mercoledì, ottobre 31, 2012

Chi sono i nove deputati della Provincia di Trapani

La Provincia di Trapani ha espresso i suoi 9 deputati eletti all’Assemblea Regionale Siciliana:

BALDO GUCCIARDI(PD): nato a Salemi, in passato è stato dirigente all’USL, risulta il più votato della provincia di Trapani con ben 7982 voti di preferenza. Questa sarà per lui la terza legislatura. Vicino alle posizioni del Senatore Papania, ottiene il maggior numero dei consensi nel Comune di Mazara del Vallo (1605 voti), grazie all’aiuto di Vito Torrente (candidato nelle scorse elezioni con Raffaele Lombardo). Gucciardi ricopre da diversi anni la carica di segretario provinciale di Trapani del PD.
ANTONELLA MILAZZO (PD): vive a Marsala ed è laureata in legge. Eletta nel listino del Presidente Rosario Crocetta con ben 182 voti di preferenza. Il neo-onorevole è vicesegretario del PD in Provincia di Trapani e vicina alle posizioni del Senatore Papania e di Baldo Gucciardi.
NINO ODDO (PSI): nato a Erice, è stato eletto nel listino del candidato presidente Rosario Crocetta con un numero di poco inferiore rispetto alla sua collega di “listino”, Antonella Milazzo; il suo traguardo è di 50 voti nel collegio di Palermo. E’ stato già deputato nella XV legislatura con “uniti per la sicilia”. Alle regionali del 2008 si è candidato, nel collegio di Trapani, raggiungendo circa 1.900 voti preferenza.
MIMMO TURANO(UDC): alcamese, laureato in legge, figlio di Vito Turano (ex Sindaco di Alcamo), ha ottenuto 6.106 voti di preferenza. Mimmo Turano, Presidente uscente della Provincia di Trapani, è già stato tre volte deputato regionale con il CDU e poi con l’UDC.
GIROLAMO FAZIO (PDL): cresciuto nel quartiere di Fulgatore, è stato 10 anni sindaco di Trapani con Forza Italia prima e PDL dopo. Con 6.283 voti approda per la prima volta all’Ars. Fazio è  stato, in passato, vicino alle posizioni del Sen. D’Alì, ma negli ultimi anni pare che questo rapporto si sia raffreddato.
PAOLO RUGGIRELLO (LISTA MUSUMECI): nato a Trapani, già con due legislature alle spalle nelle file del MPA, è stato eletto con 6.693 voti di preferenza. Ruggirello è un dirigente d’azienda.
GIOVANNI LO SCIUTO (MPA): nato a Castelvetrano, medico, è stato eletto con 6.119 voti di preferenza. In passato è stato Consigliere Provinciale e Assessore Provinciale, alle ultime competizioni è stato lo sfidante di Felice Errante (attuale sindaco di Castelvetrano).
VALENTINA PALMERI (M5S): nata ad Alcamo, lavora nell’azienda di famiglia, è stata la seconda più votata in Provincia di Trapani con 6.852 voti di preferenza. Per lei, la prima esperienza in politica.
SERGIO TROISI (M5S): è nato ad Erice, ingegnere elettronico; con 2.901 voti di preferenza ha conquistato il secondo seggio dei grillini in Provincia di Trapani. Anche lui alla prima esperienza politica.

