sabato, marzo 10, 2012

Di Dell'Utri, la disoccupazione e la serenità mentale.

Leggere i giornali negli ultimi mesi è uno stillicidio di notizie che mettono a dura prova la mia salute psicologica; ho la sensazione di essere sull'orlo di una depressione profonda, di quelle che ti inchiodano al letto in una stanza totalmente al buio per giorni e giorni.

E d'altronde, come si fa? In 15 minuti scarsi di navigazione su internet sui siti d'informazione leggo 3 notizie coi fiocchi, 3 pugni in faccia che stenderebbero pure Rocky Balboa:
  1. la V sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di Appello che condannava il sen. Marcello Dell'Utri a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, cioè si deve rifare il processo, possibilmente entro il 2014 in cui scatta la prescrizione;
  2. una giornalista del Fatto Quotidiano sente per caso l'ex ministro democristiano e attualmente senatore Calogero Mannino che parla con un altro parlamentare di lungo corso, spiegandogli che se non danno tutti quanti la stessa versione - evidentemente falsa o parziale - dei fatti accaduti nel '92-'93 in merito alla trattativa Stato-mafia, i giudici di Palermo "... ci fottono!" perché hanno capito come sono andate realmente le cose e chi ne è coinvolto;
  3. da un sondaggio commissionato da una società di alta formazione emerge che il 55% delle aziende italiane ha congelato le assunzioni di neolaureati, in attesa della pluriannunciata riforma del lavoro, notizia che fa il paio con quella di qualche giorno fa, in cui Almalaurea dichiara che dal monitoraggio effettuato su 400.000 laureati di 57 atenei italiani la percentuale di disoccupati ad un anno dalla laurea è raddoppiata rispetto al 2008, sfiorando il 20%.
Ora, da queste notizie traggo qualche piccola riflessione che sottopongo al pubblico di Castello Libero:
  1. avrei fatto meglio a leggere notizie riguardanti il Grande Fratello o l'Isola dei Famosi, piuttosto che queste (sempre per una almeno apparente serenità mentale)?
  2. Quanto è profondamente radicato e fitto l'intreccio tra politica e mafia, tra pezzi dello Stato, delle Istituzioni, delle Forze dell'Ordine e il malaffare nelle sue svariate forme, e quanto i cittadini onesti possano contrastarne l'azione?
  3. Ma la rete occulta di relazioni tra uomini, gruppi, organizzazioni dediti all'accumulo di potere e soldi a scapito del benessere collettivo, è in grado di manipolare anche la Giustizia italiana? E viceversa, la Giustizia ha gli strumenti idonei per colpire questi fenomeni?
  4. Guardando la situazione dei giovani, dei disoccupati, degli inoccupati (quelli che un lavoro non lo hanno mai avuto), in cui non contano più neppure le competenze, ma soltanto la disponibilità o meno a metterti al servizio, per farti schiavizzare sotto forma di stage e tirocini o con contratti a scadenza e stipendi da fame, mi ritorna in mente per l'ennesima volta la Domandona: ma la legalità, l'onestà, il bene comune alla fine convengono? Pagano? E qual'è la contropartita? E la lotta quotidiana per affermare tutto ciò, alla fine, ha un effetto concreto? Cambia qualcosa? E quanto cambia in meglio la società?
Questi sono tutti i dubbi che mi son venuti in mente oggi e che sono direttamente connessi con quello che sto facendo, che stiamo facendo come gruppetto a livello locale e come organizzazione a livello nazionale e internazionale. Stiamo facendo una battaglia contro i mulini a vento? Ci stiamo soltanto lavando le coscienze per lenire un profondo senso di colpa? Avremmo fatto meglio a stare dall'altra parte della barricata, garantendoci vie più brevi verso il lavoro e l'affermazione professionale ed economica?

A volte a queste domande rispondo con sicurezza: avremo anche i portafogli vuoti, le ossa spesso rotte, ma la dignità ce l'abbiamo ancora tutta e in splendida forma!
Altre volte, come oggi, è più difficile darsi questa risposta, perché hai ancora il portafogli vuoto nonostante lavori come un forsennato (e qualcuno dice che il tuo lavoro DEVE essere fatto gratuitamente, altrimenti sei uno sporco opportunista corrotto... ma questo è un altro discorso), tanti sogni chiusi a chiave nel cassetto e non trovi più la chiave, mentre intorno a te vedi gente che se ne fotte delle leggi, della morale, dell'etica e trascorre la sua vita impunita e serena.

A quel punto cerchi l'appiglio per poterti rispondere che si, in fondo ne vale davvero la pena; oggi l'appiglio ha il volto di quei giovani studenti, seduti sugli spalti della palestra dell'Istituto "P. Mattarella" ad ascoltare con attenzione e convinzione il discorso di Alessandro Gallo, giovane scrittore ed attore che ha raccontato in un libro un pezzo di sé e della sua famiglia, una storia legata al mondo della camorra ed un punto di vista nuovo sul fenomeno. Vedere tutti quei ragazzi acquistare il libro ("Scimmie", Navarra editore), fermarsi a parlare con l'autore (c'è voluta un'ora per trascinarlo via...), chiedere ai loro docenti di leggere insieme quel libro e commentarlo in classe, mi ha fatto concludere che si, ne vale la pena. Dobbiamo continuare a lottare, a raccontare, a spiegare che la mafia è un fatto umano e come tale ha avuto un inizio e avrà una fine, a convincere tutti, soprattutto i giovani, che la nostra dignità non è in vendita, né la morale, né l'etica. Dobbiamo continuare a spiegare che la lotta alle mafie e all'illegalità è responsabilità di tutti i cittadini; i giovani hanno già cominciato a capirlo, forse lo hanno capito meglio di noi.
Continuiamo a camminare insieme.

2 commenti:

Alessio ha detto...

Condivido in pieno lo sfogo e lo sconforto di Vincenzo, e proprio per questo il post mi ha emozionato particolarmente.
Spero che la Sicilia possa contare sempre di più su gente che non si piega a certe logiche e che nonostante i bocconi amari continua a tenere la testa alta.
Solo in questo modo fenomeni come quello mafioso potranno essere sconfitti.
Bravo Vicè!

Emanuel Butticè ha detto...

non posso che condividere la tua splendida analisi. La situazione è ormai sotto gli occhi di tutti. Mafia e Politica è ormai un binomio radicato in tutto il paese e in qualunque istituzione o altro, l'importante è che ci sia del businnes. Proprio ora che il pessimismo serpeggia in Italia, la mafia è più forte, dove c'è crisi la mafia fa soldi e continua a crescere, accumulando sempre più ricchezza. Ma come hai detto tu la dignità per fortuna non manca, e anche se forse il futuro non è dei migliori, la speranza è sempre l'ultima a morire.
P.S. sono sempre convinto che è meglio leggere certe cose che chinarsi (non mi fraintendere) alla merce più scadente: "il grande...bordello...no, cioè fratello!"...