domenica, luglio 19, 2009

Che fine ha fatto l'agenda rossa del giudice Borsellino?


La deposizione di una corona di fiori, nella caserma della polizia ‘Lungaro’, a Palermo, ha dato il via alle commemorazioni organizzate per il diciassettesimo anniversario della strage di via D’Amelio, in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta. Si riapre inoltre l’inchiesta che questa volta sembra puntare decisamente sui mandanti occulti.
La procura della Repubblica di Caltanissetta indaga sul probabile coinvolgimento di apparati deviati dei servizi segreti, che avrebbero avuto un ruolo attivo nell’organizzazione dell’attentato, tutto ancora da scoprire.
Ma soprattutto si riapre il caso della misteriosa scomparsa dell’agenda rossa che Paolo Borsellino teneva sempre con sè, e sulla quale egli annotava le riflessioni e i fatti più segreti che riguardavano soprattutto l’indagine sulla morte di Falcone.
Sappiamo infatti che Borsellino, dopo la morte dell’amico Giovanni Falcone, ingaggiò una forsennata lotta contro il tempo per individuare i mandanti di Capaci, e mentre interrogava uno dei primi pentiti, Gasparre Mutolo, fu convocato d’urgenza al Viminale dove si era appena insediato il ministro Nicola Mancino, poi tornò da Mutolo letteralmente sconvolto. Pochi giorno dopo, saltò in aria anche lui in via D’Amelio. Dopodichè la trattativa del Ros con Ciancimino e i corleonesi proseguì, tant’è che i secondi fecero pervenire ai due ufficiali un “papello” con le richieste della mafia per interrompere le stragi.
Uno degli elementi che ha attirato l’attenzione degli inquirenti - come riporta l’articolo di Repubblica - è infatti “la presenza anomala” di un agente di polizia in via d’Amelio subito dopo l’esplosione. Si tratta di un poliziotto - già identificato dai magistrati - che prima della strage era in servizio a Palermo, ma venne trasferito a Firenze alcuni mesi prima di luglio dopo che i colleghi avevano scoperto da una intercettazione che aveva riferito “all’esterno” i nomi dei poliziotti di una squadra investigativa che indagava a San Lorenzo su un traffico di droga.
Inoltre ci sono ormai nuove prove filmate che mostrano chiaramente una persona, un capitano dei carabinieri già identificato dagli inquirenti, con la borsa del giudice Paolo Borsellino che custodiva l´agenda rossa, con i suoi segreti, mai ritrovata.
«Dal filmato si vede il capitano dei carabinieri - affermava il procuratore aggiunto di Caltanissetta Di Natale in un articolo apparso il 7 febbraio 2006 sul quotidiano La Repubblica - con la borsa del dottor Borsellino tra le mani e quella stessa borsa fu poi rinvenuta dentro l´auto del magistrato da un poliziotto». Perché, allora, l’ufficiale dei carabinieri in borghese prelevò la borsa e non la consegnò al magistrato di turno? «Stiamo cercando di capire quello che è accaduto quel pomeriggio - dice il procuratore Messineo - e, soprattutto, che fine abbia fatto l´agenda».
Quello che è certo è che l´agenda è sparita e che in quel momento era molto utile alle indagini. «Non dimentichiamo che Borsellino era tornato da pochi giorni dall´interrogatorio del pentito di mafia Gaspare Mutolo».
I familiari del giudice Paolo Borsellino hanno sempre sostenuto che il magistrato non si separava mai dall´agenda sulla quale annotava le sue ipotesi ed i fatti più importanti delle indagini, anche quelle sulla strage di Capaci.
Dice la famiglia: «Su quell´agenda rossa potevano esserci anche riferimenti alla trattativa intrapresa fra Stato e Cosa Nostra». Un riferimento preciso all´ipotesi di una trattativa, subito dopo la morte di Falcone, tra l´allora capo dei Ros, ed ora direttore del Sisde Mario Mori, ed esponenti di Cosa nostra attraverso il defunto ex sindaco di Palermo, Vito Ciancimino. L´ipotesi, è stata confermata qualche anno fa dal pentito Giovanni Brusca, l´uomo che premette il pulsante per innescare l´esplosivo a Capaci. Brusca sostiene che la morte di Borsellino subì «un´accelerazione» perché il magistrato aveva scoperto della “trattativa” in corso e che era contrario all´ipotesi d´accordo con Cosa nostra. Ed il giorno della strage, come confermato da moglie e figli del magistrato, l´agenda era nella borsa di Borsellino.
Alessio Navarra

1 commento:

Unknown ha detto...

finalmente si comincia ad indagare anche se ormai è passato troppo tempo.
Complimenti per l'articolo che è ben fatto!!!
inoltre volevo ricordare quanto dichiarato da Giaocchino Genchi
(allora consulente di Falcone) circa il traffico telefonico intercorso fra alcune utenze di mafiosi che si trovavano in via D'Amelio poco prima della esplosione, utenze di sconosciuti che si trovavano al Castello Utveggio (confermatasi, in sede di indagine, come sede dei servizi segreti) ed una utenza che si trovava all'hotel Villa Igea.
secondo Genchi l'ordine di fare esplodere la bomba è partito proprio da Villa Igea!!!
successivamente a queste dichiarazioni Genchi è stato allontanato da Palermo!!
Quello che mi chiedo io è: perchè non si è mai cercato di vedere chi risiedeva quella sera nell'hotel?