domenica, aprile 24, 2011

Generazione Neet: due milioni di giovani non fanno completamente niente!


Uno studio realizzato da Monitor (la banca dati ministeriale dei mercati del lavoro, curata dall’agenzia tecnica Italia Lavoro) ha lanciato un dato inquietante: esistono 2 milioni di giovani compresi tra i 15 e i 29 anni che sono disillusi, depressi, insoddisfatti e demotivati: non studiano, non lavorano, non frequentano corsi e non sono in cerca di alcuna occupazione. E’ la generazione NEET, acronimo che sta a significare: Not Employment, Education and Training.

Il record si registra tra Catania, Brindisi e Palermo ma anche Napoli ha registrato un picco non indifferente. Il profilo della generazione NEET è quello di ragazzi sfiduciati e delusi dalla società, non votano e non fanno attivismo politico o associativo, evitano di seguire i corsi universitari (anche se magari sono iscritti) e non cercano lavoro. In Italia sono 2 milioni (il 21% dei giovani di quell’età) e il 56.5% sono donne, i NEET si concentrano nel mezzogiorno con una percentuale pari al 30%.

Le ragioni dell’arresa totale potrebbero essere ricondotte proprio alla difficoltà nel raggiungere dei traguardi in una società fortemente competitiva e basata su precariato e stagismo forzato e reiterato. Solo per fare un esempio sul tema del precariato la produttrice Rai, Daniela Zefferi, ci raccontava: “In Rai abbiamo una serie di precari che sono storici. Uno pensa ai precari come dei ragazzi, ormai abbiamo cinquantenni/cinquantottenni precari che non sono stati assunti perché hanno superato il limite massimo per l’assunzione; abbiamo persone che sono diventate mamme, nonne facendo le precarie, sono persone ricattabili”.

La demotivazione ha quindi una sua matrice dettata da scelte politiche sbagliate. Ce ne dà notizia anche la ricerca sulla percezione di insicurezza nel mondo del lavoro e precariato femminile realizzata all’interno dell’Università La Sapienza, di cui abbiamo parlato qualche tempo fa attraverso l’intervista alla ricercatrice Patricia Chiappini che ci dice: “Durante le interviste svolte è emerso che per le donne in particolar modo la condizione di stabilità precaria fa emergere in modo significativo tutti i lati negativi che si possono riassumere in instabilità, insicurezza e indefinizione professionale. La precarietà lavorativa, quando non è frutto di una libera scelta, comporta un costo piuttosto alto da pagare sul piano psicologico e sociale”.

La ricerca completa si può visionare a questo link: http://www.agoravox.it/Mondo-del-lavoro-e-precariato.html.

Fabio Barbera

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Stanpa Elvetica del 30 Aprile.
" in Italia senza lavoro in marzo 8,3% . diminuzione del numero disoccupati su base annua 2,5%.

SPAGNA
Disoccupazione al 21,3 % aumentato del 1,3 %.
Paese con il piú alto tasso di disoccupazione nell´unione europea:"

Commentino
e meno male che qualcuno sostiene governo spagnolo ......

Unknown ha detto...

Ah, beh...
Se così è, allora sono tranquillo! Sono disoccupato, in Italia siamo in tanti, ma in Spagna sono ancora di più... dunque, il problema del lavoro per me è svanito!
E se vedo uno spagnolo gli faccio una pernacchia e gli canto: "Se Zapatero è magico, Cicciolina è vergine!"
W l'Italia!

Anonimo ha detto...

belle percentuali (i numeri fanno sempre figo, ma da anonimo non ti puoi godere l'apprezzamento). Ma fuori dalle stime della staNpa elvetica resta l'italica realtà: precariato e stagismo reiterato, demotivazione, impossibilità a fare carriera. Il tutto per colpa degli imprenditori senza portafoglio al potere, che hanno demolito certezze e diritti. Il finto-capitalismo berlusconiano è un cadavere che cammina: è morto e nonostante tutto (come sempre in Italia) siamo pronti a farlo santo! La beatificazione del fallimento. Ciao, Fab

Unknown ha detto...

Caro Fabio, il caro anonimo che probabilmente è dotato di pensione d'oro da dirigente ministeriale vede tutto bianco.......è normale!!!

Poi se continua a guardare il tg 4 dove dicono che in Italia va tutto bene, è normale che ci prende per dei lagnusazzi laureati senza voglia di adattarsi!

se ci aggiungi che lui probabilmente non vive neanche in Italia.....va beh lascia perdere!

Unknown ha detto...

E aggiungerei.....andati in pensione con pochi anni di servizio con il sistema retributivo!!!!!!!!