Una scuola primaria che insegna ad adoperare, riconoscere e capire gli strumenti mediatici: è la Scuola Alfamediale. Mercoledì 23 febbraio vi invita ad Erice Casa Santa (Sala Biagio Amico) per un convegno sul tema dell’Audiovisivo, attraverso i contributi dei bambini, l’intervento di sostenitori del progetto e un’approfondita analisi del progetto.
Lo diceva Karl Popper che proponeva la patente ai professionisti del tubo catodico, ma la domanda è: la tv può realmente insegnarci qualcosa? La tv – ci ricorda Antonio Ricci - sa informare, non insegnare, perché tratta forme, non sostanze. Quotidianamente riversa addosso dell’inerme spettatore una quantità enorme di immagini in movimento, un ragionamento non può avere i tempi televisivi (lui – lo spettatore - sì che dovrebbe prenderla la patente). Essendo inadeguata all’insegnamento è difficile anche che dalla tv scaturiscano nozioni che rendano edotti gli spettatori sui metodi di autodifesa. “E’ vero, l’ho visto in tv”, è una frase pericolosa che si può sentire soprattutto dai bambini. Per questo è nata ad Erice una scuola primaria che insegna ad adoperare, riconoscere e capire gli strumenti mediatici e che mercoledì 23 febbraio invita tutti ad Erice Casa Santa (Sala Biagio Amico) per un interessante convegno sul tema dell’Audiovisivo, attraverso i contributi dei bambini, l’intervento di sostenitori del progetto e l’approfondimento sulle scuole Alfamediali che vogliamo continuare a raccontarvi.
Un’interessante sperimentazione, divenuta adesso progetto istituzionalizzato, è stata avviata ad Erice e si sta diffondendo su tutta la penisola: è l’alfamedializzazione dell’istruzione. In un’era definita post-moderna, che ha visto avviarsi in modo veloce ed esponenziale - già con la nascita dell’industria culturale - un passaggio piuttosto repentino dalla civiltà alfabetico-tipografica della carta alla civiltà audivisivo-multimediale dello schermo, l’iniziativa ericina si insinua come necessaria ad una società proveniente da un ‘900 mediatico, definito dal gruppo di ricerca del responsabile pedagocico Tullio Sirchia (che ha avviato, promosso e diffuso l’iniziativa) “Il secolo dell’audiovisivo o secolo AV”, per entrare in un ventunesimo secolo dove l’audivisivo si amalgama anche e soprattutto con la multimedialità del web, il quale ne cannibalizza i molteplici aspetti e li rende propri: si pensi come, attraverso il web, sia diventato sempre più semplice acquistare prodotti, diffondere un’opinione, realizzare o promuovere una ricerca, trovare dati e informazioni, ascoltare o fare la radio, consultare un’enciclopedia, vedere o trasmettere la tv attraverso lo streaming, costruire un’identità virtuale o programmare un viaggio.
In questo quadro va ad orientarsi il rinnovamento dell’istruzione attraverso l’iniziativa del gruppo di ricerca di Tullio Sirchia; la scuola alfamediale risulta così in continuo aggiornamento e in simbiosi con la realtà che ci circonda, ripercorrendo anche quelle immancabili otto competenze base, scaturite dalla “Strategia di Lisbona”, che un cittadino europeo deve possedere per definirsi adeguatamente istruito: saper comunicare in madrelingua, saper comunicare utilizzando lingue straniere, avere competenza matematica e competenze di base in scienze e tecnologie, possedere competenza digitale, imparare ad imparare, avere competenze sociali e civiche, possedere spirito di iniziativa e imprenditorialità, essere in possesso di consapevolezza culturale.
Sotto questi variegati e molteplici aspetti e continue sollecitazioni la Scuola Alfamediale si pone come adeguato strumento di istruzione, anticipando il necessario rinnovamento del settore scolastico repentinamente chiamato a reagire per adeguarsi ad una società che richiede sempre più tre competenze imprescindibili: una cultura umanistica, una cultura scientifica e una cultura multimediale (le tre più potenti culture storiche del nostro tempo e sicuramente del nuovo millennio); nella Scuola Alfamediale quest’ultimo aspetto (quello della multimedialità) s’intende anche come Cultura dello Spettacolo, ovvero dei linguaggi integrati del corpo e delle cose (movimento, suono, immagine) e della parola (parlata, scritta, stampata). Così, per imparare a leggere, scrivere, comprendere, realizzare ed emettere i linguaggi e i contenuti integrati della multimedialità, gli studenti delle scuole alfamediali fanno contestualmente, oltre alle ordinarie attività di studio, numerose altre attività come presentare dei progetti dinnanzi un pubblico, produrre attività illustrate (come giornali scolastici e manifesti), realizzare servizi video, imparando le tecniche per stare davanti e dietro la telecamera e, dunque, ad entrare con tutta la loro corporeità e verbalità dentro lo schermo. La lezione diventa così attiva ed interattiva, lo studente non è più passivo ricettore di nozioni ma attivo produttore di una cultura viva e in continuo movimento.
