L’operazione “Crimiso” che ha arrestato
tra Castellammare del Golfo, Alcamo e Calatafimi diversi esponenti della
criminalità organizzata “Cosa Nostra” e indagando in tutto 15 persone,
tra cui Girolamo Genna attuale consigliere comunale di Castellammare, ha
permesso di smantellare di fatto l’organizzazione che all’ombra del
boss Matteo Messina Denaro si era riorganizzata. Questa operazione
antimafia ha mostrato la mappa del racket che interessava il territorio
dal 2009. Una rete fitta di imprenditori e liberi professionisti che per
anni hanno subìto minacce e intimidazioni.
Il mandamento di Alcamo, composto dalle
famiglie di Castellammare, Alcamo e Calatafimi, privo dei suoi capi
storici quali Michele Mercadante e Antonino Bosco, era stato
“commissariato” da Tommaso Leo per scongiurare una faida che rischiava
di scoppiare per i diverbi tra Michele Sottile, ritenuto il capo per
anzianità e il giovane Diego Rugeri che tentava di scalare i vertici
dell’organizzazione.
Dalle intercettazioni ambientali che
hanno ripreso il summit nelle campagne di Inici, è emerso che i due non
andavano d’accordo sul modo di operare, tanto che Leo era stato mandato
proprio per mettere d’accordo e riappacificare i due, per il bene della
famiglia.
Da qualche mese si sono concluse le
indagini preliminari condotte dalla procura di Palermo. Dagli atti si
legge che Diego Rugeri, soprannominato “u nicu”, in accordo con Nicolò
Pidone, avrebbe costretto con ripetute minacce i gestori del ristorante
Egesta Mare di Castellammare del Golfo ad assumere la fidanzata dello
stesso Rugeri. Sempre Rugeri, questa volta con la collaborazione di
Vincenzo Bosco, avrebbe minacciato i gestori dello stesso ristorante
collocando un copertone e una bottiglia contenente liquido infiammabile
all’ingresso del ristorante e successivamente inviando un sms al gestore
con cui gli intimavano di “mettersi apposto”. Lo stesso Rugeri con la
collaborazione di Giuseppe Sanfilippo, è accusato di aver appiccato il
fuoco l’abitazione di due imprenditori castellammaresi. Gli stessi sono
anche accusati di aver chiesto diverse somme di denaro per la famosa
“protezione” al Bar Vogue.
Rugeri avrebbe costretto con ripetute
minacce anche il gestore del bar La Sorgente a versare ingenti somme di
denaro, destinati e soddisfare le esigenze della famiglia mafiosa
castellammarese. Ma l’elenco è ancora più lungo, tra le persone
minacciate da Rugeri ci sono altri imprenditori e liberi professionisti.
Emanuel Butticè (pubblicato su Alqamah.it)
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