interamente tratto da Alqamah.it

domenica, ottobre 28, 2012

Libera contro il gioco d' azzardo

Libera rilancia la proposta della campagna nazionale "Mettiamoci in gioco" e invita a mandare la comunicazione, che segue, all'indirizzo email segreteriadelportavoce@governo.it. 
L'indirizzo email a cui inviarle è: segreteriadelportavoce@governo.it
QUESTO IL TESTO DELL'EMAIL:
All'attenzione del Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti 
Egr. Presidente, sono molto preoccupato per le dimensioni e le caratteristiche che il gioco d'azzardo sta assumendo nel nostro paese. I costi sociali e sanitari che comporta sono di gran lunga superiori ai vantaggi che lo Stato ne ricava: problemi di abuso e dipendenza e relativi oneri per il servizio sanitario nazionale, difficoltà economiche e indebitamento per chi sperpera quantità eccessive di denaro nei giochi, separazioni, oneri per le spese legali, riciclaggio e infiltrazioni della criminalità organizzata... Per questo trovo inadeguate le misure previste nel decreto Sanità varato dal Suo Governo. Ho apprezzato l'inserimento del gioco d'azzardo patologico nei Lea, voluto dal Ministro Balduzzi. Ma da un Governo tecnico di così alto profilo mi attendevo una ben maggiore tutela del diritto alla salute dei cittadini, anche di fronte a lobby potenti e agguerrite. Personalmente, condivido quanto espresso in merito da Mettiamoci in gioco, campagna nazionale contro i rischi del gioco d'azzardo, di cui trova qui sotto la presa di posizione. 

Distinti saluti 
FIRMA

COMUNICATO STAMPA 
Gioco d'azzardo, il Governo fa cilecca
 Presa di posizione della campagna Mettiamoci in gioco, promossa da Istituzioni, terzo settore e sindacati (Roma, 6 settembre 2012)
 Deludente e inadeguato. "Mettiamoci in gioco", campagna nazionale contro i rischi del gioco d'azzardo boccia il decreto Sanità approvato ieri in Consiglio dei ministri per la parte riguardante proprio l'azzardo. 
La campagna - promossa da ACLI, ADUSBEF, ALEA, ANCI, ANTEAS, ARCI, AUSER, Avviso Pubblico, CGIL, CISL, CNCA, CONAGGA, Federconsumatori, FeDerSerD, FICT, FITEL, Fondazione PIME, Gruppo Abele, InterCear, Libera, UISP - valuta positivamente il fatto che, dopo anni di immobilismo, si sia finalmente deciso di legiferare in merito ai costi sociali, economici e psicologici provocati dalla diffusione incontrollata dei più diversi giochi d'azzardo. Ed esprime il proprio apprezzamento per il fatto che il gioco d'azzardo patologico sia stato inserito nei Livelli essenziali di assistenza (Lea), permettendo così alle persone dipendenti di ricevere cure e assistenza dal servizio sanitario nazionale. Tuttavia, le criticità restano notevoli: 1. L'inserimento del gioco d'azzardo patologico nei Lea non è accompagnato da una copertura finanziaria: come faranno i servizi sanitari e socio-sanitari a far fronte a queste nuove dipendenze con delle risorse già oggi gravemente insufficienti? Ci attendiamo che nella definizione del nuovo Patto per la salute e dei Lea la questione venga sciolta positivamente. 2. I limiti alla pubblicità sono poco incisivi perché calibrati esclusivamente sui minorenni, quando è noto che il gioco d'azzardo è diffuso tra tutte le età. Inoltre, rimane il problema di un controllo più stringente sui messaggi pubblicitari lanciati dai concessionari, che finiscono spesso per illudere con l'idea di una vincita "a portata di mano". 3. Non viene dato alcun reale potere ai sindaci rispetto alla regolamentazione di concessioni, luoghi e orari di gioco sui propri territori. La possibilità di segnalare le sale da chiudere è ben poca cosa. 4. Non viene posto alcun limite all'introduzione di nuovi giochi, la cui continua proliferazione costituisce una strategia fondamentale per conquistare nuovi giocatori o conservare quelli già attivi. 5. Rimane, infine, il limite di distanza per i nuovi giochi da scuole, ospedali e chiese, per quanto abbassato a 200 metri. Una misura meno che simbolica. 
Di fatto, si è persa l'occasione di ridurre lo spazio disponibile, su un territorio, per il gioco d'azzardo. Il Governo, insomma, ha fatto cilecca. Mettiamoci in gioco chiede perciò ai parlamentari e alle forze politiche di migliorare il testo del decreto, privilegiando la tutela della salute dei cittadini alla pressione delle lobby.

martedì, ottobre 23, 2012

Finanziato il recupero di Scopello, finestra aperta sull’infinito

Adesso è ufficiale: è stato interamente finanziato il progetto da ottocentocinquemila euro per lo sviluppo culturale ed economico dell’antico borgo di Scopello e della sua torre d’avvistamento. Un incentivo finalizzato a ridare lustro ad un territorio che rappresenta (e potrà rappresentare a lavori ultimati) un fiore all’occhiello del patrimonio storico di Castellammare del Golfo.