Non solo: in una scuola alfamediale si imparano tecniche tipografiche (dalla realizzazione di un testo giornalistico, alla composizione di una pagina, alla messa in stampa); vengono insegnati percorsi di formazione, realizzazione e diffusione di un qualsivoglia prodotto mediale (dalla carta allo schermo, dall’autore che scrive al conduttore che appare in video); vengono acquisite le competenze e la padronanza sull’uso degli strumenti digitali (dal pc, ad Internet, alla Play Station).
A tutto ciò si aggiunge l’analisi più teorica dell’approccio agli strumenti mediali scaturita dal dibattito filosofico tra gli apocalittici (che come Umberto Eco vedono nello strumento televisivo l’avvicinarsi di un nuovo regime fatto di accondiscendenza, asservimento al potere mediatico, edonismo che si trasforma in egocentrismo, fors’anche in cinismo e consumismo incontrollabile) e gli integrati (che vedono nell’audiovisivo un valido supporto alla diffusione di conoscenza, cassa di risonanza della realtà in continua evoluzione e strumento utile in mano all’uomo e non viceversa).
Queste rinnovate attività scolastiche insegnano così alle nuove generazioni ad integrare testi provenienti da diversi strumenti, ad acuire il senso critico e la curiosità e a comprendere, recepire ed emettere diversi codici e linguaggi che rientrano nei settori della comunicazione e della creatività.
La sperimentazione quasi trentennale della scuola alfamediale – partita negli anni ’70 – ha ricevuto parecchi consensi. La Rete Scuole Alfamediali (RSA) ha il suo fulcro ad Erice e comprende 23 scuole di ogni ordine e grado (16 siciliane, 2 liguri e 2 laziali). Un’iniziativa che introduce così insegnamenti interattivi di cultura multimediale in una scuola che preme all’innovazione.
Fabio Barbera
Lo diceva Karl Popper che proponeva la patente ai professionisti del tubo catodico, ma la domanda è: la tv può realmente insegnarci qualcosa? La tv – ci ricorda Antonio Ricci - sa informare, non insegnare, perché tratta forme, non sostanze. Quotidianamente riversa addosso dell’inerme spettatore una quantità enorme di immagini in movimento, un ragionamento non può avere i tempi televisivi (lui – lo spettatore - sì che dovrebbe prenderla la patente). Essendo inadeguata all’insegnamento è difficile anche che dalla tv scaturiscano nozioni che rendano edotti gli spettatori sui metodi di autodifesa. “E’ vero, l’ho visto in tv”, è una frase pericolosa che si può sentire soprattutto dai bambini. Per questo è nata ad Erice una scuola primaria che insegna ad adoperare, riconoscere e capire gli strumenti mediatici e che mercoledì 23 febbraio invita tutti ad Erice Casa Santa (Sala Biagio Amico) per un interessante convegno sul tema dell’Audiovisivo, attraverso i contributi dei bambini, l’intervento di sostenitori del progetto e l’approfondimento sulle scuole Alfamediali che vogliamo continuare a raccontarvi.
Un’interessante sperimentazione, divenuta adesso progetto istituzionalizzato, è stata avviata ad Erice e si sta diffondendo su tutta la penisola: è l’alfamedializzazione dell’istruzione. In un’era definita post-moderna, che ha visto avviarsi in modo veloce ed esponenziale - già con la nascita dell’industria culturale - un passaggio piuttosto repentino dalla civiltà alfabetico-tipografica della carta alla civiltà audivisivo-multimediale dello schermo, l’iniziativa ericina si insinua come necessaria ad una società proveniente da un ‘900 mediatico, definito dal gruppo di ricerca del responsabile pedagocico Tullio Sirchia (che ha avviato, promosso e diffuso l’iniziativa) “Il secolo dell’audiovisivo o secolo AV”, per entrare in un ventunesimo secolo dove l’audivisivo si amalgama anche e soprattutto con la multimedialità del web, il quale ne cannibalizza i molteplici aspetti e li rende propri: si pensi come, attraverso il web, sia diventato sempre più semplice acquistare prodotti, diffondere un’opinione, realizzare o promuovere una ricerca, trovare dati e informazioni, ascoltare o fare la radio, consultare un’enciclopedia, vedere o trasmettere la tv attraverso lo streaming, costruire un’identità virtuale o programmare un viaggio.
