venerdì, aprile 29, 2011

I quesiti referendari e l’intesa Berlusconi-Sarkozy

Perché i due leader vogliono che il referendum del 12-13 giugno fallisca
Di Francesca Cassarà
Con una mossa di dubbia correttezza politica il governo sta cercando di vanificare il quesito referendario in merito al nucleare, cancellando il decreto che riapriva alle centrali in Italia, sul quale gli italiani dovrebbero pronunciarsi (si attende la decisione della consulta). Ma il Presidente del Consiglio, cinicamente, ha dichiarato: “Se fossimo andati oggi a quel referendum il nucleare non sarebbe stato possibile per molti anni a venire”. Berlusconi ha infatti voluto sottolineare che il governo italiano resta convinto che “l’energia nucleare sia il futuro per tutto il mondo.”
Queste dichiarazioni sono state rilasciate a margine dell’incontro bilaterale Francia-Italia a Palazzo Madama, certamente per confortare Sarkozy sulla validità degli accordi che l'Italia ha già stretto con la Francia per l’acquisto delle centrali nucleari, e in particolare quello tra l’italiana Enel e la francese Edf. “I contratti continuano - ha precisato il premier - non vengono abrogati”. Intanto un altro quesito referendario potrebbe intaccare gli interessi economici delle multinazionali francesi in Italia: quello finalizzato a fermare la privatizzazione dell’acqua in Italia. Infatti sono francesi molte delle multinazionali interessate al business dell’acqua privata in Italia, che vale circa 64 miliardi di euro.
Già oggi in Italia ci sono città in cui il servizio è gestito da multinazionali francesi (in Calabria per esempio è VEOLIA), con il risultato che la qualità dell’acqua è peggiorata, i costi per gli utenti sono aumentati e spesso l’erogazione è sospesa per gran parte della settimana. E un’altra francese, la multinazionale Gdf Suez, è stata condannata dall’antitrust insieme all’Acea (ex municipalizzata del Comune di Roma) per aver stretto un accordo che ha permesso loro di vincere tutti i bandi di gara e creare un monopolio illegale sull’acqua privatizzata, violando le regole della libera concorrenza.
E questa privatizzazione non corrisponde a maggiori investimenti e a un miglioramento della rete, come afferma la propaganda delle aziende private. Al contrario un’inchiesta di Paolo Rumiz su “Repubblica” ha denunciato che la presenza di arsenico nelle tubature italiane è maggiore laddove il sistema dell’acqua è privatizzato da tempo, specie in Lazio e Toscana, in mano alle solite Acea e Suez, che hanno continuato a chiedere deroghe per prendere tempo e non bonificare, mentre in Lombardia il sistema pubblico ha svolto investimenti per depurare le acque dal veleno. E in Lombardia, a Milano, il costo dell’acqua (gestita pubblicamente) è tre volte meno di quanto non lo sia ad esempio a Firenze, dove è privatizzata.
Persino la Corte dei conti ha ammesso che i maggiori profitti che le aziende private hanno ottenuto dal business dell’acqua derivano dall’aumento delle tariffe e non da maggiori investimenti.
La gestione privata inoltre rende estremamente difficoltosa la segnalazione di disservizi in caso di gravi mancanze da parte del gestore: gli uffici aperti al pubblico saranno sostituiti da ore di attesa davanti alla musichetta di qualche call center in chissà quale paese del mondo. Ad Aprilia (LT) la s.p.a. privata che gestiva l’acquedotto ha tagliato l’acqua a chi si è ribellato alla cattiva gestione.
E tutto questo i francesi ce l’hanno molto chiaro, tanto che hanno recentemente reso nuovamente pubblico l’acquedotto di Parigi, mentre le loro multinazionali agiscono, anche illegalmente, per accaparrarsi le fonti e la gestione degli acquedotti italiani.
Una vittoria del SI nei 3 referendum aprirebbe la riflessione intorno a un’idea moderna di “gestione pubblica”, affidata a soggetti di diritto pubblico, fondata su meccanismi di partecipazione e controllo affidati ai cittadini e ai lavoratori, e non finalizzata al profitto di poche multinazionali.

9 commenti:

Unknown ha detto...

La questione non poteva essere spiegata meglio, con l'aggiunzione che la volpata è finalizzata ad evitare l'afflusso in massa alle urne visto e considerato che tra i quesiti referendari vi è quello del legittimo impedimento!

Anonimo ha detto...

prerogativa democratica di un governo di un paese libero

michele cacciatore ha detto...

sperando che la consulta ci faccia votare...è statisticamente provato che in tutto il mondo dove la gestione dell'acqua è stata privatizzata, le tariffe sono persino quadruplicate altro che duplicate..è chiaro che il premier non ha nessun interesse a far votare per la questione del legittimo impedimento

Unknown ha detto...

non è prerogativa democratica il negare il diritto a esprimersi mediante referendum!
non bisogna essere laureati in giurisprudenza per saperlo!

Unknown ha detto...

Se volete potete firmare l'appello di famosi giuristi sul tema del referendum:
http://www.siacquapubblica.it/index.php?option=com_content&view=article&id=169%3Aappello-di-grande-stevens-rodota-zagrebelsky-ed-altri-giuristi-per-i-referendum&catid=9%3Adocumentazione&Itemid=8%E2%8C%A9=en

Anonimo ha detto...

Nelle libere democrazie se vengono a mancare i presupposti il referendum non serve e sarebbero soldi della comunitá sprecati.
Dirigenti e legulei dovrebbero saperlo

Unknown ha detto...

Negli Stati in cui il governo elimina i presupposti per il quesito referendario dichiarando, per bocca del suo Presidente, che si tratta di una sospensione temporanea per evitare che un referendum blocchi per molti anni i piani del governo, credo sia stata scippata la libertà democratica. Dirigenti e scupiddari dovrebbero saperlo...
Dice sempre di avere il sostegno del 70% degli italiani, perché mai dovrebbe temere così tanto uno stop da parte degli italiani al piano nucleare tramite referendum? Forse perché si è reso conto che la maggioranza degli italiani, anche suoi sostenitori, non vuole il nucleare? E in questo caso che si fa? Si va avanti infischiandosene della maggioranza democratica del paese o si fa ciò che la maggioranza degli italiani vuole?
Amico mio, parli continuamente di democrazia, di dittature sudamericane od orientali, ma mi sa tanto che se ti chiedessi cos'è la democrazia non sapresti rispondere.

Anonimo ha detto...

Approposito del referendum, mentre sfuma la possibilità di votare fuori sede, (il senato ha bocciato il voto degli studenti fuori sede in loco, se ne parla qui: http://iovotofuorisede.altervista.org/blog/?p=690.su) sempre su www.iovotofuorisede.it c'è un appello a chi come me si trova fuori e deve tornare per votare. Per quanto riguarda il referendum dovrebbero rimborsarci il 40% del biglietto aereo! Dategli un'occhiata e andiamo a votare SI per dire No!! ;-) Fab

Anonimo ha detto...

forse ci dovrebbe essere un rimborso forfettario di 103 €.Almeno cosí fa il comune di Roma