lunedì, novembre 29, 2010

Tutti in piazza con Telejato


Partinico – Ieri mattina si è tenuta una manifestazione dal titolo “Tutti in piazza con Telejato”, per dimostrare ai mafiosi che Telejato, Pino Maniaci e la sua famiglia non sono soli. L’evento è stato organizzato da Coppola Editore, Corleone Dialogos, l’associazione “Peppino Impastato”-casa memoria e il gruppo facebook “Quelli che fanno come Telejato”. A partecipare sono state centinaia di persone e associazioni come Libera, Castello Libero, Addiopizzo, il popolo delle agende rosse, la redazione di Antimafiaduemila, il S.I.A.P di Palermo e molte altre.
La conferenza si è tenuta presso il palazzo dei Carmelitani. Era presente Salvo Vitale, storico amico di Peppino Impastato che ora collabora con Pino a Telejato, e ha parlato dell’importanza di essere tutti lì a manifestare solidarietà a Pino e alla sua famiglia, soprattutto dopo le numerose minacce delle settimane precedenti.
È risaputo che la mafia inizia con la diffamazione per isolare il giornalista, come accadde ai giornalisti Pippo Fava e Mauro Rostagno, per poi passare agli attentati. Pino non è solo, e Telejato deve continuare ad esistere perché rappresenta il simbolo della Sicilia che vuole cambiare. Rappresenta il simbolo dell’informazione libera, un’informazione che vogliamo, che ci appartiene.
Era anche presente Nadia Furnari, presidente dell’associazione Rita Atria, e Vittorio Corradino, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, che proprio nei giorni scorsi ha consegnato a Pino Maniaci il “premio Francese”, premio che l’Ordine dei Giornalisti assegna ogni anno ai giornalisti d’inchiesta, giornalisti di frontiera.
Significanti sono state le parole di Pino Maniaci, che ha ringraziato tutti per la solidarietà e ha sottolineato ancora che questa è la Sicilia vera, questa è la Sicilia che vuole cambiare e che bisogna continuare, come fa lui, a denigrare e sfottere i pdm (pezzi di merda come dice lui).
Successivamente tutti si sono uniti in un corteo che ha attraversato le via cittadine per terminare davanti la sede di
Telajato.

Emanuel Butticè

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Azzerato mandamento mafioso di Partinico!
Cosa nostra cambia vocabolario e ora comandano i figli, 23 in manette
La famiglia si chiama adesso "officina". Per ordinare un omicidio dicono: "Mettilo in ferie". Fare un'estorsione: "Tingere". Così parlano i nuovi capimafia. I carabinieri li hanno intercettati per mesi e hanno scoperto che a Partinico avevano riorganizzato la più giovane e agguerrita cosca della mafia siciliana. Un insospettabile architetto di Palermo, Antonino Lu Vito, faceva da ambasciatore dei boss
di SALVO PALAZZOLO

La mafia siciliana cambia, per necessità. Se i padri sono rinchiusi al carcere duro, ci sono i figli ad occuparsi del clan. Poco importa che abbiano 24 o 28 anni. Leonardo e Giovanni Vitale, rampolli di Vito detto "Fardazza", sono arrivati nel giro di pochi mesi al vertice dello storico mandamento mafioso di Partinico. Prima toccò a Leonardo, ma a febbraio venne arrestato per rapina. A marzo, fu scarcerato il fratello Giovanni: prese lui lo scettro di capo mandamento. Ne aveva titolo: per ben due volte era già finito in manette per associazione mafiosa, la prima da minorenne.

C'erano questi due giovanissimi dal cognome pesante dietro l'escalation di attentati che negli ultimi mesi ha seminato il terrore in provincia di Palermo. A scoprirlo sono stati i carabinieri del Gruppo di Monreale: nella notte, 23 persone sono finite in manette.

Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Francesco Del Bene e dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia hanno individuato il gruppo dirigente del clan voluto dai Vitale. Fra gli arrestati c'è anche un insospettabile architetto palermitano, Antonino Lu Vito: avrebbe fatto da tramite fra le cosche del mandamento di Partinico e quelle della città.

Le intercettazioni hanno svelato soprattutto il nuovo vocabolario di Cosa nostra. La famiglia si chiama adesso "officina". Per ordinare un omicidio dicono: "Mettilo in ferie". Fare un'estorsione: "Tingere". Così parlano oggi i capimafia. Quando discutevano di consolidare gli equilibri all'interno del clan facevano sempre riferimento al "fabbricato". Oppure alla "fondazione".

Nelle intercettazioni dei carabinieri ci sono gli affari del nuovo clan di Partinico: i Vitale costringevano gli imprenditori della zona a rivolgersi a una ditta di loro fiducia per la fornitura del cemento, la Edil Village, gestita da Alessandro Arcobascio e Alfonso Bommarito (anche loro finiti in manette). Nessun imprenditore si è mai ribellato al ricatto, anche se il cemento costava di più (per coprire la tangente a Cosa nostra).

I nomi degli altri arrestati: Francesco Alfano, Gianfranco Brolo, Carmelo Culcasi, Francesco Paolo Di Giuseppe, Antonino Giambrone, Salvatore Lamberti, Antonio Lo Biundo, Lorenzo Lupo, Pietro Orlando, Elviro Paradiso, Roberto Rizzo, Santo Salvaggio, Alfonso Scalici, Francesco e Giovanni Battista Tagliavia, Gioacchino Guida e Ambrogio Corrao.

(30 novembre 2010)


http://palermo.repubblica.it/cronaca/2010/11/30/news/cosa_nostra_cambia_vocabolario_e_ora_comandano_i_figli_23_in_manette-9666800/

Anonimo ha detto...

Grandi ragazzi! Sosteniamo Pino Maniaci!

Anonimo ha detto...

Grazie Pino Maniaci,questi arresti sono dovuti anche al Tuo coraggio