martedì, ottobre 27, 2009
Riceviamo e pubblichiamo
"Dio, patria, famiglia: onore e fedeltà al duce. Credere, obbedire, combattere. Abbasso i comunisti". Queste le frasi apparse su una delle porte dei bagni del nostro liceo, l'istituto Vito Fazio Allmayer di Alcamo, probabilmente fomentate dal pesante clima d'intolleranza che grava sulla nostra tormentata nazione. Proliferano, infatti, gli scontri causati dai gruppi neofascisti di "Casa Pound" e "Forza Nuova", che i telegiornali nazionali, o meglio governativi, sono soliti definire "movimenti di destra", non concedendo la stessa generosa edulcorazione a quei movimenti che amano etichettare come "disobbedienti di estrema sinistra", ovvero, coloro i quali, appellandosi alla nostra tanto deturpata costituzione, si dichiarano fieramente antifascisti. E così muore la memoria della resistenza, e con lei viene vanificato il sacrificio dei nostri nonni e dei loro padri, ed il rosso vivo del sangue da loro versato, viene divorato dalla nera putrefazione dell'avvizzita coscienza comune, generando la più profonda delle Ignoranze, che, più dell'AIDS, più dei tumori, costituisce la vera malattia del secolo. "Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione." Queste le parole di Piero Calamandrei, uno dei pochissimi professori dell'epoca che non richiesero mai la tessera d'adesione al partito che nell'arco del ventennio fascista, ha mietuto milioni di vittime tra gli 80.000 libici sdradicati dal Gebel, i 700.000 abissini assassinati durante l'impresa in Etiopia, i 600.000 prigionieri di guerra italiani che perirono nei campi di sterminio di tutto il mondo, i 110.000 caduti nella Lotta di Liberazione...
Ha dunque l'infimo morbo dell'incultura provocato metastasi anche all'interno del nostro liceo? Possono dunque le radici di questo annichilimento collettivo, attecchire perfino in un contesto che dovrebbe provvedere alla formazione del nostro senso morale, come quello scolastico?
Margherita Bruno
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10 commenti:
Indifferenti
Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani (1)". Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.
L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.
2 pARTE
I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere.
Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento.
Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.
2 pARTE
I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere.
Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento.
Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.
anche i partigiani hanno commesso i loro crimini, talvolta pretendevano di essere aiutati dalla povera gente, che per paura non voleva collaborare con loro e tutti sanno come reagivano.....non erano dei santi.
Si è vero, hanno dato un grande contributo alla liberazione dalla piaga del fascismo, ma non si sono scagliati solo contro i militanti, anche con le loro famiglie.....è giusto dire pure questo.
Piero
dimenticavo.....secondo me sti ragazzetti che scrivono sulle porte ste cazzate sono degli ignoranti, lo fanno per moda.
prima c'era la moda di essere no global ora c'è la moda di essere contro i gay, gli extracomunitari etc.
Sta venendo meno il ruolo delle istituzioni e soprattutto delle famiglie che dovrebbero educare, invece di pensare a difendere i figli a spada tratta.
se uno dice ad un genitore moderno tuo figlio ha fatto questo e quest altro, ti dice che non è possibile oppure lo giustifica, invece di prenderlo a sberle.
Ciao
gli idioti non sono solo di estrema destra, ce ne sono tanti anche a sinistra, non andate a scomdare Gramsci o i partigiani, perchè il problema principale è solo la mancanza di valori dei nostri tempi x colpa della troppa tv....
....e chi gestisce il 90% della televisione nazionale?
apprendo con sgomento che il dirigente scolastico dell'istituto invece di dare un messaggio forte e convinto contro quelle preoccupanti scritte trovate sulla porta dei bagni ha redarguito l'autrice dell'articolo, "colpevole" di aver danneggiato il buon nome dell'istituto. Non ho parole...solidarietà a Margherita e CORAGGIO SEMPRE! Fab
@Piero forse è vero che alcuni partigiani non erano dei santi,ma alcuni non tutti,i fascisti ed i nazzisti in primis erano dei criminali.
@Fabio questo dirigente scolastico si divrebbe vergognare di quello che ha fatto....anche io non posso fare altro che essere solidale con Margherita..
@anonimo La storia insegna e la memoria vigila,penso che sei una persona inteligente e potrai capire da solo.
Io dico solo che tutte le dittature ed i suoi derivati sono stati dei criminali...criminale è stato Stalin, criminale è stato Hitler, criminale è stato Mussolini, criminale è stato Mao Tse-tung e criminali sono i politici attuali...le persone intelligenti collaborano, non lottano...a buon intenditore poche parole, finché siamo in Repubblica cerchiamo di collaborare ed evitiamo le lotte, di fascismi e comunismi ce ne sono stati fin troppi per i miei gusti...
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