martedì, luglio 01, 2014

La famosa questione della strada che non c'è a Scopello

Non esiste asse viario, né alcuna strada attorno al Baglio di Scopello. Lo ha ribadito il Tribunale di Trapani, Sezione Civile che ha, ancora una volta, respinto tutte le richieste avanzate dal Comune di Castellammare del Golfo secondo cui sarebbe esistita una strada attorno all’edificio che fu residenza di caccia di Ferdinando II di Borbone.
La vicenda ebbe inizio nel 2010 allorquando il Comune - al fine di consentire un uso pubblico su una strada che ben due diversi organi di giustizia poi hanno affermato essere inesistente - rimosse una catena istallata, da oltre 50 anni, su un fondo privato.
Le proprietarie del fondo, sig.re Plaia, a tutela dei propri diritti intrapresero una azione giudiziaria per reintegra in possesso dinanzi alla sezione Distaccata di Alcamo del Tribunale di Trapani che accolse il ricorso condannando il Comune al ripristino dello stato dei luoghi mediante reinstallazione della catena e dei paletti di sostegno nella medesima posizione in cui si trovavano al momento dello “spoglio” operato dal Comune.
Il Comune, insistendo nella propria pretesa, propose giudizio di merito che a distanza di quattro anni ha visto ancora soccombente l’Ente pubblico.
Anche in questo secondo giudizio – scrive in sentenza il Giudice Cicorella – il Comune non è stato in grado di dimostrare alcun intervento sul fondo privato idoneo a farne ritenere la demanialità, né il Comune ha dimostrato la concreta idoneità della presunta strada a soddisfare esigenze di transito della comunità territoriale.
Soddisfazione per l’esito del giudizio ha espresso l’avv. Giuseppe Novara, procuratore in giudizio delle proprietarie del fondo, il quale ha visto accolte tutte le proprie deduzioni in particolare quella secondo cui non è sufficiente il solo inserimento di un’area nell’elenco delle pubbliche vie a provare l’automatica ed irreversibile trasformazione e destinazione all’uso pubblico con conseguente acquisizione al demanio comunale.

A questo punto – prosegue l’Avv. Giuseppe Novara – sarebbe opportuno individuare quali reconditi motivi hanno indotto l’Ente Comune a porre in essere degli atti che due diversi Giudici hanno ritenuto lesivi del diritto di proprietà.

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