domenica, novembre 01, 2009

La crisi è finita?

Oggi da più parti si sente: “la crisi è finita.”

Ma nessuno spiega per chi è finita.

Certamente non è finita per tanti lavoratori che sono stati buttati fuori dal sistema produttivo, non è finita per circa 1000 lavoratori precari della scuola che in provincia di Trapani non hanno avuto riconfermato l’incarico, (basta fare le dovute proporzioni per capire quanti sono in Italia.). Non è finita per i tanti artigiani che non vedono arrivare commesse nuove e non è finita per un sistema produttivo primario come l’agricoltura in cui la crisi dei ricavi (causa il basso prezzo del prodotto alla fonte) sta mettendo in ginocchio anche i più parsimoniosi e volenterosi.
Se il lettore ricorda un mio precedente intervento su questo tema nell’articolo “ Le vere ragioni della crisi” certamente ricorderà che la tesi che veniva sostenuta era che i subprime erano stati il fattore scatenante della crisi ma il vero motivo era da ricercare nell’elevato grado di concentrazione del reddito nei paesi sviluppati ed in via di sviluppo.
Ricorderà inoltre che l’articolo si chiudeva con l’auspicio che la classe dirigente comprendesse le vere ragioni della crisi e agisse di conseguenza altrimenti il rischio era quello di appesantire il debito pubblico con interventi assolutamente temporanei che non intaccano la causa madre della crisi.
Oggi purtroppo dobbiamo dire che la via imboccata in particolare in Italia non è delle migliori.

Il debito ed il deficit galoppato mentre la diminuzione del PIL porta automaticamente all’aumento della pressione fiscale (pressione fiscale=Entrate/PIL) quindi diminuendo il denominatore a parità di entrate aumenta la pressione fiscale.
Gli interventi fatti dal governo non vanno verso una migliore distribuzione del reddito, anzi i licenziamenti nel pubblico impiego, il mancato vero sostegno alle famiglie, il mancato controllo della politica dei prezzi, aliquota bassa per il rientro dei capitali dall’estero (5%) mentre nel resto del mondo occidentale si va dal 35% al 50%. Ipotesi di riduzione dell’IRAP, tutti interventi di segno opposto.

La crisi è probabilmente finita per qualche finanziere o banca oculata che comprò prodotti finanziare ai prezzi bassissimi di inizio anno e oggi può segnare guadagni anche del 200 e 300%.
Ma questo non comporta nessuna ricaduta sul sistema produttivo poiché questi guadagni non alimentano i consumi delle famiglie ma servono solo ad alimentare la concentrazione del reddito da plusvalenza finanziaria per altro tassata solo al 12,50% molto meno di una ora di lavoro (circa 40%).

“ Calati iunco che passa la china” il detto siciliano appare esplicativo del comportamento del governo, stringiamo la cinta in attesa che passi la crisi senza fare grandi interventi, immobilismo giustificato dal debito. Tale comportamento potrebbe essere opportuno in una situazione di crisi ordinaria e ciclica una crisi naturale dopo un ciclo economico di forte sviluppo.
L’attuale crisi è strutturale causata dal fatto che i capitali non sono più come avveniva fino agli anni settanta in mano alle famiglie, piccole, medie imprese e grande imprese tutti soggetti economici che rimettevano quei capitali nel circuito produttivo, costruire prima e seconda casa (famiglie), ampliare l’attività (piccole e medie imprese), ottimizzare, modernizzare ed internazionalizzare l’attività (grande imprese).
Gli ultimi dati indicano invece una forte diminuzione del risparmio delle famiglie, un forte indebitamento delle piccole e medie imprese con serie difficoltà di accesso al credito e una frequente necessità delle grandi imprese di ristrutturazione del debito (allungamento dei tempi di rimborso) e di acceso al capitale di rischio tramite aumenti di capitale.


Dove sono i capitali?
La forte concentrazione del reddito degli ultimi anni ha spostato i capitali dalla produzione alla finanza i capitali sono quindi in titoli di stato, obbligazioni, azioni e derivati vari. E non può essere diversamente finché gli utili da capitale sono scarsamente tassati rispetto agli utili da lavoro.
Non è solo un fatto di tassazione. Sarebbe troppo riduttivo pensarlo.
I concentratori di reddito chi sono oggi?
Oggi concentrano reddito finanzieri, super manager, grossi professionisti, divi dello spettacolo e dello sport, grossi intermediari. Tutta gente che non ha una sua struttura produttiva su cui investire e quindi esclusa la quota di reddito spesa che va nel circuito produttivo, il resto va in investimenti finanziari.

A questo punto la risposta alla domanda “la crisi è finita?” è NO.

Ma la cosa preoccupante è che se il governo non capirà le vere ragioni ed interverrà di conseguenza la crisi può essere duratura e devastante.
Forse il “burbero” Tremonti è quello che più ha chiare le vere cause della crisi ed alcune sue uscite che a molti sono sembrate battute in realtà a mio avviso sono una possibile soluzione.
La battuta del posto fisso (da intendete tempo indeterminato) in realtà non è una battuta è un vero strumento di distribuzione, il no al taglio delle pensioni (il sistema è in equilibrio sostiene) la limitazione al taglio dell’IRAP, la necessità di aumentare il potere di spesa delle famiglie vanno tutti nella direzione giusta.
Avrà il coraggio e la forza di frenare le spinte interne alla sua maggioranza e del suo premier per imboccare la via giusta? Finora no (esempio: solo il 5% di tassazione sullo scudo fiscale).
Avrà la forza ed il coraggio di recuperare risorse adeguate dall’evasione fiscale, da una tassazione più pesante per i concentratori di reddito e cominciare una fase di ridistribuzione alle famiglie le quali tornando a disporre di risorse possono tornare a dare commesse alle piccole e medie imprese e ad alimentare i consumi in genere?
Se deciderà di battere il giusto sentiero penso avrà l’aiuto di UDC e PD.
Vedremo.


Prof Chiarenza Lorenzo

1 commento:

Vito Fazzino ha detto...

Caro professore sono completamente d'accordo con la sua analisi. Purtroppo non sta succedendo niente di eclatante, ma naturalmente la classe dirigente al governo sta cercando di curare i suoi interessi o quelli dei soggetti a lei più vicini. Niente gli importa invece della classe lavoratrice, della stabilità delle famiglie, dei sistemi di ammortizzatori sociali etc.. comunque sta continuando a curare sempre gli stessi interessi che non ha mai nascosto di voler tutelare. Favorire un capitalismo spietato che non guarda in faccia a nessuno, introdurre il lavoro a tempo determinato su larga scala senza rendersi conto che la situazione italiana è ben diversa da quella degli USA, quindi preferire la flessibilità del lavoro alla tutela del lavoratore, del suo stipendio e negare ad un ragazzo quella sicurezza lavorativa indispensabile per metter su famiglia. L'assurdità di questa situazione sta alla base. La classe dirigente attuale sta perseguendo esclusivamente gli interessi degli imprenditori, delle banche e dei produttori di denaro sporco a discapito dell'intera classe di lavoratori e delle persone per bene che hanno sempre pagato le tasse. I voti che stanno consentendo a questa classe dirigente di curare questi interessi specifici invece provengono in larga parte dall'altra classe di italiani, i lavoratori, i disoccupati, i pensionati e anche molte persone per bene, che vengono continuamente umiliati e messi in ginocchio dalle politiche del malaffare (vedi scudo fiscale) o politiche che amplificano le distorsioni del capitalismo cattivo.