martedì, giugno 05, 2012

Castellammare e Balestrate, troppo vicine.


Veduta del porto di Balestrate.
La storia, così crudele, così dura, così meschina, si ripete. Gli errori del passato, non sono serviti a niente. Siamo sempre nella stessa situazione.
Il cemento depotenziato al centro della discussione, ancora una volta. Questa volta ci troviamo a Balestrate, pochi chilometri da Castellammare, ma situazione analoga, troppo analoga. Una storia di cemento, porto e vergogna che accomuna questi due paesi, condannati a soffrire ancora. Il porto di Balestrate infatti doveva essere, similmente a quello di Castellammare ancora fermo ed immobile da parecchio tempo, una rampa di lancio per l’economia e per il turismo del paese. Invece si è rivelato una zavorra di cemento, depotenziato. La procura di Palermo oggi ha chiesto e ottenuto sette ordinanze di arresti domiciliari.  
Domiciliari per l’imprenditore Benny Valenza, il fornitore del calcestruzzo, ma anche i funzionari e i professionisti che avrebbero dovuto vigilare sulla corretta esecuzione dell'opera: Un funzionario del Genio civile opere marittime di Palermo, Leonardo Tallo, due assistenti del direttore dei lavori (Antonino Turriciano e Pietro Sacco) e a due componenti della commissione di collaudo nominata dall'assessorato regionale al Turismo (Giuseppe Jaforte e Giovan Battista Rubino) ed infine arresti domiciliari anche per Filippo Grancagnolo, il capocantiere dell’appalto di Balestrate. I reati contestati vanno dalla frode in pubbliche forniture alla truffa, al falso materiale ed ideologico.
Questa storia, chissà come mai mi ricorda sempre di più quella di Castellammare. Il porto di Castellammare ormai lasciato a marcire con i suoi castellammaresi, è stato sequestrato dalla Guardia di Finanza per gli stessi motivi: cemento depotenziato. Nell’affare Castellammare, si intrecciavano interessi politico/mafiosi che abbiamo trattato diverse volte. Nell’affare Balestrate troviamo le stesse cose. Infatti, l’imprenditore Valenza qualche anno fa è finito sotto inchiesta per aver intrattenuto affari con alcuni uomini vicini al clan dei Brusca di San Giuseppe Jato e dei Vitale di Partinico. Successivamente assolto dall’imputazione di mafia.
Quindi come possiamo intuire, gli affari e gli interessi che girano in torno a queste opere sono davvero tanti, uomini e imprenditori che fanno affari con opere pubbliche, lasciando in ginocchio paesi e città. Milioni di euro spesi, e ancora chissà quanti altri ne dovranno essere spesi. Siamo in un paese carogna che non concede niente e tiene tutto per se. Ad oggi, il porto di Balestrate, non ancora sequestrato, e il porto di Castellammare, parzialmente dissequestrato (mi viene da ridere per questo giochetto di parole), sono ancora lì, fermi, congelati come in una fotografia sbiadita dal tempo. Tanto tempo. Troppo tempo.
Chissà quando vedranno la luce.
Emanuel Butticè

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