Un’antica torre del XV secolo osserva imponente il borgo sottostante, vigila sul mare, sulle coste, sulla Riserva dello Zingaro e sul bosco che si trova alle sue spalle: è torre Bennistra che adesso si appresta a tornare all’antico splendore grazie ad un progetto di recupero da 805.000 euro avviato dal Comune di Castellammare del Golfo con il supporto dell’assessorato regionale delle Risorse Agricole ed Alimentari (dipartimento Interventi Infrastrutturali per l’Agricoltura). Torre Bennistra è stata costruita nel XV secolo su un cocuzzolo a sud del baglio ad una altitudine di 202 metri sul livello del mare e domina l’intero Golfo di Castellammare dal suo eccezionale punto di osservazione. Il suggestivo borgo di Scopello è circondato, infatti, da torri saracene che facevano parte di un sistema che permetteva di trasmettere, in pochissimo tempo, qualsiasi notizia di carattere militare: le torri comunicavano di notte per mezzo di fuochi e di giorno con il fumo.  Ne abbiamo parlato con la giornalista e portavoce del primo cittadino, Annalisa Ferrante che ci ha messo in contatto proprio con il Sindaco Marzio Bresciani che, ai microfoni di Radio Alcamo Centrale per la trasmissione Liberamente Radio, ha affermato: «E’ un momento importante per il nostro paese poiché ottenere l’intero finanziamento per il recupero di un immobile di interesse storico. Il borgo di Scopello si inserisce in un contesto territoriale di pregio e di notevole valore storico-monumentale per la presenza di beni architettonici simbolo del territorio trapanese». A gennaio l’amministrazione comunale, tramite l’ufficio Tecnico e lo sportello Europa, aveva presentato il progetto con una richiesta proprio di ottocentocinquemila euro, adesso finanziati nell’ambito del PSR Sicilia 2007/2013 per lo “sviluppo e rinnovamento dei villaggi”, risultando al sesto posto della graduatoria regionale. Il progetto prevede anche la sistemazione delle strade, della fontana sita in Piazza Nettuno, dei locali delle Poste e della guardia medica e altri interventi di interesse collettivo.  

Uno sguardo alla storia del territorio: Scopello!

Un borgo con un nome che rispecchia perfettamente la sua identità: Scopello (dal greco Skopelos, che vuol dire scoglio, o dal latino Scopulus, con il significato più generico di rupe)  fu l’antica Cetarea, un borgo marinaro chiamato così per l’abbondanza di tonni e costruito dai Fenici che, a cavallo tra l’undicesimo e il decimo secolo, occuparono tutti i promontori e le isolette siciliane utili agli scali commerciali, mentre le zone interne erano abitate dagli indigeni (Sicani) che vivevano sparsi nelle campagne e si riunivano in gruppi nei monti solo in caso di guerre. A circa 2 km da Cetarea, risalendo il canalone dove scorre il torrente di Guidaloca, si trovano grotte che riportano al loro interno i segni degli antichi insediamenti e accanto una necropoli scavata nella roccia marmosa. Si pensa che nelle grotte sottostanti si praticavano sacrifici, infatti gli aspetti più caratteristici del culto erano la prostituzione sacra e il sacrificio dei bambini in connessione con la religiosità sacra e l’uso funebre della cremazione, negli anni seguenti talvolta la vittima era sostituita da un agnello. La Cetarea in seguito venne distrutta da un fortissimo maremoto che la fece sprofondare. Nel IX secolo D.C. gli Arabi ristrutturarono la tonnara fatta dai Fenici e chiamarono Scopello Iscubul Iakut. Furono questi ultimi a dare il nome di Baglio (Bahal) ai cortili a forma quadrata circondata da magazzini, stalle e alte mura. Nel 1200 i Normanni costruirono una torre in cima ad un faraglione e guardia della tonnara per difenderla dalle ciurme corsare; mentre torre Bennistra e la torre di Guidaloca si pensa che siano state costruite nel XVI secolo per difendere la costa dai pirati. Una parte importante della storia di Scopello è del 1500, quando lo stato africano inizia ad avere successo sugli spagnoli allora dominanti in Sicilia. Anche la minaccia della Turchia appoggiata dalla Francia diventa un pericolo per i territori spagnoli nel Mediterraneo, così nel 1531 gli spagnoli cominciano a provvedere alla fortificazione delle coste con una serie di torri che, vedendosi l’una con l’altra, potevano comunicare e controllare il territorio.


