Prosegue l'esperienza del nostro amico Luca in Madagascar che con grande passione continua a scrivere e mandarci le pagine del suo diario, permettendoci di condividere con lui questa avventura.
PARTE TERZA:
Il racconto che segue risale ad uno dei primi giorni dopo l'arrivo a Fianar:
"Oggi abbiamo visitato il carcere, dove lavorerò per quest’anno nell’intento di realizzare un efficace programma di rieducazione per i minori lì detenuti, con un età che varia dagli undici ai diciassette anni. Me lo immaginavo peggiore, certamente le condizioni dei carcerati sono da terzo mondo ma rispetto ad altre carceri se la passano meglio. I minori sono undici al momento e abitano un grande stanzone, le loro cucce rievocano quelle dei lager per gli ebrei; tutti quanti dividono un unico bagno costruito proprio accanto i letti. La loro condizione non è niente rispetto a quella dei maschi adulti che sono di gran lunga più numerosi, abitano diversi stanzoni tre/quattro volte più ampi ma dividono anch’essi un solo bagno per stanzone. Chi non trova spazio dorme per terra.
Prima di accedere alle loro stanze siamo introdotti nel cortile antistante e qui tutti loro ci aspettano rigorosamente seduti per terra e in ossequioso silenzio, sorvegliati a distanza da militari pesantemente armati mentre noi sfiliamo sotto gli sguardi di tutti. Infine nelle stesse condizioni ma in altri locali adiacenti visitiamo le donne che in tutto sono una quarantina.
Ci sono poi due particolarità che mi hanno sorpreso: innanzitutto il fatto che il direttore del carcere fosse una donna e quindi la direttrice; in secondo luogo il fatto che tutti i volti e gli sguardi incrociati lì dentro non mi hanno trasmesso cattiveria, né odio, né malvagità e mi riferisco sia ai soldati che hai prigionieri. Sembra che si sia instaurata una particolare relazione tra carcerieri e carcerati, non c’è una netta divisione tra le due parti, piuttosto sembrano consapevoli di far parte della stessa barca. Come per tutti i reclusi la sofferenza più grande da patire è la circoscrizione all’interno di confini troppo limitati, girare sempre gli stessi posti, ogni giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto, nella consapevolezza che fuori c’è tutto un altro mondo che vive, pulsa, più o meno libero rispetto a loro. Il mio compito è fare in modo che la fiamma della speranza già fioca nel loro cuore non si spenga del tutto, dovrò combattere affinché non perdano il rispetto per loro stessi, affinché non arrivino a considerarsi l’ultima ruota del carro, inutili e dannati.
Lo stesso giorno ho avuto il piacere di guidare la nostra vecchissima nonché scassatissima Renault 5 per le vie di Fianarantsoa. Inizialmente devo ammettere che non è stato semplicissimo prenderci mano, il cambio è ridotto piuttosto male, il pomello si stacca quando vuole e non trovavo la retromarcia, inoltre: stendiamo un velo pietoso sulle condizioni degli ammortizzatori annientati dalle numerose buche sparse per strada, la carrozzeria e ammaccata un po’ ovunque, il paraurti è tenuto al suo posto da una corda, quando piove entra acqua da sopra lo specchietto retrovisore (non chiedetemi come sia possibile), i finestrini si chiudono a malapena e non si può più chiudere a chiave. Non esagero se affermo che si tratta di una delle macchine più malridotte di Fianar; speriamo tutti che un giorno la Caritas ci faccia dono di una Jeep o un 4per4 o un pick up o qualsiasi cosa si possa definire automobile ma temo che ciò rimarrà solo una speranza e nient’altro.
È passata ormai quasi una settimana da quando sono qui in Madagascar e ho capito che in questo periodo di mattina fa caldo tra i 25 e i 30 gradi mentre verso le 4 di pomeriggio arrivano le piogge intense e abbondanti con un contorno di lampi e fulmini di grande potenza che abbassano la temperatura; pertanto è consigliabile cambiare tipologia di vestiario dopo pranzo. Con la pioggia le strade si trasformano in torrenti fangosi ed è arduo compito destreggiarsi con la nostra Renault attraverso quei meandri. Dopo il tramonto quindi l’aria si è rinfrescata ed è un piacere starsene in terrazza a parlare, a fare progetti o raccontare storie ed esperienze, avviare dibattiti e condividere in tutto è per tutto."
Amin'ny manaraka... dal vostro caro affezionatissimo...Luca
3 commenti:
Ti stimo tantissimo, il lavoro che stai facendo in Madagascar è meraviglioso!
Grazie mille. Sebbene si tratti di un breve soggiorno (perchè ti assicuro che per portare avanti un progetto e vederne maturare i frutti bisogna aspettare molto e 1 anno è poco) spero si riveli utile e importante per qualcuno. Grazie ancora... a presto... Luca
Luca è l'esempio che i giovani di questi tempi non sono tutti grande fratello o amici,io credo nei giovani d'oggi e sopratutto nei giovani come Luca.
Pietro Ingoglia
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