
Notizia di oggi: Re Silvio è stato rinviato a giudizio con rito immediato con l'accusa di
concussione e
prostituzione minorile; secondo il gip Cristina Di Censo che lo ha stabilito, sussistono evidenti prove di reato. Spero di averlo scritto bene...
Come avranno notato i frequentatori di questo blog, non abbiamo mai affrontato l'argomento Rubygate se non di striscio, parlando delle manifestazioni di questi giorni; com'è possibile, diranno alcuni, dato che il blog è amministrato da noti faziosi comunisti forcaioli giustizialisti antiberlusconiani??? Semplice. Abbiamo la nausea!! Basta, non ne posso più di parlare dei processi a carico di Berlusconi Silvio - al momento siamo a quota 4: Mills per corruzione in atti giudiziari, Mediatrade per frode fiscale e appropriazione indebita, Mediaset per frode fiscale (prescritti falso in bilancio e appropriazione indebita) più il Rubygate - scontrandomi con chi ancora crede alla balla cosmica del fumus persecutionis, della magistratura comunista ed eversiva che attacca tutto il Pdl per rovesciare la volontà popolare. Ormai la situazione è talmente chiara che solo chi non vuol vederla ancora inventa scuse.
La cosa che al momento mi sento di dire è la seguente. Tralasciando tutte le considerazioni sui reati contestati al Sire, sui quali mi pare ci sia ben poco da discutere (a meno che non si voglia esser sordi e ciechi di fronte alla condotta da lestofante del nostro), c'è un problema colossale che dovrebbe essere affrontato con urgenza e che si porta dietro tutta una serie di problemi sociali, economici, politici, culturali: la
questione morale. Non è ammissibile che buona parte del Governo e del Parlamento italiano, per non parlare delle varie amministrazioni locali, debbano essere rappresentati da persone
alle quali vengono contestati reati anche molto gravi. Alcuni di questi personaggi hanno sul groppone anche condanne in primo o secondo grado ed altri addirittura condanne definitive (un certo Frigerio del Pdl ne ha collezionate ben 3 per un totale di 6 anni e 5 mesi). Si badi bene:
non è un problema che coinvolge solo il Pdl e la Lega; quasi tutti i partiti hanno di questi rappresentanti (gli elettori siciliani del Pd, ad esempio, possono vantarsi di aver spedito al Senato un tizio che ha patteggiato una pena per abuso d'ufficio, mi pare si chiami
Papania Antonino; sembra che sia in buona compagnia).
Fatta salva la presunzione d'innocenza fino alla condanna definitiva (ma nel caso di condannati definitivamente?), esiste una questione di opportunità politica che dovrebbe far valere le sue istanze ben prima delle sentenze della Cassazione; sono convinto del fatto che la presunzione d'innocenza non implichi necessariamente la prosecuzione del mandato da parte dell'eletto e che dovrebbero essere le istituzioni medesime, nonché i partiti, a valutare con serenità e neutralità l'opportunità di eventuali dimissioni. Ma questo necessariamente impone l'esistenza di un codice etico - possibilmente non di mera facciata - all'interno di organizzazioni partitiche ed istituzioni, cosa che non c'è.
Come si fa, allora?
Penso che i passaggi possano essere 3: nuova legge elettorale, limite di 2 mandati (dal consigliere comunale al Presidente del Consiglio dei Ministri) non cumulabili e introduzione (me lo invento, ma forse esiste già) del reato di attentato al prestigio delle Istituzioni dello Stato. Provo a spiegarle brevemente.