Fabio Barbera

sabato, ottobre 20, 2012

Elezioni Regionali Sicilia: Imparare dagli errori

Tra poco più di una settimana (giorno 28 Ottobre) si svolgeranno le elezioni regionali, per la nomina del presidente della Regione Sicilia e dei membri dell'Assemblea Regionale Siciliana (ARS). La campagna elettorale al momento sembra avere due facce: quella chiassosa e forse anche eccessiva delle città siciliane tappezzate di manifesti, riportanti sempre gli stessi volti da decenni, che è quella che abbiamo sotto gli occhi soltanto noi siciliani; ma vi è anche un'altra faccia che è quella silenziosa dei media nazionali. Già, perchè queste elezioni si stanno avvicinando nel totale disinteresse da parte delle TV e dei giornali nazionali, se non fosse per qualche servizio su Grillo che attraversa lo stretto a nuoto.
Eppure la Sicilia ha sempre avuto un ruolo importante nella definizione degli equilibri politici nazionali, tanto che non mi sembra eccessiva la frase che è circolata negli ultimi tempi: "Cambiare la Sicilia per cambiare l'Italia".

La Sicilia attraversa uno dei periodi più bui della sua storia tanto a livello economico quanto culturale. Da un lato infatti si è spenta ogni speranza da parte di noi giovani di trovare un lavoro nella nostra terra. Io per primo sono tra quelli che stanno cercando fortuna fuori, e non potete immaginare (o forse si) quanto mi faccia incazzare questa classe politica che mi ha privato del diritto di vivere nella mia terra.
Poi per quanto riguarda l'aspetto culturale, è sotto gli occhi di tutti la difficoltà di sconfiggere fenomeni come il clientelismo o l'idea che bisogna cercare una raccomandazione per lavorare, "tanto lo fanno tutti, io chi sugnu cchiù minchia?".

Mi piacerebbe che i miei conterranei, prendessero coscienza di questi problemi e si ponessero alcune domande: perchè ci troviamo in questa situazione? chi l'ha creata? chi l'ha cavalcata? chi l'ha peggiorata nel tempo? come possiamo porvi rimedio?
Penso che soltanto in seguito ad una presa di coscienza di questo tipo sia possibile svegliarsi dal torpore e cambiare lo stato attuale dei fatti.

Quando andrete a votare, fatelo col cervello. Pensate alle conseguenze che si avrebbero scegliendo ancora una volta i governanti sbagliati. Non voglio con questo post dare indicazioni di voto, ma piuttosto dare un consiglio: votate per qualcuno dopo aver valutato bene qual'è il suo passato, qual'è il suo curriculum (cosa ha fatto di buono fino adesso), quali sono le sue proposte e soprattutto se ha fatto parte della classe politica che ci ha portato dove siamo adesso.

Sono convinto che quante più persone esprimeranno un voto ponderato, tanto maggiore sarà la possibilità di vivere "domani" in una Sicilia migliore.

In bocca al lupo Sicilia...

Alessio Navarra

domenica, ottobre 07, 2012

Il coraggio di chi scrive.



“… la guerra in Cecenia continua. È quello di cui hanno bisogno le autorità. Il paese vive una volta di più secondo i modelli imposti dai servizi segreti, che ancora una volta sono al di sopra della legge. Noi continuiamo a seminare Putin per raccogliere Stalin. Non è una sensazione piacevole. Mi chiedo spesso se sia possibile abituarsi all’idea che ci siano assassini al soldo dello stato.” Anna Politkovskaja tratto da: “Cecenia. Il disonore russo.”


