sabato, giugno 30, 2012

L'Italia può davvero cambiare?

Stamattina ho letto questo bell'articolo di Massimo Gramellini, mi ha messo un po di ottimismo riguardo al futuro della nostra cara Italia. Un misto di speranza e ironia...ve lo consiglio.

"Gioisce la Borsa, guaisce lo spread, Mariochiaro batte i pugni a Bruxelles, Marioscuro sguaina i pettorali a Varsavia, la Nazionale di calcio schianta e incanta, e pare proprio che nel week-end scenderà di nuovo il prezzo della benzina. Ma cosa succede? Dov’è finita la raffica di cattive notizie con cui ero abituato a iniziare la giornata? I titoli dei giornali radio del mattino mi proiettano in un Paese sconosciuto e dentro un’atmosfera dimenticata: soddisfazione, orgoglio, speranza che per una volta la fetta non cada dalla parte della marmellata.

Non fosse per il cafone che mi taglia la strada al semaforo e ha ancora ragione lui, penserei di essere emigrato durante la notte a mia insaputa. Sono travolto da questa ondata di italiani anomali che in poche ore hanno deciso di smontare luoghi comuni coltivati nei secoli e a cui mi ero persino affezionato, come ci si affeziona a una zia bisbetica o a una malattia cronica. Furbizia e Vittimismo, dove siete? Catenaccio, non ti riconosco più. Da Bruxelles a Varsavia questa è un’Italia che se la gioca, impone il suo ritmo, smette di nascondersi. Forse perché ha finalmente voglia di farsi scoprire diversa da come l’hanno sempre raccontata. Dei simboli tricolori resiste solo la Mamma, però declinato in modo inedito: lo sguardo della signora Silvia mentre si avvinghia al suo Balotellino preferito e quella mano bianca che scende con amore sulla testa nera sono gesti che sembrano quadri e valgono poemi.

Stavolta i parallelismi fra politica e sport non sono nevrosi giornalistiche, ma slanci del cuore. Ne avevamo bisogno. Ho visto persone abbracciarsi dopo la vittoria contro la Germania, perfettamente consapevoli che non darà lavoro ai giovani né umanità ai banchieri, eppure fanciullescamente felici di riscoprire che si può essere felici anche solo per due ore e anche solo per due gol. Finché nella notte dei bagordi sobri è sobriamente affiorata la notizia del successo di Monti sullo scudo antispread, che detto così sembra un’arma da Guerre Stellari e in fondo lo è.

Monti che sovverte l’immagine dell’italiano sbruffone e traditore, sostituendola con quella del negoziatore duro, leale nel rispetto della parola data, ma inamovibile nella difesa degli interessi nazionali. Buffon che, invece di festeggiare, lascia il campo imbufalito con i compagni perché nel finale qualche loro sciatteria aveva rischiato di compromettere la vittoria. Comunque la pensiate su Monti e su Buffon, non sono atteggiamenti da italiani. O non lo erano? Mi sorge il dubbio che questo Paese stia cambiando più in fretta delle statistiche, dei sondaggi e dei corsivi di giornale arrotolati sui cliché.

Che, insieme con la corruzione, il familismo e l’insopportabile disprezzo per qualsiasi cosa assomigli a una regola collettiva convivano, spesso nella stessa persona, il senso della dignità e persino della comunità. E se anche non fosse così, questi sogni europei di mezza estate possono dettare la linea, lanciare una moda. Si può giocare contro la Germania come se i tedeschi fossimo noi, ma dei tedeschi più creativi. E si può trattare con la Germania come se i tedeschi fossimo noi, ma dei tedeschi più duttili. Si può cioè immaginare di essere diversi rimanendo uguali. Con un po’ di fatica, di fiducia, di disciplina. In fondo l’evoluzione è questa, e vale per i popoli come per i singoli umani."


di Massimo Gramellini
(source: www.lastampa.it)

mercoledì, giugno 27, 2012

DIARIO DI UN'AVVENTURA MALGASCIA

PARTE SESTA:


A distanza di un mese riceviamo puntuale dal Madagascar l'ennesima pagina del diario del nosto amico Luca, che pubblichiamo come sempre con grande piacere:


