esplicitamente, alludeva così evidentemente al Giacalone, che da più parti giungeva oramai la notizia di un terremoto prossimo ad irrompere nella tranquilla città di Trapani, con già l’anticipazione di ulteriori clamorosi sviluppi.
 Inutile qui indugiare su come può essersi sentito, psicologicamente, Rino Giacalone, dinnanzi a tale notizia, soprattutto alla luce di  dolorose vicende personali, tra le quali essere già imputato in un procedimento penale per avere insultato la memoria del boss Mariano Agate di Mazara del Vallo, definito in un articolo, “Pezzo di merda”, e portato in giudizio dalla vedova del boss, che chiede un risarcimento di 50mila euro.
 Parliamo con Rino di questo nuovo fatto riportato dai media e dai Social-net. Rino ci dice che il fatto non esiste, né l’essere indagato e tanto meno l’avere cercato di sistemare le grane giudiziarie di chicchessia. E noi abbiamo creduto a Rino. E così abbiamo convenuto che egli stesso facesse richiesta formale alla Procura di Trapani, per sapere se fosse indagato per i fatti suddetti.
Oggi, 19 Maggio, la Procura ha risposto, senza alcuna sorpresa da parte nostra, smentendo quanto riportato dai media e dai social.
 Adesso possiamo uscire dal silenzio che ci eravamo imposti, perchè a parlare, avevamo deciso, fossero i fatti e non le opinioni o i pre-giudizi (positivi o negativi).
Adesso Rino si regolerà di conseguenza, denunziando nelle sedi opportune, chi ha diffuso false informazioni sulla sua persona e sui fatti. A noi l’amara constatazione che di non tutta l’informazione locale c’è da fidarsi.
A noi il dubbio se i fatti, succintamente su narrati, sono il frutto di un equivoco o se c’è in atto una azione, con consapevole malafede, volta al discredito e all’annichilimento dell’impegno civile e sociale di  taluni gruppi di persone?
A noi la domanda: come è possibile che una notizia possa essere inventata così di sana pianta e possa impunemente circolare?
Può un giornalista, sedicente in buona fede, prendere per buone le chiacchiere da bar (da facebook, in questo caso) e propagandarle come vere? Senza manco un tentativo di verificare la fonte e la fondatezza della notizia?
E se invece il giornalista è stato veramente in buona fede e qualcuno lo ha indotto nell’errore, non dovrebbe fare altro che scusarsi, pubblicamente, con il diretto interessato e correre in Procura a fare il nome di chi ha messo in giro voci così false e calunniose.
Alle volte le penne sparano peggio delle lupare.
LIBERA - Associazioni, nomi e numeri contro le mafie Coordinamento Provinciale – Trapani