Non esiste asse viario,
né alcuna strada attorno al Baglio di Scopello. Lo ha ribadito il
Tribunale di Trapani, Sezione Civile che ha, ancora una volta,
respinto tutte le richieste avanzate dal Comune di Castellammare del
Golfo secondo cui sarebbe esistita una strada attorno all’edificio
che fu residenza di caccia di Ferdinando II di Borbone.
La vicenda ebbe inizio nel 2010
allorquando il Comune - al fine di consentire un uso pubblico su una
strada che ben due diversi organi di giustizia poi hanno affermato
essere inesistente - rimosse una catena istallata, da oltre 50 anni,
su un fondo privato.
Le proprietarie del fondo,
sig.re Plaia, a tutela dei propri diritti intrapresero una azione
giudiziaria per reintegra in possesso dinanzi alla sezione Distaccata
di Alcamo del Tribunale di Trapani che accolse il ricorso condannando
il Comune al ripristino dello stato dei luoghi mediante reinstallazione della catena e dei paletti di sostegno nella medesima
posizione in cui si trovavano al momento dello “spoglio” operato
dal Comune.
Il Comune, insistendo nella propria
pretesa, propose giudizio di merito che a distanza di quattro anni ha
visto ancora soccombente l’Ente pubblico.
Anche in questo secondo giudizio –
scrive in sentenza il Giudice Cicorella – il Comune non è stato in
grado di dimostrare alcun intervento sul fondo privato idoneo a farne
ritenere la demanialità, né il Comune ha dimostrato la concreta
idoneità della presunta strada a soddisfare esigenze di transito
della comunità territoriale.
Soddisfazione per l’esito del
giudizio ha espresso l’avv. Giuseppe Novara, procuratore in
giudizio delle proprietarie del fondo, il quale ha visto accolte
tutte le proprie deduzioni in particolare quella secondo cui non è
sufficiente il solo inserimento di un’area nell’elenco delle
pubbliche vie a provare l’automatica ed irreversibile
trasformazione e destinazione all’uso pubblico con conseguente
acquisizione al demanio comunale.
A questo punto – prosegue l’Avv.
Giuseppe Novara – sarebbe opportuno individuare quali reconditi
motivi hanno indotto l’Ente Comune a porre in essere degli atti che
due diversi Giudici hanno ritenuto lesivi del diritto di proprietà.
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