martedì, novembre 03, 2009

Esattore del pizzo e factotum del senatore


Filippo Di Maria arrestato perché ritenuto uno dei fidati del boss di Alcamo Nicola Melodia. Curava la casa di Scopello del senatore Antonino Papania. Le intercettazioni della squadra mobile l'hanno sorpreso mentre fa campagna elettorale per il senatore Pd e organizza incontri con la sua segreteria politica per l'assunzione di persone di alcune cooperative sociali di Alcamo
di Salvo Palazzolo
Filippo Di Maria, uno degli arrestati del blitz antimafia di questa notte, si divideva fra gli affari del clan e il giardino del senatore del Pd Antonino Papania, eletto nel 2006 con la lista della Margherita. Le indagini della squadra mobile di Trapani hanno appurato che Di Maria era uno dei factotum dell'uomo politico: fra un'estorsione e una riunione di mafia, il boss correva a Scopello, per sistemare la villa o l'auto di Papania.

Il senatore non risulta indagato, anche perché fino a ieri Di Maria era un pefetto incensurato. E pure lui si dedicava alla politica: le intercettazioni disposte dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo l'hanno sorpreso mentre fa campagna elettorale per Papania e procura a un collaboratore del senatore (l'assessore comunale di Alcamo Giuseppe Scibilia) elenchi di nomi da inserire come votanti alle primarie in cui il Pd sceglieva nel 2005 il candidato alla presidenza della Regione. Tutti voti che finirono sul candidato Ferdinando Latteri.

Ma poi, a spuntarla fu Rita Borsellino. Restò il successo personale di Papania, che in provincia di Trapani fece ottenere a Latteri il record regionale del 45,3 per cento delle preferenze.

Di Maria era un gran procacciatore di voti, ma anche di posti di lavoro. Ancora le intercettazioni della squadra mobile di Trapani l'hanno sorpreso mentre organizza con la segreteria politica di Papania incontri finalizzati ad alcune assunzioni nelle cooperative sociali di Alcamo.

L'ultima indagine dei pm Paolo Guido e Carlo Marzella offre uno spaccato inquietante delle infiltrazioni di Cosa nostra all'interno della politica. I boss di Alcamo, quelli più vicini al superlatitante Matteo Messina Denaro, sarebbero stati mobilitati anche per il referendum elettorale che nel 2005 vide impegnati diversi esponenti del centrosinistra e del centrodestra contro il quorum del 5 per cento. Di Maria e il suo serbatoio di voti si muoveva dove c'era bisogno, dove veniva chiesto: "Lui mi ha detto, muovetevi, perché siamo in mezzo a una strada", così il boss redarguiva per telefono i suoi. "Lui", secondo la Procura, era Antonino Papania.

Adesso, dopo gli arresti, i magistrati vogliono approfondire le relazioni pericolose della politica trapanese, presto potrebbe partire una sfilata di audizioni.
(03 novembre 2009) Fonte: http://palermo.repubblica.it

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Finalmente le forze dell'ordine stanno appurando ciò che si sa da anni ad Alcamo e in tutta la provincia di Trapani; che il carissimo sen.Papania non è altro che un mafioso! In galera!

Unknown ha detto...

nessuno è intoccabile!!!
staremo attenti ai risvolti sperando in un lavoro attento delle forze dell'ordine!!!

Unknown ha detto...

Dovremmo chiedere le dimissioni di Papania e Scala e l'espulsione dal partito! Sogni che non si realizzeranno mai... ma almeno chiediamolo!

Anonimo ha detto...

Bravi, ragazzi! almeno voi siete la faccia pulita di questo partito che sembra essere la fotocopia di altri partiti. Buttateli fuori questi buffoni!

vito faz ha detto...

Si c'è da chiedere le dimissioni di Papania, non penso che quanto successo sia meno grave di ciò che ha combinato Marrazzo. A mio avviso è più grave essere stati eletti nei modi riscontrati dalle autorità giudiziarie. La questione morale qua non esiste?

Anonimo ha detto...

Notificato, invece, un avviso di garanzia a Pietro Pellerito, alcamese anch’egli e consigliere provinciale di Trapani, per consorso esterno in associazione mafiosa.