All’evento hanno partecipato le scuole superiori provenienti da tutta la regione. Il primo a prendere la parola è stato Rino Giacalone che ci ha ricordato come nella Trapani di Mauro Rostagno, dove la mafia riceveva ampio consenso sociale, la sua figura era scomoda e soggetta a continue campagne di delegittimazione e per questo doveva sparire in fretta dalla memoria dei trapanesi. Nei suoi editoriali, Mauro parlava della cruda realtà trapanese, una Trapani che ancora oggi ha un altissimo tasso di disoccupazione e che paga il pizzo.
Nel rispondere alle domande dei ragazzi, Nando Dalla Chiesa ha toccato svariati punti: parla di un’editoria che non dovrebbe intraprendere la strada del silenzio, ma dare spazio alla vera informazione. Racconta della campagna di disinformazione ai danni di Mauro Rostagno e auspica ad una memoria comune più duratura nel tempo, che non lasci fatti di cronaca mafiosa nell’oblio.
“Spesso si guarda senza vedere, e si ascolta senza sentire, si uccidono giornalisti per questo. Perché sanno vedere e sentire”. L’informazione oggi è monopolizzata dai potenti, ma esistono delle splendide isole di libera informazione, a cui noi tutti possiamo dare il nostro contributo.
A questo la rete dà un ausilio fondamentale attraverso blog e social network per il tamtam delle notizie. Con strumenti così potenti, non possiamo aspettare che siano gli altri a prendere l’iniziativa e a dire cosa fare, ma dobbiamo essere noi a crearci il da fare per la lotta alle mafie.
La Sicilia ha la sua storia di giornalisti uccisi, tra i quali anche Giuseppe Fava, che la figlia ricorda come da uomo libero dirigeva un giornale aiutato da giovani catanesi uniti dalla passione per il giornalismo e l’informazione senza influenze politiche.
Tutt’ora a Catania il nome Fava dà fastidio perché Giuseppe ha avuto il coraggio di parlare di mafia, una questione che i catanesi preferivano evitare, perché la mafia non esisteva.
Un giornalista che permette ad ognuno di pensare con la propria testa è scomodo, perché un uomo che riflette è un pericolo per la mafia.
Inoltre, la figlia di Rostagno ha tenuto a partecipare all’evento con un video messaggio rivendicando l’importanza di ricordare e di continuare a lottare.
C’è stato anche il tempo di emozionarci con l’intervento di Salvo Vitale, compagno di Peppino Impastato, che ci ricorda come le grandi conquiste del ’68 siano ancora oggi importanti. Ancora ci parla di Peppino che scriveva di Rostagno come di “un compagno che dà sicurezza”. La giornata si è conclusa con il rilascio degli attestati di partecipazione ai rappresentanti di tutte le scuole partecipanti e l’assegnazione del premio giornalistico al liceo scientifico Enrico Fermi di Ragusa.
Citando nuovamente Martin Luther King, l’auspicio è che “Chi si avvicina al giornalismo non imbocchi la strada del silenzio”.
Giuseppe Lupo
Nicola Grillo
1 commento:
Mauro è stato un giornalista molto coraggioso, di quelli che non esistono più.
Egli aveva il coraggio di denunciare, ma attenzione non di denunciare chiunque e qualsiasi cosa!
egli non era un esibizionista, ma ogni giorno lavorava nel suo territorio denunciando i problemi della città! egli fu tra i primi a denunciare le collusioni della mafia con ambienti esterni e pericolosi!
lo voglio ricordare per il suo grande coraggio, il coraggio di chi sa denunciare le cose ingiuste senza degenerare nella CALUNNIA.
molti, soprattutto quelli che si sentono i paladini della giustizia, che fanno denunce a destra e a manca finalizzate al nulla, anzi finalizzate solo a prendersi querele per calunnia dovrebbero imparare da questo grande uomo, perchè lui aveva il coraggio di denunciare le cose giuste mettendosi contro i potenti senza farsi mai strumentalizzare.
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