CALATAFIMI-SEGESTA- Siamo arrivati già alla quarta edizione
del premio giornalistico regionale “Faccia a Faccia” intitolato a Mauro
Rostagno. Come ogni anno gli studenti delle scuole provenienti da tutta la Sicilia si riuniscono al Cine
Teatro Alhambra per intervistare un personaggio di spicco dell’antimafia.
Quest’anno è toccato al Procuratore di Torino ex procuratore aggiunto di
Palermo durante le stragi del 92, Gian Carlo Caselli. L’evento prevede un giro
di domande che a turno gli studenti porranno al Procuratore. Al termine
dell’intervista sarà premiata la scuola che avrà posto le domande migliori.
Quest’anno la commissione è formata da Rino Giacalone (giornalista
de “La Sicilia”,
“Il Fatto Quotidiano”, “Malitalia”, “Libera Informazione”), Salvatore Cusimani
(direttore della sede siciliana della Rai), Davide Mancuso (Giornalista),
Manuele Modica (Giornalista “l’Unità”, “La Repubblica”), Renato
Camarda (Giornalista), modera l’intervista Francesca Rispoli. “Mafia e
Antimafia: il ruolo della società civile e responsabile” questo il tema della
giornata, molto interessante ma decisamente complesso.
Vito D’angelo (coordinatore del presidio di Libera Calatafimi-Segesta) ringrazia il Procuratore e sottolinea l’affetto che tutti, studenti ed insegnati, hanno nei suoi confronti, soprattutto dopo le minacce e i numerosi attacchi subiti di recente. Dopo i ringraziamenti di rito e l’estrazione delle scuole si inizia l’intervista. Gli argomenti trattati sono tanti e soprattutto fondamentali per capire i meccanismi della realtà in cui viviamo. Il Procuratore con la sicurezza di chi ha alle spalle anni di esperienza e anni di duro lavoro, risponde senza esitare, lanciando spunti di riflessione interessanti e fondamentali per capire cosa possiamo fare e cosa dobbiamo fare per combattere e sconfiggere la mafia. Gli studenti insieme al Procuratore tracciano una linea immaginaria che passa dalle stragi del 92 ad oggi. Ricordando tutti, l’amico Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino, aiutandoci a capire come riconoscere la mafia e come contrastarla. Ci mostra con i dati del Censis, come la mafia zavorra il mezzogiorno, e ricorda come l’impegno quotidiano nella lotta alla mafia e all’illegalità sia fondamentale per rendere migliore il nostro futuro. “Nel nostro paese purtroppo, troppo spesso l’antimafia è stata l’antimafia del giorno dopo, stimolata dal dolore”, così Gian Carlo Caselli analizza l’antimafia italiana. “Stimolata dal dolore”, una frase che gela il sangue nelle vene, proprio perché in Italia si sono fatti passi avanti nella lotta alla mafia, soltanto dopo qualche strage o qualche morto ammazzato. Nel nostro codice Penale la mafia è inserita alla voce “Bis”, proprio perché è stata inserita in un secondo momento. Soltanto la morte del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e Pio La Torre hanno permesso una presa di coscienza generale nel contrasto alla mafia. L’Italia in Europa non è conosciuta solo per la mafia, ma anche per l’antimafia, e proprio questo ci rende oggetto di studio e modello europeo da seguire. Tutto Questo anche grazie a “Libera”.
Caselli continua a
scavare nei meandri bui della mafia parlando anche dei beni confiscati e della
loro importanza. La legalità e il bene comune passa sicuramente dai beni
confiscati e dell’importanza sostanziale che non tornino in mani mafiose ma
alla collettività. Il problema della mafia non è soltanto un problema del sud,
infatti il Procuratore parla di come le mafie ormai siano ramificate al nord, e
del devastante impatto che hanno sull’economia dell’intero paese.
Si concludono i lavori con la premiazione della scuola
vincitrice e con la consegna degli attestati alle scuole partecipanti.
“Fai cioè che devi, accadrà quel che può” concludo con una
frase di Roberto Morrione, giornalista recentemente scomparso che nella
mattinata si è ricordato con sincero affetto.
Emanuel Butticè
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