sabato, aprile 21, 2012

Sonia Alfano è il nuovo presidente della Commissione Antimafia Europea


L’europarlamentare Sonia Alfano - figlia del giornalista ucciso da Cosa Nostra - è stata eletta a Strasburgo Presidente della Commissione Antimafia Europea (CRIM). Guiderà così l'organismo appena istituito e al Corriere dichiara: «Li staneremo, anche fra i "colletti bianchi».


La nomina è avvenuta durante la seduta costitutiva del nuovo organismo contro il crimine organizzato, la corruzione e il riciclaggio di denaro, istituito il 14 marzo scorso. Si tratta della prima Commissione Antimafia dell’Unione Europea, che quindi segna in maniera importante il corso della storia delle istituzioni europee e della lotta globale alle mafie. La Commissione, composta da 45 membri del Parlamento e il cui mandato avrà la durata di un anno, rinnovabile per una volta, si occuperà di rafforzare la cooperazione tra tutti gli organi che, a livello nazionale, europeo e internazionale, sono impegnati nella lotta al crimine organizzato. Ne parliamo proprio con la protagonista di questa buona notizia, Sonia Alfano.

Salve onorevole, con questa nomina e l’ufficializzazione di un organismo che combatte le mafie a livello europeo si lancia un segnale forte! L’Unione Europea fa finalmente sul serio in tema di lotta alla criminalità organizzata?

Sì, devo dire con molto piacere abbiamo accolto un segnale fortissimo che il Parlamento Europeo ha dato sin dall’ottobre scorso, quando è stata approvata a maggioranza larghissima la mia risoluzione che prevedeva appunto l’istituzione di questa commissione parlamentare sulla criminalità organizzata. E non solo: il mandato di questa commissione include anche corruzione e riciclaggio di denaro, tre aspetti legati tra loro che hanno di fatto massacrato l’economia legale dei 27 Paesi dell’Unione Europea e dei cittadini a cui con questa istituzione possiamo e vogliamo assicurare molta più sicurezza e soprattutto molta più libertà!

La corruzione è quindi un aspetto allarmante della criminalità?

Proprio così, mi dispiace sottolineare il fatto che da una ricerca fatta dalla Commissione Europea emerge che la corruzione come sistema criminale incide ogni anno sul sistema economico europeo per circa 120 miliardi di euro, di questi soltanto 60 riguardano l’Italia. Io a pochi minuti dalla mia elezione ho detto che la corruzione è quel brodo melmoso nel quale si muovono i sistemi criminali che aggrappandosi all’interno delle istituzioni e dell’economia legale fanno in modo di trasformarle in mafie!

Una comune lotta migliorerà la condizione di vivibilità nei paesi dove le mafie sono fortemente radicate?

E’ quello il tentativo, non pensiamo però che le mafie siano solo un problema italiano. Noi abbiamo fatto un monitoraggio molto ampio attraverso il quale siamo riusciti a tracciare un quadro della situazione che non è per nulla confortante: abbiamo diverse tipologie di mafie oltre a quelle italiane a cui dobbiamo aggiungere la mafia nigeriana, quella russa, cinese, giapponese e quella dell’area balcanica. Hanno avuto tutte indistintamente una forte capacità di radicamento anche in quei territori che potrebbero sembrare fuori da determinate idee, come ad esempio la Svezia o l’Olanda. Vedete, fare la considerazione che le mafie siano solo un problema del sud Italia ha condotto questi sistemi criminali a lavorare nell’indifferenza delle istituzioni che purtroppo hanno sottovalutato la loro forza, la loro capacità e soprattutto il loro sistema ben collaudato, permettendogli così di introdursi all’interno delle istituzioni e anche all’interno delle forze di polizia. Un allarme fortissimo in tal senso c’è stato rivolto dai Paesi dell’est, nei quali si registra un alto livello di corruzione proprio all’interno delle forze di polizia! Il nostro obbiettivo sarà quello di metterci a lavorare immediatamente.

Dall’Espresso si legge un’immagine chiara di quella che sarà la vostra attività di controllo: “Un carico di cocaina arrivato a Rotterdam su una nave cargo, l’indagine su un clan di narcotrafficanti che va in fumo perché la legge olandese non consente di ritardare l’arresto di uno spacciatore per risalire ai capi delle organizzazioni. L’estorsione al titolare di un ristorante in Germania, compiuta da due calabresi affiliati alla ‘ndrangheta, che viene denunciata ma che non risolve il problema: finiti in cella i due esattori, due mesi dopo si presentano i sostituti che tornano a chiedere allo stupefatto tedesco il pagamento del “pizzo”, mentre i capobastone restano sconosciuti agli inquirenti. E poi i tempi delle perquisizioni nelle case di esponenti dei clan che non possono scattare tutte nello stesso momento, a Palermo come a Lanzarote, perché la legge spagnola non prevede che questo tipo di attività investigativa si svolga di notte. O il traffico di armi in partenza dal Kosovo, dove per pochi spiccioli i clan criminali possono acquistare bazooka o esplosivo”. L’agenda della Commissione è già attiva nonostante la giovanissima età?