La morte è arrivata troppo presto, troppo velocemente. In un piccolo quartiere di Mosca 6 anni fa, esattamente il  7 ottobre 2006 moriva Anna Politkovskaja, uccisa nell’ascensore del suo palazzo.  Anna muore, tra le buste della sua ultima spesa, dentro un ascensore, da sola, senza un grido, senza una parola. Giornalista coraggiosa che ha sfidato il governo russo riuscendo a raccontare gli orrori della “guerra” in Cecenia , che senza di lei non avrebbero avuto voce.  

Raccontando meticolosamente i retroscena della cruda realtà cecena è andata contro il sistema che imponeva il silenzio, la bugia ed è riuscita a rendere di tutti delle storie crude, di odio, di terrore, di torture e di menzogne. Senza esitazione, ha denunciato le barbarie compiute dal governo di Putin, senza arrendersi mai, neanche davanti alle tante minacce di morte ricevute. “A volte la gente paga con la propria vita per dire ad alta voce ciò che pensa”, e questo Anna lo sapeva bene, sapeva che era solo questione di tempo. Però il destino a volte è davvero strano, Anna è stata uccisa il 7 ottobre, lo stesso giorno il presidente Putin festeggia il suo compleanno; c’è chi vede questo come un regalo verso il presidente, lo stesso presidente che Anna denunciava e accusava, lo stesso di sempre. Ancora oggi il colpevole dell’omicidio rimane sconosciuto, come spesso, purtroppo, accade in Russia. Sono passati 6 anni dalla sua scomparsa ed io voglio ricordarla con semplicità e rendere universale il suo messaggio. Un messaggio di speranza e soprattutto di pace. 

Come un pugno nello stomaco ho letto molti scritti di Anna, li ho trovati crudi, freddi, spesso anche difficili da digerire ma proprio per questo li ritengo essenziali. Nel suo libro “Cecenia. Il disonore russo” possiamo carpire quella voglia di raccontare la verità che ormai sembra diventata una rarità nel sistema intrinseco di corruzione e di soggezioni che certi sistemi impongono alla stampa e all’informazione in generale. Il suo raccontare, storia dopo storia, verità dopo verità, ha alimentato le voci, ormai strazianti, delle migliaia di donne, uomini e bambini costretti alle peggiori torture nella propria terra, nella propria casa, nel proprio letto. Ogni pezzo doveva aiutare qualcuno, contrastare un’ingiustizia o semplicemente raccontare come stavano le cose. La sua attività non era solo giornalistica, ma umanitaria. Aveva deciso di smascherare le menzogne del suo paese, guardando negli occhi i responsabili, partecipando ai processi per cercare di dare giustizia a donne violentate, uomini torturati, bambini orfani… 

 Anna lavorava in condizioni economiche non proprio favorevoli ma nonostante tutto non si è arresa, è andata sul campo a raccontare le sue storie e renderle alla portata di tutti. È proprio questo che ha ucciso Anna Politkovskja, l’aver trasformato delle storie di guerra da dimenticare in storie aperte a tutti, e hanno suscitato non poca rabbia verso un governo che per anni ha mentito e taciuto. Le parole di Anna sono diventate scomode e per questo ha pagato con la vita. Per non dimenticare e per tenere vivo il ricordo di tutte quelle persone che ancora oggi si battono per i diritti degli uomini e per salvaguardare la libera informazioni, mi sento di tenere vivo il ricordo, di una giornalista coraggiosa che non ha mai smesso di vivere.



Oggi, il coraggio dei suoi scritti e il suo sacrificio estremo fanno di Anna Politkovskaja un simbolo della libertà di pensiero e di parola.


