mercoledì, gennaio 15, 2014

I buoni, i brutti e i pezzenti. Politica e cittadinanza al tempo dei rimborsi elettorali.

Alla fine, lo scandalo dei rimborsi ai gruppi parlamentari che ha toccato i consigli regionali di quasi tutte le regioni italiane è approdato anche in Sicilia. Prevedibile. Si potrebbe dire che lo si aspettava da tempo e che sembrava quasi strano che tardasse così tanto.

Anche al parlamento più antico d'Europa, i deputati hanno un po' frainteso la destinazione d'uso di quei soldi arrivati ai rispettivi gruppi parlamentari e partiti; 83 su 90 deputati dell'Assemblea Regionale Siciliana hanno usato quei soldi per qualsiasi cosa (cene, viaggi, auto, regali di matrimonio, borse e abiti griffati, gioielli, etc.) esattamente come i loro colleghi che compongono i consigli regionali di Lombardia, Lazio, Piemonte, Liguria, Campania, Molise (che quando si tratta di sperperi esiste eccome!), Calabria e altre.

Come definire costoro, che mentre approvano tagli a welfare, sanità, istruzione e altro, riforme "lacrime e sangue", bilanci da paura e leggi di stabilità da brividi per evitare il default, sperperano quattrini pubblici perfino per mutande verdi (€40, Piemonte), barattoli di Nutella (€15, Lombardia), pacco di sigarette e caffè al bar (€5, Lazio), collezione di fumetti di Diabolik (€179, Sicilia)?

Pezzenti.

Nessun altro aggettivo mi viene in mente per definire chi incassa stipendi mensili da almeno 10.000€ - a cui si sommano vari altri benefit e indennizzi - e poi chiede il rimborso di piccole spesucce, che non rientrano neppure tra quelle rimborsabili.

Adesso, però, parliamo di noi. Su questi fatti, ho letto commenti di sdegno, disgusto, indignazione, disprezzo da parte di cittadini spesso alle prese con disoccupazione, precariato, pensioni da fame. Gente che si scontra ogni giorno con la povertà. Come non condividere le loro emozioni e sentimenti? Certo, potrei affermare che una certa parte di questi prova più invidia che indignazione, ma anche io sono piuttosto incazzato.

Eppure, non condivido alcune cose.

La prima cosa è questa distinzione così netta ed esasperata tra Noi e Loro. Noi irreprensibili e Loro ladruncoli. Non credo che sia così netta la differenza tra Noi e Loro, come tra bianco e nero, giorno e notte. In fondo, Loro mica vengono da Marte...
Qualche amico mi avrebbe già bloccato con un "E no, Vicè! Distinguere per non confondere!"
Vero. Ma esiste una scala di grigi tra il bianco e il nero.
Dovremmo ripensare a tutte quelle volte che abbiamo fatto i furbetti perché "così fan tutti" e "tanto non mi beccheranno mai" o "che vuoi che sia"; tutte quelle volte che ci siamo lasciati andare a piccole e grandi bastardate perché "intanto guardo a me stesso e chi se ne frega degli altri"; tutte le volte che abbiamo accettato di colludere con chi intendeva fare una piccola frode al grido di "che mi importa della ricevuta, mi ha fatto lo sconto del 20%"; tutte le volte che non ci siamo ribellati a soprusi e vessazioni, alimentando un sistema iniquo, ingiusto e immorale perché "meglio 600€ in nero che nulla".
Noi non siamo così diversi da Loro, non ancora almeno. Dobbiamo ancora cogliere del tutto la sfida etica di praticare la responsabilità sociale, la giustizia sociale e la cooperazione e sforzarci di essere giusti in ogni nostro comportamento pubblico o privato, solitario o condiviso. Non ci siamo ancora schierati veramente da una parte, la parte giusta che pratica la convivenza civile nel rispetto reciproco.

La seconda cosa che non condivido è il distacco disgustato dalla politica. Ok, il disgusto lo condivido...
Ma la risposta giusta a tutto questo non è "non cercatemi, non vi voto, io non voglio avere a che fare con la politica perché fatta da gentaglia"; la risposta giusta è "io mi occupo di politica, la pratico, la faccio".
Se Noi ci allontaniamo dalle stanze della Politica perché abitate da gente poco raccomandabile - e da pezzenti - perché mai la politica dovrebbe cambiare? Pensate che si redimeranno da soli?
Noi abbiamo il dovere civico di riportare una ventata di etica nelle stanze della politica, nelle istituzioni elettive e non, nei movimenti e nei partiti, in una continua e costante ricerca del benessere diffuso e della Giustizia sociale; Noi dobbiamo diffondere l'etica nella politica e nelle istituzioni, provando su noi stessi e sperimentando insieme il necessario rigore morale della corresponsabilità. Se non lo facciamo Noi, chi lo deve fare?

Insomma, il benessere sociale non è un compito facile e, soprattutto, non è compito di pochi. Venir meno alla propria responsabilità di costruire il benessere sociale ci fa diventare più simili a Loro, ci rende vulnerabili e passivi, vittime del più scaltro e senza scrupoli. E ci spinge a diventare carnefici alla prima occasione utile.
Per questo l'etica va praticata tutti i giorni, nella propria quotidianità, nel proprio lavoro, nel rapporto con gli altri; si diventa più resistenti ed è difficile abbandonare la strada giusta per inseguire sirene di facili prebende. E poi l'etica va predicata ovunque e con chiunque, va diffusa, portata in dono a tutti quelli che ne hanno scordato la bellezza o non hanno mai avuto la sorte di conoscerla.

Dobbiamo fare in modo che Etica e Politica diventino un binomio indissolubile e che questo possa essere sempre visibile nella prassi quotidiana di chi ha il compito di rappresentare i cittadini e di governare la Res Pubblica.

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