venerdì, luglio 08, 2011

La lunga storia del porto di Castellammare tra mafia e cemento


Il porto di Castellammare del golfo sotto sequestro dal 26 Maggio 2010, finalmente rivede la luce. Ripercorriamo la storia del porto da quel 26 Maggio 2010 ad oggi.

Il grande progetto del porto, costato più di 40 milioni di euro, è stato sequestrato dalla Guardia di Finanza il 26 Maggio 2010 per anomalie di gravissima entità, afferenti all’utilizzo di cemento depotenziato. Le analisi fatte subito stabiliscono che il cemento utilizzato per la costruzione dei grandi massi che dovevano controllare il moto ondoso non sono conformi a quanto stabilito nel bando, quindi si tratta di un altro caso di cemento depotenziato. Il porto di Castellammare è un punto di forza per l’economia del paese e la chiusura di esso, comporta gravi danni alla pesca che ne fa di Castellammare un grande centro dell’intero golfo. Numerosi erano i pescherecci che quotidianamente partivano per recarsi nei punti del mare più pescosi, ma non è solo la pesca a risentire della chiusura del porto, anche il turismo. Infatti erano molti i motoscafi e aliscafi che collegavano il paese con le isole di Favignana, Ustica, le calette di scopello, la riserva dello Zingaro e San Vito lo Capo. Dunque comporta anche dei danni al settore turistico e a tutte le attività commerciali del territorio. Il progetto prevedeva un porto molto più ampio che permetteva l’attracco di navi più grandi e quindi più lavoro e maggiore crescita del paese. Tutto questo è svanito in un attimo. Dopo l’apertura del cantiere i lavori sono iniziati subito. Ma due anni dopo ecco che si accorgono del malfatto. L’indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Trapani ha portato a perquisizioni e sequestri presso case e sedi delle società che si occupavano dei lavori, ubicate a Castellammare del Golfo, Alcamo, Palermo e Venezia. L’ipotesi di reato formulata dalla Procura della Repubblica di Trapani è di frode nelle pubbliche forniture. I cantieri messi sotto sigillo sono siti in diverse aree, tra cui quella in contrada Magazzinazzi ad Alcamo e quella nei pressi della spiaggia Playa di Castellammare.
L’indagine per il cemento depotenziato, si intreccia con una indagine antimafia denominata «Cosa Nostra Resort». Questa indagine vede coinvolto un imprenditore, Tommaso Coppola, sotto inchiesta anche per il caso della calcestruzzi Ericina, che dal carcere, attraverso il nipote, Toti Fiordimondo, cercava contatti con politici e parlamentari nazionali per far si che fossero le sue imprese ad occuparsi delle forniture presso i tanti cantieri siti nella provincia di Trapani. Toti, racconta anche che insieme al sindaco di Valderice, Camillo Iovino, avrebbe preso contatti con il senatore D’Alì, che però afferma di essere estraneo ai fatti. Ma non vorrei entrare più nei dettagli, vedremo in seguito di approfondire questi misteriosi intrecci tra mafia e politica.

Il sindaco Marzio Bresciani, all’indomani del sequestro ha dichiarato quando segue «Com’è noto questa amministrazione comunale, poco dopo l’insediamento, ha passato la gestione dell’appalto all’assessorato regionale Lavori Pubblici, per la redazione del secondo stralcio dei lavori di messa in sicurezza portuali, poi finanziati. L’amministrazione comunale è ovviamente parte lesa in questa vicenda e l’indagine della Procura della Repubblica di Trapani ci permette di stare più tranquilli sui controlli che saranno eseguiti perché l’opera venga realizzata in modo sicuro. L’Amministrazione comunale ribadisce la più completa fiducia e collaborazione alla Magistratura inquirente». Castellammare non è il primo caso di cemento depotenziato nel medesimo golfo, infatti anche il porto di Balestrate ha avuto gli stessi problemi. L’inchiesta che ha portato all’arresto del boss Salvatore Lo Piccolo e di suo figlio Sandro ha fatto emergere i contatti delle cosche per il porto di Castellammare. A fare il punto della situazione era stato Gaspare Pulizzi, uno degli uomini d’onore che avrebbe iniziato a collaborare con la giustizia, reggente della famiglia mafiosa di Carini e arrestato il 5 novembre 2008 insieme al capo di Cosa nostra Salvatore Lo Piccolo e suo figlio Sandro. Dalle dichiarazioni del pentito Gaspare Pulizzi, sembrerebbe che Ignazio Melodia, avrebbe incontrato Salvatore Lo Piccolo e addirittura sarebbe stato in contatto anche con Matteo Messina Denaro. Pulizzi, racconta che durante un summit, Melodia e Lo Piccolo parlarono anche della questione dei lavori del porto di Castellammare del Golfo. È chiaro che le “mani” sul porto le abbiano messe in tanti. È anche chiaro che la mafia continua a ricoprire un ruolo determinante nell’economia della Sicilia e non solo.

È passato più di un anno da quel 26 Maggio 2010 e finalmente il cantiere è stato riaperto. Oggi finalmente l'assessorato regionale ai Lavori pubblici ha autorizzato la ripresa dei lavori per la messa in sicurezza del porto di Castellammare. I lavori sono stati affidati ad una nuova ditta e adesso speriamo vivamente di poter arrivare alla fine dei lavori senza intoppi. Siamo fiduciosi.

Emanuel Butticè


5 commenti:

Anonimo ha detto...

"cerchiamo" di essere FIDUCOSI...

Anonimo ha detto...

NE ABBIAMO PROPRIO BISOGNO... SPERIAMO

Franco ha detto...

io penso che se il sindaco fosse stato davvero garante della legalità come tuttora si professa, non avrebbe rimandato la gestione della seconda tranche dei lavori alla regione, ma avrebbe controllato tutto personalmente e facendo in modo di evitare infiltrazioni mafiose. Ma non ha avuto le p.... D'altronde va a spasso con quel poco di buono D'alì.. Che ci aspettiamo da un tipo del genere..

Emanuel Butticè ha detto...

infatti...va a spasso con il senatore D'alì...invece dovrebbe tenere le distanze!Questo devo dire che un pò mi preoccupa!

Anonimo ha detto...

Scusate, allora per il cemento depotenziato che stanno facendo? Lo lasceranno lì così o rifaranno il tutto (con un aumento dei costi)?