Questo mio piccolo libro che finalmente, dopo un bel po’ di tempo e lavoro, posso avere il piacere di presentarvi, è il risultato di una necessità, di una sensazione che credo non sia percepita soltanto dal sottoscritto. Questo libro quindi nasce innanzitutto dalla necessità di manifestare, il più concretamente possibile, il mio dissenso nei confronti dell’Italia tutta. E sto parlando di quest’Italia attuale che va avanti così ormai da secoli, in effetti va avanti così dalla sua Unità, dalla sua Costituzione; inutile elencare ancora una volta tutti i grossi difetti a livello base, politico-sociale. Voglio solo sottolineare che si tratta di difetti individuali che sommati tra loro vanno a creare quella figura dell’italiano medio che ad oggi tutto il mondo contesta. L’essere italiano che potrebbe essere “motivo di vanto” si sta trasformando in “motivo di scherno”. È stata “la classica goccia che fa traboccare il vaso” a spingermi verso la stesura di questo scritto. Con esso l’intento è anche quello di esortare il lettore a passare ai fatti, magari non drasticamente come il racconto implicitamente suggerisce. Poiché in effetti mi sono reso conto, e non ci vuole molto per rendersene conto, che da troppo tempo noi tutti non facciamo altro che parlare e lamentarci dello status quo, ma nessuno osa fare il passo successivo, nessuno osa prendere barca e remi e fare quel tratto di mare che c’è tra il dire e il fare appunto. È questa pigrizia, passività, vigliaccheria italiana che io condanno, cui ho cercato di sottrarmi in qualche modo attraverso questo mio piccolo e probabilmente vano esperimento. Il libro non è un trattato di politica, no; quanto scritto sin qui è il messaggio che traspare evidentemente dalla sua lettura. Il libro è un thriller avvincente e misterioso, non è un noioso trattato di politica. In certi punti vi sono anche esilaranti colpi di scena che non potranno non strapparvi almeno un leggero sorriso dalle labbra. Uno dei miei primi lettori, cui attribuisco autorevolezza e ottima capacità di giudizio, lo ha definito “un sogno di liberazione”, che è a mio modo di vedere una perfetta definizione. Altra caratteristica particolare del racconto è l’implicazione di personaggi esistenti della nostra attuale società. Gente di un certo spessore morale, pezzi grossi, persone che, vuoi o non vuoi, ci rappresentano a livello mondiale. Ritengo che già “l’ouverture” e la sinossi possano darvi un bel pizzico di curiosità e la giusta spinta per leggere tutto il resto, visto che probabilmente sono l’unico autore al mondo che ha immaginato e messo per iscritto la morte del nostro caro amico Silvio. Non ho voluto scrivere un grosso libro, è stata una mia scelta, perché avrei potuto farlo, ma ho preferito tener fede al motto greco: “un grosso libro, un grosso errore", motto che condivido assolutamente. Spero lo leggiate e spero vi piaccia proprio come è piaciuto a me… Buona lettura.
P.S.: Peccato che il successo di questo libro sia legato fatalmente e inscindibilmente ad una querela.
P.P.S. Di seguito trovate il testo del nostro sacrosanto inno nazionale, va tutt'uno con la recensione!
Luca Pennisi
Fratelli d'Italia,
L'Italia s'è desta;
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma;
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò,
Noi fummo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
Bandiera, una speme;
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò.
Stringiamoci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò,
Uniamoci, amiamoci;
L'unione e l'amore
Rivelano ai popoli
Le vie del Signore.
Giuriamo far libero
Il suolo natio:
Uniti con Dio,
Chi vincer ci può?
Stringiamoci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò,
Dall'Alpe a Sicilia,
Dovunque è Legnano;
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core e la mano;
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla;
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamoci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò,
Son giunchi che piegano
Le spade vendute;
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia
E il sangue Polacco
Bevé col Cosacco,
Ma il cor le bruciò
Stringiamoci a coorte!
Siam pronti alla morte;
Italia chiamò
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