Adesso il centro si è evoluto ancora. Ci sono stati dei cambiamenti: alcuni bambini hanno volontariamente scelto di non venire più e in compenso sono stati accolti due nuovi bambini (anche se già li conoscevamo), Ephraim e Julio. Dobbiamo ricordare che si tratta di bambini di strada, abituati a fare ciò che vogliono al massimo della loro libertà, perciò lasciamo decidere loro se venire sin qui ogni giorno e partecipare alle nostre attività o meno. Noi offriamo una possibilità, un’alternativa sicuramente migliore alla strada, possiamo dirgli che è un’occasione importante per loro, che non se la devono lasciare scappare, ma in fin dei conti la scelta sta a loro. Abbiamo condiviso e condividiamo molto tempo insieme durante la giornata, evidentemente è cambiato anche il mio rapporto con loro; se all’inizio li consideravo semplicemente un gruppo di bambini sfortunati e bisognosi, adesso si è instaurato un legame più forte tra noi, non so ancora cosa si prova nel diventare padri, ma credo che quello che sto provando io qui sia un sentimento molto simile. 


Siamo andati con loro al Lago Anosy, un gran bel posto dove fare pic-nic nelle belle giornate, una volta arrivati, quando il sole ha cominciato a farsi sentire in maniera più incisiva, allora i bambini non hanno resistito e si sono buttati in acqua, ma a dir la verità non c’hanno pensato due volte, per loro quell’acqua non aveva nulla di insalubre. Loro potevano contare su un apparato immunitario abituato ormai all’ambiente malgascio e quindi quell’acqua fangosa di un colorito marrone difficilmente avrebbe trasmesso loro qualche malattia, noi invece, i bianchi, avremmo dovuto mostrare un po’ più di buonsenso e cautela. Tuttavia, se non lo avevo fatto presso la cascata all’interno della foresta pluviale di Ranomafana, non potevo rinunciare anche stavolta ad un tuffo in acqua, non dopo aver visto la contentezza dei bambini e la loro spensieratezza. È stato come un invito, non ho resistito a quel richiamo, mi sono messo in mutande e mi sono buttato: al diavolo la bilarziosi, niente e nessuno mi avrebbe impedito di godermi quel momento, essere lì con i bambini è stato il massimo. Il fango mi arrivava alle ginocchia; mi sono fatto una nuotata fino al centro del lago e anche lì c’era fango in quantità perciò non c’era un punto in cui non si toccasse. 


Un altro momento da notare è stato quello dell’arrivo della merce proveniente dal container e i giorni che l’hanno preceduto; dovete sapere che si parlava del container praticamente sin da quando abbiamo messo piede qui in Madagascar, ormai era diventato una leggenda, ogni volta che i bambini chiedevano qualcosa che non avevamo a disposizione noi rispondevamo: “Quando arriverà il container…”. Perciò loro hanno atteso con spasmodica trepidazione il giorno in cui sarebbe arrivato. E quando quel giorno è finalmente giunto è stato molto bello vederli raggianti e pieni di aspettative, perché l’arrivo del container avvicina il giorno in cui verranno a stare qui da noi in pianta stabile, giorno e notte. 


Poi anche il momento del pranzo è fantastico, non potete immaginare la voracità con cui divorano un abbondante piatto di riso fino all’ultimo chicco e spesso continuerebbero a mangiare all’infinito: pozzi senza fondo...

(Luca Pennisi)

