L’esperienza in Sicilia di un gruppo di ragazzi del liceo classico Fermi di Cecina Ecco come raccontano la settimana trascorsa nelle terre confiscate alla mafia
27 luglio 2016
Che schifo la Sicilia, c'è solo la Mafia!" Quante volta ci capita di sentire frasi del genere? Quante volte uno stereotipo riesce perfino a sostituire la realtà? Eppure ogni tanto è necessario aprire gli occhi, aprirli davvero, toccare con mano, e non fermarsi semplicemente alle apparenze. Abbiamo deciso di scrivere questo articolo perché riteniamo che il campo estivo di impegno e formazione con l'associazione "Libera, Associazioni, Nomi e Numeri contro le mafie" al quale abbiamo partecipato dal 4 al 10 luglio presso Castellammare del Golfo (Trapani) abbia cambiato profondamente ciascuno di noi. Il campo si è svolto all'interno di un terreno confiscato alla mafia che noi ragazzi provenienti da varie regioni dell'Italia abbiamo contribuito a rendere migliore con attività che variavano da estirpare le erbacce a costruire muretti per le aiuole. Oltre all'impegno però è stata fondamentale la formazione: abbiamo avuto incontri toccanti come quello con Giovanni Palmieri, figlio di Gaspare Palmieri, vittima innocente di mafia, che ci ha raccontato la storia di suo padre e in pochi minuti è riuscito ad arrivare ai cuori di ognuno di noi. Abbiamo avuto altri incontri, forse meno toccanti dal punto di vista emotivo, ma che ci hanno permesso di comprendere meglio come la mafia agisce, quale ruolo hanno le donne, come si entra a farne parte, che cos'è il racket, la strategia del terrore che utilizza ecc... Ma soprattutto abbiamo avuto un grande esempio di impegno antimafia. Abbiamo avuto a che fare con persone, (siciliani s'intende!) che credono nella legalità e condannano l'indifferenza, che ci hanno trasmesso in così pochi giorni una grandissima voglia di fare, e di scegliere da che parte stare, perchè non sempre ci si può limitare ad osservare da lontano. Adesso potremmo concludere questo articolo nel modo più formale possibile, ma non lo faremo, lo concluderemo esprimendo cosa questa esperienza ha significato per noi ragazzi di 17 anni. A Castellammare del Golfo abbiamo lasciato un pezzetto di ognuno di noi, forse perché speriamo di tornare a riprendercelo, prima o poi, o forse è giusto che resti per sempre là, in una terra che non è solo mafia, ma è soprattutto mare, cannoli con la ricotta, sole che brucia la pelle, persone che ti trattano come un amico di famiglia nonostante tu non le abbia mai incontrate prima, è arancine col ragù, pomodori da cogliere, è 4 tende in un bene confiscato ad un mafioso, è imparare cosa vuol dire "cooperare", perché abbiamo capito che a lavare i piatti è meglio essere in 4 piuttosto che in 3, perché quando si fanno insieme le cose non sono solo più facili, ma anche più belle. Un'esperienza come questa non può in nessun modo scivolarti sulla pelle, no, un'esperienza così è un marchio a fuoco che nessuno potrà mai toglierci, e per questo vogliamo ringraziare coloro che ci hanno sopportato per una settimana, che ci hanno fatto sentire come a casa nostra, e che, come loro stessi hanno detto, non hanno
cercato di accudire bambini, ma di formare adulti. Un grazie ai responsabili del campo: Vincenzo Desiderio, Roberto Odisseo, Fabio Salerno e Pietro Ingoglia.
Alessia Landi
Virginia Bardelloni
Arianna Balestracci
Marco Ferrara
Anna Matteotti
Alessia Carpino
Articolo tratto da: iltirreno.it
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