Il lavoro è lungo, già nei mesi precedenti ho cominciato un proficuo scambio di collaborazioni con organismi europei e internazionali come la Commissione Europea, Europol, Interpol, Eurojust, la Corte dei Conti europea, l’UNODC e tutte quelle realtà che si occupano di contrastare il crimine organizzato. Questo perché abbiamo avuto in questi anni la sensazione e la conferma che non possiamo pensare di affrontare la lotta alle mafie senza l’apporto e la collaborazione di tutti gli organismi che poi sono chiamati a questo tipo di attività. Noi abbiamo il compito, come Commissione Europea, di fare da guida politica in questo contesto, ma le autorità giudiziarie ed investigative dovranno dirci di quali strumenti hanno bisogno.

Si tratta di regolamentare l’antimafia?

L’obbiettivo è quello di consegnare un testo unico antimafia: un piano di contrasto al crimine organizzato. Perché fino a quando ogni Paese continuerà ad affrontare questo problema con le leggi ordinarie e con il proprio sistema giudiziario, aimè, non andremo da nessuna parte, anzi! Non faremo altro che agevolare il continuo radicamento e rafforzamento dei sistemi criminali. Noi abbiamo bisogno ad esempio che il reato di associazione mafiosa venga riconosciuto in tutti i 27 Stati membri! Analogamente è necessario che il reato di autoriciglaggio sia riconosciuto in tutti i Paesi europei, mi dispiace dire che l’Italia è uno di quei pochissimi (se non l’unico) Paese all’interno dell’Unione Europea che non ha introdotto tale reato. 

 
Suo padre - Beppe Alfano, giornalista ucciso dalla mafia - sarebbe orgoglioso di un tale e notevole passo avanti in tema di contrasto al crimine organizzato. E come ennesimo atto forte e simbolico alla vicepresidenza si è insediato Rosario Crocetta, anch’egli membro attivo in Europa e simbolo della lotta alla mafia sin da quando era sindaco di Gela. Sarà una commissione che conosce bene il fenomeno perché lo ha vissuto sulla sua pelle, quindi?

Assolutamente sì. Ci sono quattro vice-presidenti per quarantacinque deputati all’interno di questa commissione. Qualcuno ha storto il naso dicendo ‘come mai tutti Italiani?…’, non perché sia un problema italiano, come dicevo pocanzi, ma perché purtroppo per ovvi motivi noi siamo quelli che  non solo hanno vissuto il fenomeno sulla propria pelle ma hanno un tantino di esperienza in più rispetto a quei Paesi dove il radicamento delle mafie viene affrontato con le leggi ordinarie.

Vogliamo avvicinare l’ambiente europeo ai cittadini che magari in questo momento di crisi lo vedono piuttosto distante? Come procedono i lavori all’interno del Parlamento Europeo?

Mi rendo conto che spesso il sistema dell’informazione non parla assolutamente di quello che è questa macchina elefantiaca chiamata Unione Europea. Anzi spesso le notizie che vengono date sono fuorvianti, sia ben chiaro che l’Europa non ha mai chiesto a nessun Paese di ridurre un popolo a lacrime e sangue. La crisi economica attraversa e coinvolge tutti i 27 Paesi dell’Unione, ci sono quei Paesi che hanno una leadership debole e che poi subiscono di fatto una serie di azioni e altri come il nostro che hanno una leadership un tantino di parte. Sono stata una delle prime che ha alzato il livello di attenzione rispetto a questo governo tecnico, formato quasi esclusivamente da banchieri, da tecnici che hanno dei conflitti di interessi all’interno dei sistemi bancari e non solo. Il fatto che il presidente Monti sia stato un Commissario Europeo o il fatto che altri siano stato amministratori delegati di banche non significa che ci faranno uscire dalla crisi, anzi.

Non guarda di buon occhio il governo tecnico?

Io contesto il fatto che siano stati effettuati dei tagli alla spesa pubblica, perché se si operano tagli alla sanità, alla scuola, alla cultura, ai servizi fondamentali ed essenziali per la vita dei cittadini come pensiamo poi di voler uscire da una crisi? Mentre tutti gli altri Paesi investono nella scuola e nella cultura proprio per poter formare le generazioni future noi andiamo controtendenza. Come si può pensare poi di uscire da una crisi se continuiamo a dare la libertà totale e indisturbata alle grandi aziende di licenziare i propri dipendenti? Come pensiamo di uscire dalla crisi se continuiamo ad alzare tasse e diminuiamo il potere d’acquisto dei cittadini? Questo non accade in tutti Europa: io vivo quattro-cinque giorni alla settimana tra il Belgio e la Francia e in quei Paesi non si registra la situazione che stiamo vivendo noi. Intanto mi permetto di dire che in Italia c’è un costo altissimo della politica, ma non è solo un problema di stipendi ai deputati. Qualcuno dimentica che nel nostro Paese ad esempio i cittadini pagano ogni anno qualche milioncino di euro per riparare gli arazzi del Quirinale. Io credo che sguazziamo negli scandali: siamo la nazione col più alto numero di scorte e tutele utilizzate da politici, giornalisti, falsi giornalisti e non solo, non perché c’è un pericolo costante, vengono assegnate come status symbol. Se cominciamo a ridurre tutte queste situazioni forse potremmo essere più credibili.

Un’analisi lucida e condivisibile che prosegue tra l’altro sul suo sito www.soniaalfano.it. Utilizza anche i social network per fare rete con elettori, curiosi e cittadini?


A presto e giungano i complimenti e il sostegno dalla nostra redazione per la nuova, importante attività!
Grazie e buon lavoro, arrivederci!
Fabio Barbera

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