mercoledì, giugno 20, 2012

Denunciare conviene! Operazione Crimiso

Scrivo questo post e lo indirizzo in particolar modo agli imprenditori taglieggiati, così volendoli informare delle diverse possibilità che la legge accorda a chi denuncia gli estorsori e chi collabora con le istituzioni. Innanzitutto è bene precisare che chi paga il pizzo ad una cosca mafiosa e poi non denuncia rischia di essere processato per favoreggiamento aggravato, e ciò sulla base del principio (più o meno condivisibile) che chi paga e non denuncia è complice. Detto ciò volevo illustrarvi gli strumenti di tutela accordati dalla normativa vigente, pertanto bisogna distinguere gli strumenti accordati dalla normativa statale da quelli previsti dalla normativa regionale. In primis illustriamo quanto prevede la normativa statale: Per combattere efficacemente il fenomeno dell'estorsione la legge 44/1999 prevede un fondo di solidarietà. Il Fondo elargisce una somma di denaro a titolo di contributo al ristoro del danno patrimoniale subito. Possono accedere al suddetto fondo i soggetti che esercitano una qualunque attività economica che non abbiano aderito o abbiano cessato di aderire alle richieste estorsive. L'elargizione è corrisposta nella misura dell'intero ammontare del danno subito, al netto di eventuali risarcimenti assicurativi, e comunque per un importo non superiore ad euro 1.549.370. Le istanze vanno presentate, pena decadenza, entro il termine di centoventi giorni dalla data della denuncia ovvero dalla data in cui l'interessato ha conoscenza che dalle indagini preliminari siano emersi elementi atti a far ritenere che l'evento lesivo consegue ad un delitto commesso per finalità estorsive. In caso di intimidazione ambientale, la domanda deve essere presentata entro il termine di 1 anno dalla data in cui hanno avuto inizio le richieste A sua volta, a richiesta motivata, può essere concessa una provvisionale non superiore al 70% dell'ammontare dei danni. Inoltre, le vittime di richieste estorsive possono ottenere: - che i termini di scadenza degli adempimenti amministrativi e per il pagamento dei ratei dei mutui bancari e ipotecari, nonché di ogni altro atto avente efficacia esecutiva, siano prorogati dalle rispettive scadenze per la durata di trecento giorni; - che i termini di scadenza degli adempimenti fiscali siano prorogati dalle rispettive scadenze per la durata di tre anni; - che siano sospesi, per la durata di trecento giorni, i termini di prescrizione e quelli perentori, legali e convenzionali, sostanziali e processuali, comportanti decadenze da qualsiasi diritto, azione ed eccezione; - che siano sospesi, per la durata di trecento giorni, l'esecuzione dei provvedimenti di rilascio di immobili e i termini relativi a processi esecutivi mobiliari ed immobiliari, ivi comprese le vendite e le assegnazioni forzate. La sospensione dei suddetti termini ha effetto a seguito del parere favorevole del Prefetto competente per territorio, sentito il Presidente del tribunale. A tali strumenti si affiancano quelli previsti dalla normativa regionale: Con l'art. 11 della legge n. 20/1999 è stato costituito dalla Regione Siciliana il fondo di solidarietà per le vittime delle richieste estorsive. Il Fondo elargisce un contributo per il ristoro dei danni subiti. Possono accedervi i soggetti che esercitano una qualunque attività economica che non abbiano aderito o abbiano cessato di aderire alle richieste estorsive. Il contributo è concesso sulla scorta della valutazione dei danni, calcolati in base ad idonea perizia giurata, e in ragione del comportamento tenuto dalla vittima nella misura del: - 50% dei danni qualora le vittime degli atti estorsivi abbiano sporto denuncia all'autorità giudiziaria con l'esposizione di tutti i particolari delle richieste estorsive dei quali abbiano conoscenza; - del 70% danni qualora le vittime degli atti estorsivi abbiano sporto denuncia all'autorità giudiziaria precedentemente al verificarsi degli atti criminosi; - 100% dei danni qualora le vittime degli atti estorsivi abbiano sporto denuncia all'autorità giudiziaria fornendo rilevanti contributi nella raccolta di elementi. L'importo massimo concedibile è pari ad euro 516.457, al netto di eventuali risarcimenti assicurativi. La norma regionale non prevede termini di scadenza. Le vittime di richieste estorsive possono anche ottenere, un contributo del 60%, fino ad un massimo di 5.164 euro, per l'acquisto e l'installazione di impianti elettronici di rilevamento di presenze estranee e di registrazione audiovisiva. Inoltre, la suddetta legge ha esteso l'accesso al Fondo regionale per le parti civili nei processi contro la mafia, anche alle vittime del racket. Per maggiori info mettetevi in contatto con la locale associazione antiracket e antiusura oppure con l'Associazione Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie. Per chi vorrà l'Associazione Castello Libero metterà a disposizione il proprio staff per un consulto legale.

martedì, giugno 19, 2012

Operazione Crimiso. Comunicato stampa e video del summit

Qui troverete le foto degli arrestati: http://livesicilia.it/2012/06/19/trapani-le-foto-degli-arrestati

