La vita umana? Non sia più un tabù
Forse domani si alzerà qualcuno di quelli che non hanno vergogna, e davanti a un microfono decreteranno la caduta di un altro tabù: la vita umana.
La notte del 22 Ottobre scorso, Rossella Urru, cooperante italiana (sarda) è stata sequestrata nel sudest dell’Algeria da un commando armato. Dopo la rivendicazione del gesto da parte del gruppo che la tiene in ostaggio, avvenuta a Dicembre, della giovane donna, ufficialmente, non si è più parlato. Ufficialmente significa sui giornali o sui telegiornali, perché tranne che nell’immediatezza del fatto, la Farnesina ha sempre taciuto, fedele al vuoto politico e istituzionale che ci circonda.
C’è da dire, o è bene ricordare, che la ragazza in Algeria si occupava della distribuzione del cibo in un campo profughi che trabocca miserabili vite umane. Era andata là in pace, a portare il suo tangibile contributo pacifico.
L’altro giorno, nello svolgimento del loro dovere di guerra in tempo di pace, due militari italiani, pacificamente addetti alla scorta del Dio Petrolio a bordo di una nave battente bandiera italiana, hanno sparato uccidendo due pescatori indiani. Arrestati dalle autorità indiane per omicidio, è scoppiato subito il caso diplomatico, con ben due ministeri impegnati strenuamente giorno e notte per riportare a casa i due eroi. A detta della politica istituzionale italiana, i due militari avevano l’immunità, ed essendo a bordo di una nave italiana, la competenza delle indagini sarebbe della nostra nazione. Ufficialmente se ne parla, sui giornali e sui telegiornali spuntano le foto dei due militari con le loro barbe, la diplomazia fibrilla, e non si lascerà nulla di intentato. Certo rischiano la morte i due, ed è grave.
I due ci erano stati mandati a scortare il petrolio, questo bene così prezioso che ci dà vita. Rossella Urru, invece c’era andata di sua spontanea volontà a dar da mangiare a chi, senza, la vita l’avrebbe persa. Questo probabilmente è il limite che segna il peso e il valore delle vite umane, che non sono tutte uguali – non più – nemmeno rispetto alla morte, che per inciso è il rischio uguale che accomuna i due episodi così diversamente pesanti in questo nostro piccolo e mostruoso paese.
Ed oggi, a guardar bene, altre tre vite se ne sono andate per nulla. Sui social network e sui giornali, rimbalza la morte di tre militari italiani in Afghanistan, anche loro diversi da Rossella Urru, anche loro impegnati in questa strana e inutile operazione di pacificazione attraverso i blindati, le armi e le bombe. Morti per un incidente stradale non saranno fatti eroi, solo disgraziati morti di lavoro. Come tanti di cui presto non si ricorderà né un nome né un volto, che saranno sui giornali solo mezz’ora, per essere poi ingoiati da altre notizie da altri fatti.
So che sono facili parallelismi, che sembra retorica demagogica, ma in fondo è con questo nulla che da molto controllano le menti deboli di chi non ha più voglia di guardarsi intorno. Sui giornali, ancora oggi scrivono parole sulla farfallina inguinale di Belen a Sanremo, che per far vedere le sue mutande invisibili (che vanno a ruba su Internet) ha preso più soldi di quelli che ce ne stanno nel bilancio di un piccolo paese africano. Ma pare che fosse una mossa studiata, per provocare. Che bella provocazione sarebbe stata, quella di mostrare, invece, la foto di una ragazza che la sua vita la rischia in pace. La foto di una donna italiana, che evidentemente non merita l’interesse delle istituzioni perché anziché uccidere dava vita.
La storia di Rossella è quella dell’Italia migliore, dei tanti italiani che lasciano il nostro Paese e decidono di dedicarsi agli altri in ogni parte del mondo. Senza guadagnarci nulla: per amore, per passione nei confronti dell’altro e lontani da ogni clamore mediatico.
Con questo appello chiediamo ai media di dedicare spazio alla storia di Rossella, di renderla nota all’opinione pubblica. Chiediamo al governo e al mondo politico di attivarsi per la sua liberazione. Rossella libera.
di Massimo Malerba