Il giorno dopo è sempre il più difficile. Difficile certamente per molti che non si aspettavano un tale risultato. Un risultato bugiardo e osceno. Stiamo parlando di persone con problemi diversi e soprattutto di regioni diverse che hanno votato, ancora una volta, tutti in un’unica direzione, la solita. Ma la comune volontà, in realtà è quella di non cambiare niente. Come si dice da noi: “Megghiu u' tintu canusciutu ca u bonu a' canusciri.” Possiamo dire con certezza che si è votato con questa consapevolezza.
Purtroppo parliamo di qualcosa che apparentemente sembra non
toccarci personalmente, ma in realtà è qualcosa che abbiamo contribuito a
creare ma nello stesso tempo ad amare. Si, ad amare. Anche se molti non lo
dimostrano, amano la politica che ci ha governato in questi vent’anni di
berlusconismo. Molte persone hanno fatto finta di non apprezzare più le
politiche di Berlusconi e soprattutto di essere stanchi di continuare su quella
strada. Ma poi sarà il fascino del bambino di settantasei anni (come lo ha
chiamato un grande saggio) che riesce ad incollare le facce di milioni di
italiani sullo schermo delle tv (le sue), rimanendo ipnotizzati dalle sue
promesse e dalla sua vecchia politica. Sarà il fascino delle sue barzellette o
ancora quello delle sue prodezze che suscitano turbolenti movimenti all’interno
di molte coscienze. Magari molti hanno votato con un pizzico di malinconia. La
paura di diventare un paese “normale” avrà fatto scivolare la matita in una
direzione che fino a quel momento, in modo bugiardo, si era criticato ed
ostentato.
Parliamoci chiaro, chi fino ad ora non aveva esclamato
“basta, ancora lui?”. Tanti, ma poi ecco che si finisce dritti nella rete del
solito venditore di spazzatura. Spazzatura sinonimo di leggi ad personam, disastro
economico, fatti e misfatti raccapriccianti, leggi e persone candidati ad hoc.
Lui che ha candidato chiunque, lui che ha detto tutto e poi contrattato, lui
che ha promesso tutto, lui che ha lasciato L’Aquila nell’oblio, lui che ci ha
venduto una politica di protagonismo e di pornografia sociale e culturale, lui
che ha spolverato le sedie, lui, che molti hanno amato e che amano ancora.
Anni di manifestazioni, proteste, petizioni, battaglie su
tutti i fronti non sono bastate a fermare l’accozzaglia di bugie e false
speranza. Anni di lotte studentesche, di proteste dei lavoratori, anni di
violenze che hanno segnato alcune delle pagine più buie del nostro paese. Anni
di battaglie democratiche, anni di cambiamenti, anni di speranze, buttate via
al vento, in cambio di un pugno di mosche.
Anni di duri attacchi alla nostra Costituzione. Ma forse
questo non importa a nessuno.
La Sicilia come sempre si è dimostrata serva del Pdl. Un
partito che a Trapani dal 1994 porta al Senato Tonino D’Alì (imputato con il rito abbreviato per concorso esterno in
associazione mafiosa), una Sicilia che in silenzio ha votato nuovamente quella
politica, quella che ha fatto finta di disprezzare per anni. Adesso cari
siciliani moralisti, cari siciliani perbenisti, cari siciliani che in silenzio
avete votato ancora una volta per Berlusconi, vergognatevi in silenzio, come
avete fatto fino ad oggi.
Per non parlare dei 4720 siciliani che hanno votato Lega
Nord. Avranno votato a loro insaputa.
Se da un lato il vortice Grillo ha ricevuto largo consenso,
dall’altro la sinistra ancora una volta non è stata capace di dare la svolta
giusta per ribaltare le elezioni. Il buon vecchio Silvio ha comprato gli
italiani più deboli, quelli più disperati che si sono attaccati alle promesse di cartapesta proclamate a gran voce, alla luce del sole.
Siamo riuscito a riporte nuovamente sul podio la politica
che abbiamo disprezzato in questi anni. In poche parole: cambiare tutto per non
cambiare niente. Saremo ancora una volta tempestati della volgare e viscida
politica che ci ha accompagnati al voto. E lo saremo ancora per tanto tempo,
visti i presupposti, anche in futuro gli scenari non sono dei migliori.
Un’ultima cosa, gli astenuti si astengano dal lamentarsi.
Chi torna indietro abbia il coraggio di prendersi le sue responsabilità, ormai
il danno è stato fatto.
Emanuel Butticè
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