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Mi sembra di sentire
quella storia che si racconta ai bambini, quella del lupo travestito d’agnello (o
forse non era un storia?). Comunque sia, mi sembra veramente di vivere in una
fiaba, proprio quelle che cominciano con “c’era una volta”.
C’era una
volta un losco figuro che si aggirava nei meandri dell’ospedale San Vito e
Santo Spirito di Alcamo, con personaggi non del tutto “sconosciuti”. Politici,
imprenditori, dottori e chi più ne ha più ne metta. Sto parlando di un alcamese
doc, di circa 50 anni, Pietro Pellerito. Il buon vecchio infermiere che scende
in politica, o meglio sale in politica (non si capisce più se si scende o si
sale). Infatti dal 01/07/2008 è consigliere provinciale di Trapani. Eletto nelle file dell’UDC ma
successivamente passato al gruppo Alleanza per la Sicilia. Dopo
le indagini di mafia che
lo hanno visto coinvolto, il nostro
infermiere ha deciso di farla finita; ha chiesto il divorzio dall’UDC. In una
dichiarazione sottolinea il motivo: “Il mio partito è rimasto silente. E
siccome quando in una coppia per stare bene bisogna essere in due, ho deciso di
fare la mia scelta. L’Udc non mi merita, o io non merito l’Udc”. In una coppia
è normale litigare, soprattutto se uno dei soggetti è l’UDC. Però una domanda sorge
spontanea: come mai il partito di Casini non ha neanche espresso la solidarietà
ad un povero perseguitato dalla giustizia? Eppure è un classico vedere tra le
file dell’UDC personaggi in odor (olezzo direi) di mafia, indagati e
quant’altro. La cosa è molto strana, ci sono partiti che ti promuovono e ti
portano in alto se sei indagato o condannato, se ti va bene perfino in
Parlamento. Questa volta invece sono stati cattivi.
Nel 2011 il nostro infermiere, si è rivolto ad un
dottore alcamese per farsi rilasciare un certificato medico fasullo. Infatti un
operario della Medicementi, la ditta di calcestruzzi di Alcamo, che non era
regolarmente registrato, avrebbe avuto un incidente sul lavoro ma trasformato poi
in un incidente stradale. Per questo motivo il medico è indagato per falso e il
nostro infermiere condannato a 6 anni dal Tribunale di Trapani per
soppressione di atto pubblico.
Il nostro infermiere in passato si è anche affiancato
a dell’ex deputato regionale Norino Fratello, ed insieme fondarono “I
Moderati”, nato dopo il patteggiamento dello stesso Fratello perché coinvolto
in un’inchiesta antimafia.
Tornando ad oggi: al nostro caro infermiere viene
imposta la sorveglianza speciale per i prossimi due anni, quindi dovrà
segnalare i suoi spostamenti, anche per andare al Consiglio provinciale.
Esatto, perché ovviamente non si è dimesso. Non possiamo pretendere le
dimissioni, in Italia funziona così. Siamo un paese di impuniti e un paese di
egoisti. Nella lingua dei politici (il politichese), non esiste più la parola “dimissioni”.
Siamo il Paese dove tutto viene svolto all’insaputa oppure “non è tutto come
sembra”, “sono un perseguitato”, frasi come queste ormai non ci fanno più tanto
effetto. “La mia è una condanna di primo grado, è stato tutto sbagliato,
denuncerò alla magistratura chi mi chiede di dimettermi”. Questa è una la dichiarazione
del nostro caro infermiere, quindi perché continuare ad assillarlo? Se ha appena detto
d’essere innocente non ha senso insistere. L’unico problema sono delle piccole
ed insignificanti intercettazioni in cui alcuni mafiosi parlano proprio di lui:
“Se non era per Pitrinu eravamo rovinati”.
Ed ecco qui l’”anche se…”
Proprio oggi il Tribunale di Trapani ha disposto la
misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno ad
Alcamo per due anni. Si sarà dimesso? No.
Però il presidente del Consiglio provinciale, durante
la seduta di oggi ha letto la nota del Prefetto di Trapani, Marilisa
Magno, che indica le disposizioni di sorveglianza, e ha così annunciato al resto
del consiglio la sospensione del nostro carissimo infermiere da consigliere provinciale.
Morale della favola? Mai toccare la poltrona altrui,
in Italia è un reato chiedere le dimissioni. Questo perché siamo realmente un
paese di impuniti, dove tutti hanno delle azioni e tutti si spartiscono una
fetta della grande torta dell’impunità spa. Anche se indirettamente ogni tanto succede
qualcosa di inaspettato. Vedremo come andrà a finire il processo d’appello.
Emanuel Butticè
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