mercoledì, febbraio 27, 2013

L’Italia bugiarda del giorno dopo


Il giorno dopo è sempre il più difficile. Difficile certamente per molti che non si aspettavano un tale risultato. Un risultato bugiardo e osceno. Stiamo parlando di persone con problemi diversi e soprattutto di regioni diverse che hanno votato, ancora una volta, tutti in un’unica direzione, la solita. Ma la comune volontà, in realtà è quella di non cambiare niente. Come si dice da noi: “Megghiu u' tintu canusciutu ca u bonu a' canusciri.” Possiamo dire con certezza che si è votato con questa consapevolezza.

Purtroppo parliamo di qualcosa che apparentemente sembra non toccarci personalmente, ma in realtà è qualcosa che abbiamo contribuito a creare ma nello stesso tempo ad amare. Si, ad amare. Anche se molti non lo dimostrano, amano la politica che ci ha governato in questi vent’anni di berlusconismo. Molte persone hanno fatto finta di non apprezzare più le politiche di Berlusconi e soprattutto di essere stanchi di continuare su quella strada. Ma poi sarà il fascino del bambino di settantasei anni (come lo ha chiamato un grande saggio) che riesce ad incollare le facce di milioni di italiani sullo schermo delle tv (le sue), rimanendo ipnotizzati dalle sue promesse e dalla sua vecchia politica. Sarà il fascino delle sue barzellette o ancora quello delle sue prodezze che suscitano turbolenti movimenti all’interno di molte coscienze. Magari molti hanno votato con un pizzico di malinconia. La paura di diventare un paese “normale” avrà fatto scivolare la matita in una direzione che fino a quel momento, in modo bugiardo, si era criticato ed ostentato.

Parliamoci chiaro, chi fino ad ora non aveva esclamato “basta, ancora lui?”. Tanti, ma poi ecco che si finisce dritti nella rete del solito venditore di spazzatura. Spazzatura sinonimo di leggi ad personam, disastro economico, fatti e misfatti raccapriccianti, leggi e persone candidati ad hoc. Lui che ha candidato chiunque, lui che ha detto tutto e poi contrattato, lui che ha promesso tutto, lui che ha lasciato L’Aquila nell’oblio, lui che ci ha venduto una politica di protagonismo e di pornografia sociale e culturale, lui che ha spolverato le sedie, lui, che molti hanno amato e che amano ancora.

Anni di manifestazioni, proteste, petizioni, battaglie su tutti i fronti non sono bastate a fermare l’accozzaglia di bugie e false speranza. Anni di lotte studentesche, di proteste dei lavoratori, anni di violenze che hanno segnato alcune delle pagine più buie del nostro paese. Anni di battaglie democratiche, anni di cambiamenti, anni di speranze, buttate via al vento, in cambio di un pugno di mosche.

Anni di duri attacchi alla nostra Costituzione. Ma forse questo non importa a nessuno.

La Sicilia come sempre si è dimostrata serva del Pdl. Un partito che a Trapani dal 1994 porta al Senato Tonino D’Alì (imputato con il rito abbreviato per concorso esterno in associazione mafiosa), una Sicilia che in silenzio ha votato nuovamente quella politica, quella che ha fatto finta di disprezzare per anni. Adesso cari siciliani moralisti, cari siciliani perbenisti, cari siciliani che in silenzio avete votato ancora una volta per Berlusconi, vergognatevi in silenzio, come avete fatto fino ad oggi.
Per non parlare dei 4720 siciliani che hanno votato Lega Nord. Avranno votato a loro insaputa.

Se da un lato il vortice Grillo ha ricevuto largo consenso, dall’altro la sinistra ancora una volta non è stata capace di dare la svolta giusta per ribaltare le elezioni. Il buon vecchio Silvio ha comprato gli italiani più deboli, quelli più disperati che si sono attaccati alle promesse di cartapesta proclamate a gran voce, alla luce del sole.

Siamo riuscito a riporte nuovamente sul podio la politica che abbiamo disprezzato in questi anni. In poche parole: cambiare tutto per non cambiare niente. Saremo ancora una volta tempestati della volgare e viscida politica che ci ha accompagnati al voto. E lo saremo ancora per tanto tempo, visti i presupposti, anche in futuro gli scenari non sono dei migliori.

Un’ultima cosa, gli astenuti si astengano dal lamentarsi. Chi torna indietro abbia il coraggio di prendersi le sue responsabilità, ormai il danno è stato fatto.
Emanuel Butticè

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