Mafia: tra Alcamo, Castellammare e Calatafimi la rete del racket di Cosa Nostra

19 giugno 2012 · di Rino Giacalone

Avevano riorganizzato le cosche mafiose tra Alcamo, Castellammare del Golfo e Calatafimi, le 12 persone arrestate la scorsa notte dalla Polizia nell’ambito del blitz denominato Crimiso. Tra gli arrestati volti noti, dal pedigree mafioso accertato, come i boss Nino Bonura, Nino Bosco, Michele Sottile, il giovane Diego Rugeri, ma anche soggetti nuovi. A capo delle “famiglie” storiche come quelle di Alcamo e Calatafimi vi sarebbero soggetti fino ad ora scon osciuti, un procacciatore di affari, Vincenzo Campo, e un operaio della Forestale, Nicolò Pidone. A incastrarli un summit che i poliziotti sono riusciti ad intercettare per intero e che si è svolto nelle campagne di monte Inici, appena sopra il golfo di Castellammare. Quel summit si era reso necessario perché erano insorti dei litigi e quindi dall’alto, dal vertice mafioso per eccellenza, dagli uomini più vicini al latitante Matteo Messina Denaro, era arrivato un boss, Tommaso Leo, anche lui arrestato la scorsa notte. La mafia sommersa non vuole avere a che fare con le armi, e le lotte intestine che una volta venivano affrontate con le faide e le armi, oggi vengono risolte con i “commissariamenti”. Proprio così. Un “commissario”, il boss di Vita Tommaso Leo, il cui nome per la prima volta venne fuori nell’ambito dell’operazione antimafia e antidroga internazionale denominata Igres, si è occupato di mettere pace a Castellammare del Golfo. Da Vita si è trasferito a Castellammare, ha rimesso in riga tutti. Ascoltando quella riunione i poliziotti hanno ricostruito la rete mafiosa dedita al racket. Oltre agli arresti anche 15 avvisi di garanzia: uno di questi ha raggiunto il consigliere comunale di Castellammare del Golfo Girolamo Genna, appartenente al Fli; avrebbe messo a disposizione il suo ufficio per alcuni incontri riservati. Tra i risvolti dell’operazione ancora dalle intercettazioni è emerso il nervosismo dei mafiosi verso la politica, anche i boss a proposito di antipolitica la pensano come i comuni cittadini. I reati contestati sono associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione aggravata, incendio aggravato, violazione di domicilio e violazione della sorveglianza speciale. Gli arresti sono scattati all’alba di oggi, poliziotti dello Sco, della Squadra Mobile di Trapani, e dei Commissariati di Alcamo e Castellammare del Golfo, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Palermo Luigi Petrucci su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo (indagini coordinate dal procuratore aggiunto Principato, e dai pm Guido, Marzella e Padova). I destinatari dell’ordinanza sono stati:
BONURA Antonino, imprenditore alcamese del 1963 residente a Sesto San Giovanni (MI), pregiudicato per mafia, già Sorvegliato Speciale di P.S.;
BOSCO Antonino, pregiudicato mafioso di Castellammare del Golfo del 1955, in atto detenuto all’ergastolo.
BOSCO Vincenzo, operaio castellammarese del 1963;
BUSSA Sebastiano, pregiudicato castellammarese del 1975 già Sorvegliato Speciale della P.S;
CAMPO Vincenzo, procacciatore d’affari pregiudicato di Alcamo del 1968;
GIORDANO Salvatore, imprenditore pregiudicato di Ravanusa (AG) del 1959 residente a Milano;
LEO Rosario Tommaso, imprenditore agricolo pregiudicato di Vita (TP) del 1969;
MERCADANTE Salvatore, allevatore di Castellammare del Golfo del 1985;
PIDONE Nicolò, dipendente stagionale del Corpo Forestale di Calatafimi del 1962;
RUGERI Diego, detto “Diego u’ nicu” pregiudicato e Sorvegliato Speciale di P.S. di Castellammare del Golfo del 1980;
SANFILIPPO Giuseppe operaio pregiudicato di Castellammare del Golfo del 1983;
SOTTILE Michele, pregiudicato di Castellammare del Golfo del 1962 già sorvegliato speciale di P.S.;
L’indagine ha consentito di ricostruire l’organigramma dei vertici di tale propaggine di Cosa Nostra trapanese oltre che una serie di condotte delittuose commesse dagli indagati.

(Fonte: www.malitalia.it)



sabato, giugno 16, 2012

ABC: A Biriri Chi Foto

Segnaliamo questa bella iniziativa ideata dai ragazzi di Alcamo Bene Comune (ABC):

ABC: A Biriri Chi Foto

Alcamo Bene Comune informa che sta organizzando una mostra fotografica dal titolo “A Biriri Chi foto”. Il tema della mostra, organizzata da ABC, sarà: “Alcamo durante i giorni della festa di Maria Santissima dei Miracoli”.