La legge elettorale. L'attuale legge Calderoli, dallo stesso battezzata "porcellum", prevede tra le altre cose, tipo il premio di maggioranza al Senato ripartito su base regionale alla lista più votata, le liste bloccate; alle ultime elezioni non abbiamo potuto scegliere il candidato che ritenevamo opportuno, ma solo una lista che era stata stilata dalle segreterie di partito. In base al numero di voti, alla lista spettava un certo numero di seggi che sono stati assegnati in base alla posizione nella lista. Ho la netta sensazione che questa legge abbia sottratto una bella fetta di democrazia alla Repubblica Italiana; se non è il popolo che sceglie i singoli parlamentari, ma le segreterie di partito, a chi risponde il parlamentare? E se il parlamentare è sotto processo e si ricandida, come fa il popolo a non mandarlo in Parlamento? Non può! Vedasi il caso Cuffaro. Con una condanna in primo grado a 5 anni (poi aumentata a 7) per favoreggiamento alla mafia, Totò Vasa Vasa viene candidato dall'Udc al Senato in posizione numero 1 della lista del collegio Sicilia; praticamente, chi voleva votare per l'Udc, ma non voleva Cuffaro al Senato poteva solo sperare che quella lista non ottenesse alcun seggio al Senato!
Quindi, bisogna reintrodurre il voto di preferenza e, aggiungerei, l'incandidabilità per coloro i quali sono stati rinviati a giudizio.
Limite di 2 mandati. Non sta scritto da nessuna parte che D'Alema - e tanti altri - debba per forza farsi 10 mandati parlamentari! L'esperienza politica, dite? E l'innovazione dove la mettiamo? E il ricambio generazionale? E poi, non pensate che sia molto rischioso che una persona ricopra per decenni incarichi elettivi, accumulando potere per sé?
Io penso che sia ora di finirla con i politici per professione: limite massimo di 2 mandati per qualunque istituzione elettiva o di governo (dai consigli/giunte comunali a Parlamento e Consiglio dei Ministri), incompatibilità con qualsiasi altro mandato sia "a salire" come già è, sia "a scendere" (così la finiamo pure con i sindaci-deputati, i senatori-presidenti di provincia, etc.).
Reato di attentato al prestigio delle Istituzioni dello Stato. Probabilmente lo riterrete eccessivo (e magari, che ne so, anche incostituzionale), ma da buon "giurista ingenuo" - che non ha mai studiato giurisprudenza - non riesco a capire perché una persona che infanga con la propria condotta il prestigio di un'Istituzione dello Stato non è tenuta ad alcun risarcimento. Sempre nel caso del "buon" Cuffaro, se ho ben capito il nostro non dovrà pagare alcunché - oltre alla condanna per favoreggiamento aggravato alla mafia - per aver commesso il reato mentre ricopriva la carica di Presidente della Regione Sicilia, minandone il prestigio. Non lo trovo giusto! Di più. Non trovo giusto che una persona che ricopre la carica, ad esempio, di Senatore della Repubblica quando viene condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa - magari commesso mentre non era ancora stato eletto - sempre attentando al prestigio dell'Istituzione Senato, non veda perciò alcuna pena accessoria. Introdurrei, perciò, un'aumento della pena se il reato è commesso mentre si ricoprivano incarichi elettivi o di governo di qualsiasi livello e, in alternativa all'incandidabilità dei rinviati a giudizio, un'aumento proporzionale della pena se al momento della condanna si ricoprono incarichi di tal genere, per esempio 1/3 in più in primo grado, 2/3 in appello, pena raddoppiata in caso di condanna definitiva.
Forse la mia idea non andrebbe nella direzione giusta, ovvero verso delle istituzioni pubbliche più pulite; forse dovremmo ragionarci di più e meglio; forse dovremmo fare i conti anche con la realizzabilità di queste cose. Ma è necessario affrontare la questione morale apertamente, senza sottrarsi o nascondersi dietro iniziative di facciata, e soprattutto fare pressione, ora più che mai, su tutto il mondo politico. Devono rendersi conto che questo tema sta a cuore al popolo italiano e non può più essere sottovalutato o rinviato; si potrebbe iniziare chiedendo che si faccia quel referendum "Parlamento pulito" che ancora giace in un cassetto del Senato e continuare proponendo nuove iniziative.