A distanza di un mese riceviamo puntuale dal Madagascar l'ennesima pagina del diario del nosto amico Luca, che pubblichiamo come sempre con grande piacere:
Adesso il centro si è evoluto ancora. Ci sono stati dei cambiamenti: alcuni bambini hanno volontariamente scelto di non venire più e in compenso sono stati accolti due nuovi bambini (anche se già li conoscevamo), Ephraim e Julio. Dobbiamo ricordare che si tratta di bambini di strada, abituati a fare ciò che vogliono al massimo della loro libertà, perciò lasciamo decidere loro se venire sin qui ogni giorno e partecipare alle nostre attività o meno. Noi offriamo una possibilità, un’alternativa sicuramente migliore alla strada, possiamo dirgli che è un’occasione importante per loro, che non se la devono lasciare scappare, ma in fin dei conti la scelta sta a loro. Abbiamo condiviso e condividiamo molto tempo insieme durante la giornata, evidentemente è cambiato anche il mio rapporto con loro; se all’inizio li consideravo semplicemente un gruppo di bambini sfortunati e bisognosi, adesso si è instaurato un legame più forte tra noi, non so ancora cosa si prova nel diventare padri, ma credo che quello che sto provando io qui sia un sentimento molto simile.
Siamo andati con loro al Lago Anosy, un gran bel posto dove fare pic-nic nelle belle giornate, una volta arrivati, quando il sole ha cominciato a farsi sentire in maniera più incisiva, allora i bambini non hanno resistito e si sono buttati in acqua, ma a dir la verità non c’hanno pensato due volte, per loro quell’acqua non aveva nulla di insalubre. Loro potevano contare su un apparato immunitario abituato ormai all’ambiente malgascio e quindi quell’acqua fangosa di un colorito marrone difficilmente avrebbe trasmesso loro qualche malattia, noi invece, i bianchi, avremmo dovuto mostrare un po’ più di buonsenso e cautela. Tuttavia, se non lo avevo fatto presso la cascata all’interno della foresta pluviale di Ranomafana, non potevo rinunciare anche stavolta ad un tuffo in acqua, non dopo aver visto la contentezza dei bambini e la loro spensieratezza. È stato come un invito, non ho resistito a quel richiamo, mi sono messo in mutande e mi sono buttato: al diavolo la bilarziosi, niente e nessuno mi avrebbe impedito di godermi quel momento, essere lì con i bambini è stato il massimo. Il fango mi arrivava alle ginocchia; mi sono fatto una nuotata fino al centro del lago e anche lì c’era fango in quantità perciò non c’era un punto in cui non si toccasse.
Un altro momento da notare è stato quello dell’arrivo della merce proveniente dal container e i giorni che l’hanno preceduto; dovete sapere che si parlava del container praticamente sin da quando abbiamo messo piede qui in Madagascar, ormai era diventato una leggenda, ogni volta che i bambini chiedevano qualcosa che non avevamo a disposizione noi rispondevamo: “Quando arriverà il container…”. Perciò loro hanno atteso con spasmodica trepidazione il giorno in cui sarebbe arrivato. E quando quel giorno è finalmente giunto è stato molto bello vederli raggianti e pieni di aspettative, perché l’arrivo del container avvicina il giorno in cui verranno a stare qui da noi in pianta stabile, giorno e notte.
Poi anche il momento del pranzo è fantastico, non potete immaginare la voracità con cui divorano un abbondante piatto di riso fino all’ultimo chicco e spesso continuerebbero a mangiare all’infinito: pozzi senza fondo...
(Luca Pennisi)
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