“Contrariamente a quanto affermano medici, neurologi e psichiatri sulle nostre infinite possibilità, ogni uomo dispone di una resistenza morale limitata al di là della quale si apre il suo abisso personale. Non è necessariamente la morte. Ci possono essere situazioni peggiori, ad esempio la perdita totale della propria umanità, come unica risposta alle innumerevoli nefandezze della vita. Nessuno può sapere ciò di cui sarebbe capace in guerra.” - Anna Politkovskaja


“… come si fermano le guerre? Le guerre finiscono precisamente quando i nostri sentimenti di odio cedono il passo. Altrimenti, come tanti condannati a morte, aspettiamo il nostro turno, perché abbiamo affidato il nostro paese a persone che non hanno paura di sterminare i loro simili, innocenti.” - Anna Politkovskaja


Fonti: “Cecenia. Il disonore russo” e “Proibito parlare”.
 A questo link l’ultimo articolo di Anna “Ti chiamiamo terrorista”: http://it.peacereporter.net/articolo/6479/

Emanuel Butticè

venerdì, ottobre 05, 2012

Processo D'Alì: Il pentito Ingrasciotta spiega i rapporti tra D'alì e Matteo Messina Denaro

Interamente tratto da antimafiaduemila.it
Alla prima udienza depositato nuovo verbale di un pentito. Libera parte civile ma le difese chiedono la vidimazione notarile su Ciotti di Rino Giacalone - 5 ottobre 2012. Aperta e rinviata al 30 novembre prossimo l’udienza contro l’ex sottosegretario all’Interno Antonio D’Alì, parlamentare di Forza Italia della prima ora, ininterrottamente eletto al Senato dal 1994, e che ha seguito Berlusconi nel Pdl e ora presiede la commissione Ambiente di Palazzo Madama. Il processo è iniziato oggi a Palermo dinanzi al gup Giovanni Francolini con un colpo di scena: il deposito da parte del pm Andrea Tarondo di un nuovo verbale che si va ad aggiungere alla mole delle carte già prodotte dall’accusa e che proverebbero gli “intimi” rapporti tra D’Alì e i potenti mafiosi Messina Denaro, Francesco e Matteo, già suoi campieri. Il collaboratore di giustizia è Giovanni Ingrasciotta, un personaggio che nel 1996 sfuggì ad un agguato ordinato dai Messina Denaro: fu attirato in un tranello dal consuocero di don Ciccio, Vito Panicola, consigliere provinciale della Dc, ma questi sparando invece di colpire lui ferì a morte il figlio, Giuseppe Panicola. Ingrasciotta riuscì a fuggire e nel gennaio del 1997 cominciò a collaborare. La sua collaborazione però fu presa in considerazione solo per l’agguato, la sua figura andò scemando, fino a quando qualche mese addietro ha riconquistato notorietà per una presunta estorsione che lui avrebbe tentato nel nord Italia dove nel frattempo si è trasferito. Più passa il tempo e più sembra che l’episodio sia stato posto in essere proprio per dare discredito alla sua collaborazione, mentre Ingrasciotta cominciava a deporre in importanti procedimenti a proposito di sequestri e confische di beni ai mafiosi. L’ultima sua deposizione, un mese addietro, davanti al pm Andrea Tarondo che rappresenta l’accusa nel processo contro D’Alì. Il verbale oggi ha fatto ingresso nel dibattimento ed è esplosivo. C’è il racconto del sostegno elettorale garantito dai Messina Denaro a D’Alì nel 1994, ma c’è anche il racconto di una truffa che Matteo Messina Denaro avrebbe rischiato di subire dai titolari di una finanziaria trapanese, la Fimepo, fallita a fine anni ’80. Di quest’ultima si interessò anche il procuratore Borsellino che fece arrestare i titolari, Salvatore e Lucio D’Ambra, padre e figlio, dopo che questi avevano fatto sparire i risparmi di tanta gente e quasi reso povere molte famiglie di Pantelleria dove era avvenuto il grosso della raccolta di denaro. Ingrasciotta ha detto che Messina Denaro aveva versato soldi propri in quelle casse e quando cominciò a percepire, prima ancora della magistratura, che le cose si stavano mettendo male, si mosse per recuperare i soldi e