Ieri nella sua abitazione di Mazara del Vallo è morto a 74 anni il boss Mariano Agate, braccio destro di Totò Riina. Da tempo combatteva contro il cancro, per cui circa dieci giorni fa era
stata disposta la scarcerazione dal Tribunale di Sorveglianza di
Viterbo, dopo l’aggravarsi delle sue condizioni di salute. La sua è stata una morte naturale, in puro stile mafioso, ma non è stato così per le tante vittime di cui si è macchiato.
Da sempre punto di riferimento della mafia trapanese, ha gestito i traffici di droga con in collaborazione con i narcotrafficanti colombiani e con la 'ndrangheta. Iscritto alla loggia massonica Iside 2 di Trapani e condannato per 7 omicidi, tra cui, nel 1985, quello del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto e del sindaco di Castelvetrano Vito Lipari. Per quest'ultimo assolto in Cassazione nel 1993.
Le stragi dove furono uccisi Falcone, Borsellino, quelle di Roma, Milano e Firenze, portano la sua firma, così come le guerre di mafia più violente tra Trapani e Palermo. Per queste stragi è stato condannato all'ergastolo. Oggi il questore di Trapani, Carmine Esposito, ha vietato i funerali pubblici per il boss Mariano Agate.
Per dirla con le parole usate dal giornalista Rino Giacalone su malitalia.it, che voglio fare mie: "Oggi bisogna dire che la sua morte toglie alla Sicilia la presenza di “un gran bel pezzo di merda".
Emanuel Butticè
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