mercoledì, maggio 23, 2012

DIARIO DI UN'AVVENTURA MALGASCIA

PARTE QUINTA:


Continiuamo a raccontarvi l'esperienza di Luca in Madagascar, tra l'altro ci risulta che siete in tanti a seguire il suo racconto. 
Eccovi la quinta "pagina" del diario di Luca, che qui tira le somme alla fine del primo mese in Africa e ci racconta dei primi approcci con i bambini dell'orfanotrofio:

È passato un mese… Incredibile, mi sembra ieri che eravamo in giro per le vie di Parigi. Abbiamo fatto già un sacco di cose e il futuro è anch’esso pieno di esperienze, scoperte, conoscenze, sogni, speranze: in una parola “vita”.


E a proposito di “vita”… è curioso venire a conoscenza che questa parola in malgascio è sinonimo di “fine”, “vita” infatti significa “finito, fine” proprio il contrario del significato italiano; ma poi, se si considera il grande valore che la morte, la fine, riveste per i malgasci, allora probabilmente la si può considerare come un nuovo inizio e così il termine calza a pennello. 

Ogni giorno aggiunge qualcosa al precedente, pertanto quelle impressioni d’impatto, dalla forma ancora indefinita, assumono dei contorni più nitidi col passare del tempo. Abbiamo aperto il centro che, gradualmente, passo dopo passo, sta imboccando la giusta direzione, nonostante sia ancora in fase di rodaggio. I bambini fanno prevalentemente alfabetizzazione con due educatori malgasci, affiancati da un’insegnante (anche lei malgascia). Arrivano al mattino, gli facciamo fare colazione con pane e latte, poi fanno lezione, poi pranzo (che consiste in riso condito a piacere dalla madama, assunta proprio col compito di cucinare) e poi, dopo pranzo, si conclude con le nostre attività che possono essere o sport (come nel mio caso) o laboratorio d’arte, oppure si può optare per la visione di un cartone animato o qualche lezione di igiene o geografia sempre tramite videoproiettore. Tre volte alla settimana ci sono le docce per tutti loro. Come ho già detto si deve avviare il dormitorio; quando sarà il momento allora i bambini resteranno con noi tutto il giorno, ovviamente la loro giornata non sarà totalmente programmata: li lasceremo liberi nel pomeriggio e allo stesso modo noi avremo tempo per rifiatare. Il numero dei bambini è sceso con l’apertura del centro. È stata fatta una selezione e il gruppo si compone fino ad ora di quattordici ankizy. Eccoli in ordine alfabetico: Antonio, Bertho, Christophe, Doris, Francine, Lario (meglio Hilario), Mpampiuna (ma lei ancora non ho capito bene come si chiama), Niko, Nomena, Padada, Remy, Solofo, Tina, Vola. Sono loro i nostri bimbi sperduti. A loro si aggiunge Aina, che avrà circa 15 anni, anche lui vive per strada, si è guadagnato con merito il posto di aiuto-cuoco e altresì quello di fratello maggiore.


In questo primo mese l’equipe si è dotata addirittura di una mascotte, casualmente infatti dapprima si è aggiunto Ugo, un piccolo serpente, comprato al mercato alla modica cifra di 1 euro circa. Dopo aver constatato che era un tantino difficile trovargli da mangiare (si trattava in effetti di recuperare per lui un pulcino o un piccolo topo, vivi, ogni volta che costui avesse fame, in modo da farglieli stritolare e inghiottire), qualche giorno dopo lo abbiamo liberato nella foresta di Ranomafana. Ma è stato prontamente sostituito da Carota (il nome non gliel’ho messo io), un piccolo cagnolino nero di pochi mesi, al massimo due, che abbiamo trovato abbandonato a se stesso per strada. Ora credo si possa ritenere uno dei cani più fortunati di Fianar, visto che non gli manca né il cibo né l’affetto che a turno gli dimostriamo.

Luca Pennisi


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