far sentire quanto violenta poteva essere la sua reazione. Non accadde nulla di grave, perché a garantire per i D’Ambra sarebbe stato proprio il senatore D’Alì. Ingrasciotta ha raccontato l’esito di una riunione che si sarebbe svolta nella sede della Fimepo dove lui accompagnò Matteo Messina Denaro, presente per l’appunto Antonio D’Alì che ancora non era stato eletto senatore. Il verbale è composto da una decina di pagine, racconto molto dettagliato, il particolare che Ingrasciotta dimostra di ricordare benissimo è quello di quando l’incontro finì e Matteo Messina Denaro diede una pacca sulla spalla di D’Ambra senior per dire che l’aveva scampata bella. Il pm Tarondo ha chiesto al giudice di potere sentire Ingrasciotta in aula, le difese si sono riservate e l’udienza è slittata a fine novembre. Ad avvio del dibattimento il giudice ha affrontato la questione della costituzione come parte civile dell’associazione Libera, rappresentata in aula dall’avv. Enza Rando. Nell’udienza nella quale si è deciso il rito abbreviato, le difese del senatore, avvocati Bosco e Pellegrino, avevano eccepito che non si evinceva la titolarità di don Luigi Ciotti quale presidente dell’associazione Libera, avendo firmato don Ciotti l’istanza di costituzione. Circostanza arcinota e che però hanno chiesto venisse provata da documenti. L’avv. Rando ha prodotto gli atti relativi, ma ancora oggi è stata sollevata altra eccezione, i legali hanno lamentato l’assenza sui documenti presentati della vidimazione notarile, insomma don Ciotti può qualificarsi presidente di Libera solo se affianco alla nomina c’è la firma di un notaio. “Come Libera – ha detto l’avv. Enza Rando – ci siamo costituiti in diversi processi, ma il bollo notarile non ce lo ha mai chiesto nessuno”. Il gup deciderà il prossimo 30 novembre anche su questo. Contro il senatore D’Alì’ c’è una articolata accusa che parla di mafia, appalti, politica: “Non è un processo qualsiasi – continua l’avv. Enza Rando – è un processo che punta a difendere la dignità dello Stato, la credibilità dello Stato, per questo c’è Libera perché è noto il suo impegno a difesa dei cittadini, che sono il vero Stato, “noi” cittadini”. L’attenzione di Libera è puntata sulla gestione dei beni confiscati. Tra le accuse al senatore D’Alì ci sarebbe quella di non avere gradito l’azione del prefetto di Trapani Fulvio Sodano a favore di uno dei beni confiscati alla mafia più importante della provincia di Trapani, la Calcestruzzi Ericina. E Sodano nel luglio 2003 dopo uno scontro con D’Alì che era sottosegretario agli Interni, fu trasferito improvvisamente ad Agrigento. “Libera – ricorda l’avv. Rando - ha conosciuto l’impegno e il sacrificio del prefetto Fulvio Sodano che è stato a Trapani vero primo rappresentante dello Stato che vuole combattere la mafia”. 
“Il lavoro di Libera – dice don Luigi Ciotti - è innanzitutto quello di cogliere e portare in mezzo alla gente, anche nelle aule dei Tribunali, l'addolorato grido di dolore dei familiari delle vittime delle mafie che pretendono il rispetto del "bisogno" di giustizia e verità che appartiene anche a tutti "Noi". In un processo dove emerge il presunto tentativo di un indagato, il senatore Antonio D'Alì, di rendere vana la legge sui beni confiscati alle mafie, Libera, che ha raccolto 1 milione di firme per la tutela e l'applicazione di una legge importante e fondamentale, nell'unico interesse della società civile responsabile, non potevamo non costituirsi parte civile per potere meglio conoscere la storia della mafia nella terra del latitante Matteo Messina Denaro, le cui mani, sporche del sangue di tanti morti ammazzati, oggi muovono i fili di una parte dell'economia, di imprese e sono capaci di intaccare il consenso elettorale per le connessioni coltivate da quella che in provincia di Trapani, e non solo, si chiama mafia borghese”.