In questo quadro va ad orientarsi il rinnovamento dell’istruzione attraverso l’iniziativa del gruppo di ricerca di Tullio Sirchia; la scuola alfamediale risulta così in continuo aggiornamento e in simbiosi con la realtà che ci circonda, ripercorrendo anche quelle immancabili otto competenze base, scaturite dalla “Strategia di Lisbona”, che un cittadino europeo deve possedere per definirsi adeguatamente istruito: saper comunicare in madrelingua, saper comunicare utilizzando lingue straniere, avere competenza matematica e competenze di base in scienze e tecnologie, possedere competenza digitale, imparare ad imparare, avere competenze sociali e civiche, possedere spirito di iniziativa e imprenditorialità, essere in possesso di consapevolezza culturale.
Sotto questi variegati e molteplici aspetti e continue sollecitazioni la Scuola Alfamediale si pone come adeguato strumento di istruzione, anticipando il necessario rinnovamento del settore scolastico repentinamente chiamato a reagire per adeguarsi ad una società che richiede sempre più tre competenze imprescindibili: una cultura umanistica, una cultura scientifica e una cultura multimediale (le tre più potenti culture storiche del nostro tempo e sicuramente del nuovo millennio); nella Scuola Alfamediale quest’ultimo aspetto (quello della multimedialità) s’intende anche come Cultura dello Spettacolo, ovvero dei linguaggi integrati del corpo e delle cose (movimento, suono, immagine) e della parola (parlata, scritta, stampata). Così, per imparare a leggere, scrivere, comprendere, realizzare ed emettere i linguaggi e i contenuti integrati della multimedialità, gli studenti delle scuole alfamediali fanno contestualmente, oltre alle ordinarie attività di studio, numerose altre attività come presentare dei progetti dinnanzi un pubblico, produrre attività illustrate (come giornali scolastici e manifesti), realizzare servizi video, imparando le tecniche per stare davanti e dietro la telecamera e, dunque, ad entrare con tutta la loro corporeità e verbalità dentro lo schermo. La lezione diventa così attiva ed interattiva, lo studente non è più passivo ricettore di nozioni ma attivo produttore di una cultura viva e in continuo movimento.
Non solo: in una scuola alfamediale si imparano tecniche tipografiche (dalla realizzazione di un testo giornalistico, alla composizione di una pagina, alla messa in stampa); vengono insegnati percorsi di formazione, realizzazione e diffusione di un qualsivoglia prodotto mediale (dalla carta allo schermo, dall’autore che scrive al conduttore che appare in video); vengono acquisite le competenze e la padronanza sull’uso degli strumenti digitali (dal pc, ad Internet, alla Play Station).
A tutto ciò si aggiunge l’analisi più teorica dell’approccio agli strumenti mediali scaturita dal dibattito filosofico tra gli apocalittici (che come Umberto Eco vedono nello strumento televisivo l’avvicinarsi di un nuovo regime fatto di accondiscendenza, asservimento al potere mediatico, edonismo che si trasforma in egocentrismo, fors’anche in cinismo e consumismo incontrollabile) e gli integrati (che vedono nell’audiovisivo un valido supporto alla diffusione di conoscenza, cassa di risonanza della realtà in continua evoluzione e strumento utile in mano all’uomo e non viceversa).
Queste rinnovate attività scolastiche insegnano così alle nuove generazioni ad integrare testi provenienti da diversi strumenti, ad acuire il senso critico e la curiosità e a comprendere, recepire ed emettere diversi codici e linguaggi che rientrano nei settori della comunicazione e della creatività.
La sperimentazione quasi trentennale della scuola alfamediale – partita negli anni ’70 – ha ricevuto parecchi consensi. La Rete Scuole Alfamediali (RSA) ha il suo fulcro ad Erice e comprende 23 scuole di ogni ordine e grado (16 siciliane, 2 liguri e 2 laziali). Un’iniziativa che introduce così insegnamenti interattivi di cultura multimediale in una scuola che preme all’innovazione.
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