Si pone ancora il problema del Sud? Questa è una domanda pertinente che implica un esame della realtà di questa grande zona poco sviluppata del Mezzogiorno; un territorio carico di storia e di cultura, ma segnato da forti contraddizioni sociali ed economiche.
Da cifre pubblicate dall’ISTAT si nota che il Mezzogiorno è come una zavorra per la crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) nazionale. In questo quadro così negativo, si osservano certi progressi nelle quattro più piccole regioni del sud ( Abruzzo, Molise, Basilicata, Sardegna) che, nel 2007, hanno registrato un PIL per abitante superiore alla media del Mezzogiorno. I fattori di questa riuscita sono diversi (innovazione, efficacia delle infrastrutture, ecc..), ma nello stesso tempo l’assenza di mafie sul territorio è forse il fattore più influente. Il contrario si verifica nelle altre regioni (Calabria, Sicilia, Campania, Puglia), tutte al disotto della media del PIL del Mezzogiorno, e segnate da una presenza soffocante di criminalità organizzata. In Calabria, in Sicilia e in Campania, non esiste un reale mercato, non c’è la libera concorrenza. Ciò che prevale sono delle forme di ricchezza fondate sulla violenza e sull’illegalità, che permettono alle mafie di produrre una “cifra d’affari” stimata di 130 miliardi di euro, pari al 40% del PIL del Mezzogiorno e al 10% del PIL italiano.
Numerosi sono quelli, specialmente all’estero, che si chiedono: perché lo Stato italiano e i suoi diversi governi successivi non hanno mai intrapreso una seria lotta contro queste organizzazioni criminali? Una delle prime risposte sta forse nel fatto che le mafie garantiscono numerosi voti ai partiti che governano. Ma i voti non bastano a spiegare un fenomeno così potente e radicato. Infatti, il motivo principale sta verosimilmente in quei flussi enormi di capitali che affluiscono nel sistema economico e nel circuito finanziario nazionale e internazionale, tramite diversi tipi di canali; fino al punto che senza questa contribuzione ormai regolare dell’economia sotterranea nella formazione del PIL italiano, verrebbe a mancare uno dei pilastri maggiori del sistema, che l’apporto di risorse lecite non saprebbe rimpiazzare.
Per la sua geografia il Mezzogiorno potrebbe diventare una regione cardine, il ponte del partenariato e del libero scambio euro-mediterraneo. Questa cambierebbe anche il suo ruolo, da zona emarginata a quella più avanzata per il dialogo e la cooperazione tra l’Italia, l’Europa e i paesi del Mediterraneo. Il bacino Mediterraneo, una volta più stabile e meglio gestito politicamente, diventerebbe una regione essenziale per i rapporti economici, culturali e politici tra l’Europa e L’Asia. Così, come per altri territori del sud dell’Europa, si apre per il Mezzogiorno una prospettiva interessante in caso di crescita dei flussi commerciali e quindi finanziari con le regioni asiatiche del Medio ed Estremo - Oriente .
In questa prospettiva, bisognerà modificare il ruolo della Sicilia, grande regione europea e mediterranea, segnata a volte da forti contrasti e da un grande potenziale.
Isola maggiore e centro di gravità del Mediterraneo, in passato luogo di incontro tra le culture, la Sicilia può vantarsi di una storia plurimillenaria, di un ricco patrimonio archeologico e di monumenti che ne fanno uno dei più importanti “ giacimenti culturali” del pianeta. Nel corso degli ultimi anni, niente o molto poco è stato fatto per valorizzare la vocazione naturalmente mediterranea della Sicilia, e soprattutto, per superare gli ostacoli interni ed esterni che impediscono la sua evoluzione moderna e dinamica.
Alessio Navarra
3 commenti:
Hai affrontato un tema vero ma difficile, le implicazioni storiche che hanno portato la sicilia in queste condizioni sono molteplici e ricorrenti, la stessa mafia è un prodotto di questa storia complessa.Spero di ritornare su questo tema su un futuro articolo.
Sono pienamette in accordo con te quando dici che la sicilia è una piattaforma nel mediterraneo con grande potenzialità non solo economiche.
Forse se fossero più numerosi ed attenti, come te, i giovani di questa terra avrei più fiducia per il futuro. ciao
Prof chiarenza lorenzo
Alessio, hai azzeccato il punto,La Mafia ha influenzato molto la vita Economica del nostro paese, molti industriali non investono per paura,quei pochi che investono dopo un pò chiudono bottega perchè appunto non cè concorrenza leale in sicilia (Vedi caso delle Calcestruzzi).Comunque io credo nelle nuove leve !!perchè piano piano le cose stanno cambiando e noi ne sappiamo qualcosa.
Ps.Complimenti per l'articolo.
Penso che la politica dovrebbe occuparsi di questi temi, che parlino di possibilità di sviluppo concrete per una terra abitata da tanta gente che pensa soltanto a rafforzare la propria posizione personale anzichè al benessere della collettività...che tra l'altro a lungo termine si tramuta anche in benessere per il singolo.
Invece la politica passa più tempo a risolvere discussioni interne ed esterne ai partiti, senza rendersi conto di quanto, in questo modo, si stia allontanando dalla gente comune.
Penso anche che i giovani di oggi hanno bisogno di essere responsabilizzati e non visti, come spesso accade, come serbatoi di voti.
Forse mi sbaglierò, ma penso che oggi sia più facile fare Politica (con la P maiuscola) con l'associazionismo, anzichè all'interno dei partiti.
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