Chiunque voglia condividere il proprio sguardo sull’intramontabile tradizione della Festa della Madonna, dovrà solo sbizzarrirsi nel fare fotografie durante i giorni della festività. Il contest è aperto a tutti, senza limiti di età, nazionalità o residenza.

Le foto verranno raccolte entro metà di luglio.

Per qualsiasi informazione potete scrivere sul gruppo Facebook.

Regolamento e Modulo di partecipazione scaricabili qui: www.facebook.com/groups/alcamobenecomune/432091303497707/

giovedì, giugno 07, 2012

Telejato è salva!!!


Finalmente una buona notizia, Telejato è salva. La piccola emittente televisiva antimafia di Pino Maniaci potrà continuare a trasmettere. Proprio oggi il Dipartimento per le Comunicazioni del Ministero dello Sviluppo Economico ha predisposto la graduatoria delle emittenti televisive siciliane per aggiudicarsi la frequenza televisive digitali. Quindi Pino Maniaci e Telejato sono salvi. Per questa causa si erano spese tante associazioni, politici e gente da tutte le parti d’Italia. 
Neanche l’arrivo imminente del digitale terrestre fermerà Pino Maniaci, che da Partinico continuerà la sua lotta quotidiana contro la mafia.

Emanuel Butticè

martedì, giugno 05, 2012

Castellammare e Balestrate, troppo vicine.


Veduta del porto di Balestrate.
La storia, così crudele, così dura, così meschina, si ripete. Gli errori del passato, non sono serviti a niente. Siamo sempre nella stessa situazione.
Il cemento depotenziato al centro della discussione, ancora una volta. Questa volta ci troviamo a Balestrate, pochi chilometri da Castellammare, ma situazione analoga, troppo analoga. Una storia di cemento, porto e vergogna che accomuna questi due paesi, condannati a soffrire ancora. Il porto di Balestrate infatti doveva essere, similmente a quello di Castellammare ancora fermo ed immobile da parecchio tempo, una rampa di lancio per l’economia e per il turismo del paese. Invece si è rivelato una zavorra di cemento, depotenziato. La procura di Palermo oggi ha chiesto e ottenuto sette ordinanze di arresti domiciliari.  
Domiciliari per l’imprenditore Benny Valenza, il fornitore del calcestruzzo, ma anche i funzionari e i professionisti che avrebbero dovuto vigilare sulla corretta esecuzione dell'opera: Un funzionario del Genio civile opere marittime di Palermo, Leonardo Tallo, due assistenti del direttore dei lavori (Antonino Turriciano e Pietro Sacco) e a due componenti della commissione di collaudo nominata dall'assessorato regionale al Turismo (Giuseppe Jaforte e Giovan Battista Rubino) ed infine arresti domiciliari anche per Filippo Grancagnolo, il capocantiere dell’appalto di Balestrate. I reati contestati vanno dalla frode in pubbliche forniture alla truffa, al falso materiale ed ideologico.
Questa storia, chissà come mai mi ricorda sempre di più quella di Castellammare. Il porto di Castellammare ormai lasciato a marcire con i suoi castellammaresi, è stato sequestrato dalla Guardia di Finanza per gli stessi motivi: cemento depotenziato. Nell’affare Castellammare, si intrecciavano interessi politico/mafiosi che abbiamo trattato diverse volte. Nell’affare Balestrate troviamo le stesse cose. Infatti, l’imprenditore Valenza qualche anno fa è finito sotto inchiesta per aver intrattenuto affari con alcuni uomini vicini al clan dei Brusca di San Giuseppe Jato e dei Vitale di Partinico. Successivamente assolto dall’imputazione di mafia.
Quindi come possiamo intuire, gli affari e gli interessi che girano in torno a queste opere sono davvero tanti, uomini e imprenditori che fanno affari con opere pubbliche, lasciando in ginocchio paesi e città. Milioni di euro spesi, e ancora chissà quanti altri ne dovranno essere spesi. Siamo in un paese carogna che non concede niente e tiene tutto per se. Ad oggi, il porto di Balestrate, non ancora sequestrato, e il porto di Castellammare, parzialmente dissequestrato (mi viene da ridere per questo giochetto di parole), sono ancora lì, fermi, congelati come in una fotografia sbiadita dal tempo. Tanto tempo. Troppo tempo.
Chissà quando vedranno la luce.
Emanuel Butticè